(di Michelene Wandor, trad. Maria G. Di Rienzo. Michelene Wandor è una drammaturga, poeta, scrittrice, storica, saggista, insegnante e musicista nata nel 1940. Figlia di immigrati ebrei russi, vive in Gran Bretagna. E’, fra l’altro, la curatrice della prima antologia britannica sul Movimento di Liberazione delle Donne “Body Politic” (1972) e di “Once a Feminist” (1990). Il gruppo con cui suona musica barocca e rinascimentale si chiama “The Siena Ensemble”.)
Eva a Lilith
non mi fraintendere – non ho nulla contro le prime mogli
bene, allora lo hai portato a letto
per prima; questo è semplicemente
un fatto della vita
che ti ha portato a conoscere
tutte le sue piccole abitudini, come
il mettersi le dita nel naso
quando legge a letto
ma con te questo non lo fa?
capisco
non sono gelosa. io non credo
nella gelosia e ciò in cui non credo
non mi ferisce. Ma dimmi
onestamente, cos’hai fatto al pover’uomo?
E’ un disastro da quanto è nervoso.
Non riesce a confrontarsi con il suo capo, ha
dolori persistenti al fianco –
voglio dire, qualcosa dev’essere accaduto
per lasciare su un uomo
così tante cicatrici.
Mi ha raccontato quanto eri bella.
Il tipo scuro, drammatico.
Di solito non parla di te
ma quando noi – be’, molto tempo fa –
quando – di notte –
noi – al buio, sempre –
lui era solito chiamare il tuo nome
in un determinato momento
Non sono affari miei ma devi aver fatto qualcosa di davvero speciale
perché un uomo ti ricordi così
Lilith a Eva
Gli ho solo detto “no”.
E’ stato allora che mi ha dato
la sua attenzione
per la prima volta.