Nel 2015 sono usciti i primi tre volumi di “Monstress” (“Mostra” – nel senso di femminile di “mostro”), una serie a fumetti scritta da Marjorie Liu e disegnata da Sana Takeda per Image Comics. Altri tre volumi sono previsti per il 2016. Non mi risulta la serie sia stata ancora tradotta in italiano ed è un vero peccato (speriamo nel futuro).

E’ una storia ideata da due donne che ha una donna come protagonista e come tema centrale la forza interiore necessaria a non soccombere a una costante disumanizzazione, una forza che spesso sorge dall’amicizia fra donne… potrei volere di più, considerata la forza del testo e la grazia dei disegni?
Ma non pensatela come una sviolinata sulla bellezza del “femminile”: la maggioranza dei protagonisti sono femmine, “cattive” comprese, e ogni personaggia ha difetti e idiosincrasie, fa errori, lotta con le proprie ombre o le corteggia, nessuna è stereotipata, nessuna può essere ridotta a cliché. Persino il principale personaggio di sesso maschile, un gatto parlante, è tutto fuorché disneyano e facile da interpretare. Ogni creatura di “Monstress” è completamente formata, ha una storia alle spalle e degli obiettivi propri e questo, per me, è un segno di magistrale talento nel raccontare una storia.
Sì, avete ragione, è ora che ve la abbozzi almeno, questa vicenda. Gli eventi di “Monstress” accadono in uno scenario fantastico descritto dalle Autrici come un’Asia alternativa nel 1900, lacerata dalla guerra fra gli Arcanici – creature magiche che a volte hanno un aspetto umano – e l’ordine sacerdotale femminile (inquisitrici comprese) detto Cumea, le cui aderenti consumano gli Arcanici per alimentare il proprio potere. La giovane protagonista, Maika, è un’Arcanica che sta cercando di scoprire la verità sulla morte della propria madre e perciò intraprende un viaggio pericoloso all’interno del territorio nemico.
Il nostro primo incontro con Maika, all’inizio del fumetto, ce la mostra spogliata e in catene, pure non vi è traccia di sessualizzazione ne’ di impotenza nel modo in cui è ritratta. Come c’è riuscita, Sana Takeda? “Quando disegno i personaggi non tento proprio di farli sembrare carini, belli o forzuti o di farli assomigliare a determinate figure perché questo significherebbe renderli innaturali. Invece, tento di immaginare complessivamente il carattere e l’interiorità del personaggio. Come lui o lei potrebbe agire in una data situazione? Se Maika, spogliata e prigioniera, dà ancora l’impressione di avere potere è a causa di chi Maika è interiormente.”

Marjorie Liu e Sana Takeda avevano già lavorato insieme per la Marvel. La prima è una scrittrice e sceneggiatrice con un po’ di premi in saccoccia nonché docente universitaria (al MIT); la seconda, che vive in Giappone, è un’autodidatta: sì, a questa finissima illustratrice nessuno ha formalmente insegnato a disegnare: “Da bambina ero solita copiare le figure inserite nei libri o quelle dei “manga”, questa è l’esperienza fondativa della mia carriera artistica. Sempre nella mia infanzia ho avuto un lungo periodo di malattia e stare tutto il giorno a letto senza far nulla mi annoiava, così continuavo a disegnare. Quel che faccio, anche con “Monstress”, è semplicemente mostrare tutto quello che ho. Non mi metto mai a disegnare con lo scopo di attrarre gli occhi altrui. Se disegni per impressionare la gente i tuoi prodotti artistici finiscono per essere scontati e noiosi.”
Maria G. Di Rienzo
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