“La gente” non ne può più degli immigrati. Sono solo vent’anni che lo sento dire e lo leggo e ancora non ho capito chi è “la gente”, ma mi sembra che il lungo periodo di tempo da che “non ne può più” indichi una sua resistenza maggiore del previsto. In effetti anche la cosiddetta “emergenza immigrazione” sta durando una vita, beninteso non quella dei migranti che affogano al largo di Lampedusa: sono numeri senza nome e saranno agevolmente rimpiazzati durante la prossima tragedia annunciata. Com’è ovvio, nessuno di noi si illude che quella più recente sia l’ultima, vero?
Com’è altrettanto ovvio in Italia, nessuno affronta le cause e le origini delle cosiddette disgrazie collegate all’immigrazione. La narrazione giornalistica – e politica – della questione non solo rimedia una solenne bocciatura in storia, geografia ed economia (da dove vengono le persone, perché vengono in Italia) ma crea una realtà alternativa spacciata per “verità disagevole” o “verità scomoda”.
La verità che a noi spiacerebbe sentire – sarà anche vero che è spiacevole, e non solo perché è falsa, ma perché di fatto non sentiamo altro – consiste in quel che pensa “la gente”: secondo media e politici gli italiani pensano che l’immigrazione sia fuori controllo; che se soffrono povertà, disoccupazione ed esclusione le cause siano da attribuirsi (in parte o in toto) ai migranti; che similmente essi siano altamente responsabili di atti criminali; che l’Italia non sia comunque in grado di accogliere nuovi cittadini da altri paesi e che sarebbe meglio “aiutare queste persone a casa loro”. In effetti, riguardo l’ultimo punto, in alcune delle “case loro” ci siamo già andati in passato di forza, grazie al fascismo, e stranamente il ricordo che abbiamo lasciato non è dei migliori e le ripercussioni di quel che abbiamo fatto in quelle “case loro” si estendono sino ai nostri giorni. Ma è comunque un dato di fatto che le ex colonie tendono a far riferimento al paese ex colonizzatore per i flussi migratori: perché già in parte lo conoscono, perché spesso sanno già la lingua, perché a volte esso fornisce ai migranti provenienti dall’ex colonia condizioni più favorevoli di un paese terzo, perché è il più vicino o il più facile da raggiungere. Queste sono piccole verità disagevoli che la più grande e strombazzata verità disagevole omette senz’altro.
I media sono spesso inflazionati di cifre che riguardano i richiedenti asilo, i rifugiati e i migranti, ma che io sia dannata se riesco mai a trovare rispondenza con i dati in mio possesso: che provengono da Nazioni Unite, Unione Europea, Organizzazione Internazionale del Lavoro, Organizzazione Mondiale della Sanità, ecc., che sono pubblici e a cui quindi può accedere – e dovrebbe farlo – chiunque si occupi a titolo professionale della questione. In genere, le cifre sparate dai giornali e dai politici sono assai più alte di quelle reali o addirittura campate in aria, frutto di “deduzioni” che sarebbero comiche se non avessero ritorni orribili, e senza riscontro su documenti ufficiali. Sì, è vero, tenere la contabilità di un fenomeno così complesso è difficile e gli errori nei dati ufficiali sono verosimili e possibili, ma io so almeno dire da dove vengono dei dati con una base reale, non me li invento per infiammare il mio pubblico o il mio elettorato.
E i pronunciamenti di cui sopra non sono solo scorretti da questo punto di vista, sono orientati negativamente dal punto di vista linguistico e tendono ad enfatizzare come criminale chiunque non possieda documenti o sia stimato “illegale” rispetto alla legge Bossi-Fini, un vomitevole pastrocchio razzista che da tempo avrebbe dovuto essere smantellato e che non ha tenuto un solo migrante lontano dall’Italia, ma ha invece contribuito ad imbarcarne parecchi sulle carrette dei trafficanti. Be’, ma che male gli faremo mai, ad esempio, se li chiamiamo clandestini? E’ quello che sono, no? In Gran Bretagna, dove l’andazzo è simile, si sono presi la briga di effettuare qualche studio, da cui è risultato che le parole usate durante gli attacchi razzisti e le molestie in luoghi pubblici a migranti rispecchiavano fedelmente le parole e i temi usati dai quotidiani, dalle televisioni e dalle agende politiche: ciò che le persone dicevano presumibilmente a livello personale variava a seconda di ciò che era stato detto pubblicamente. Per cui, non è: “stiamo solo dando voce a quel che la gente pensa”, bensì: “stiamo orientando le persone a pensare in una determinata maniera”. La verità che sconforta è questa. Ma ve ne darò anche un’altra.
Di solito, nella litania accusatoria contro i migranti ricorre la storia delle case popolari che questi ultimi si accaparrerebbero a scapito dei poveri italiani. Oggi l’ho infatti letta più volte nei commenti agli articoli sul massacro di Lampedusa. Un signore ha aggiunto che inoltre, nei quartieri dove si trovano queste case e dove i migranti vanno a vivere, le proprietà degli italiani si deprezzano. Ma vede, signore, se lei e i suoi simili non riteneste “degradante” avere vicini di casa stranieri, le vostre proprietà non sarebbero ritenute “degradate” anch’esse. Lei e i suoi amici che lasciate cadere questi commenti su centinaia di cadaveri potete ancora farcela. Come dice la Bibbia? Conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi. Certo, a volte è un po’ “scomoda”. Maria G. Di Rienzo
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