Celebrità, opinionisti/e, influencer, commentatori / commentatrici seriali ecc. ecc., abbiamo bisogno del vostro impegno per rendere migliore questo mondo. Per favore, imparate questo alla svelta: quando vi chiedono qualcosa su argomenti che non conoscete dite semplicemente di non saperne abbastanza per rispondere, punto.
1. Non ve l’ha prescritto il medico di aprire bocca o di usare una tastiera e i social media sempre e comunque, sopravviverete anche senza dovervi inventare un’opinione su ciò che vi è ignoto (e potrete sempre darla dopo esservi adeguatamente informati);
2. Non conoscere qualcosa non è una colpa: sembra che solo gli dei siano onniscienti e che tale condizione non sia possibile per gli esseri umani;
3. Sparare frasi “a membro di Canis lupus familiaris” non è senza conseguenze, vieppiù se il pubblico che le riceve è ampio e se la questione trattata è relativa a violenza, discriminazione, marginalizzazione e in genere violazione di diritti umani.
Una delle materie su cui dovete riflettere è la violenza contro le donne.
La Repubblica, 31 gennaio 2020:
“Cinque donne uccise in due giorni, sei in una settimana, più il cadavere di una donna ritrovato dopo mesi e il fidanzato arrestato. E’ un bilancio orribile, che porta il Procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi nella sua relazione all’anno giudiziario a parlare dei femminicidi come “emergenza nazionale”.
A Mussomeli, Caltanissetta, un uomo ha ammazzato la compagna e la figlia 27enne della donna, poi si è sparato. A Genova una donna è stata uccisa dall’ex marito che poi ha tentato il suicidio. Ieri una donna è morta dopo tre giorni di violenze fisiche subite dal marito e una 28enne incinta è stata trovata senza vita. Il marito è stato arrestato. Lunedì è stata trovata senza vita nel Bresciano Francesca Fantoni, l’uomo che l’ha uccisa ha confessato dopo due giorni. Ad Alghero, Speranza Ponti, scomparsa mesi fa è stata ritrovata cadavere: il fidanzato è in stato di fermo.”
Come può spiegarvi chiunque se ne occupi seriamente, o l’enorme materiale prodotto al proposito in decenni di studi, i femminicidi avvengono poiché esiste un contesto socio-culturale molto pesante e pervasivo che non solo permette la loro messa in atto e in diversi modi la minimizza e la giustifica, ma la suggerisce persino.

Vi riassumo il contesto: una donna è “bella – tette – cosce – culo – la scoperei – se non vuole la stupro” o “cessa – stronza – cagna – chi vuoi che ti scopi – se ti stuprano ringrazia” (le due tipologie possono investire la stessa persona nel giro di pochi minuti), ma tutte le donne (a volte “a parte mia mamma”) sono stupide, frivole, superficiali, maligne, infedeli, manipolatrici, false, incapaci, inferiori e talvolta rese arroganti dalle cattive femministe che vogliono uccidere il romanticismo intrinseco a questi ponderati e sereni giudizi. Perché esistono? Per soddisfare i bisogni emotivi, fisici e sessuali degli uomini. Gli assassini e i violentatori di donne sono poveri amanti respinti o delusi, travolti da tempeste emotive e terrificanti raptus, storditi dagli incomprensibili e inaccettabili NO che vengono dalle bocche di questi loro accessori: Da quando in qua il mio attrezzo masturbatorio si permette di prendere decisioni?
Contestare e cambiare tale contesto è conditio sine qua non per mettere fine alla violenza di genere.
Il vederlo riproposto in occasione della presentazione di un evento televisivo ricorrente e assai famoso ha suscitato di recente forti reazioni: di cui celebrità, opinionisti/e, influencer, commentatori / commentatrici seriali continuano a parlare da 15 giorni senza averne compreso nulla.
“Al sig. Amedeo Sebastiani, in arte Amadeus, diverse donne hanno spiegato diffusamente e con precisione cosa trovano inaccettabile:
1) la narrazione per cui la “bellezza” – e cioè il gradimento allo sguardo maschile – è indispensabile all’esistenza stessa di una donna. (…)
2) la lode al “ruolo di servizio” e all’invisibilità sacrificale delle donne. (…)
Hanno contestato la formula “uomo (anziano) al centro della scena circondato da giovani donne”. Hanno chiesto un diverso tipo di rappresentazione, più rispettoso della dignità e soprattutto della realtà delle donne. (…)
Se alla modella Francesca il quadro in cui è stata inserita piace va benissimo, nessuna glielo sta rimproverando: quel che in molte stanno dicendo è che il quadro è una crosta, che sono stanche di essere “apprezzate” perché sono BELLE e perché stanno IN DISPARTE o ZITTE.”
Potete leggere il pezzo per intero qui:
https://lunanuvola.wordpress.com/2020/01/17/servizio-pubblico/
Ora, direste che ci servono un dialogo serio sulla violenza di genere e un deciso mutamento di rotta nell’affrontarla e prevenirla? Giammai, ci serve “un po’ di ironia” e prestare grande attenzione al benessere maschile, altrimenti “inibiremo anche “uomini di qualità che magari vogliono solo farci un complimento” e questo potrebbe portare alla fine della civiltà umana come la conosciamo.
“Antonella Clerici sarà sul palco di Sanremo al fianco di Amadeus e in un’intervista al Corriere della sera, commenta la polemica nata da una frase del conduttore pronunciata in conferenza stampa, invitando ad abbassare i toni. “Amadeus, dopo due ore di conferenza, sarà stato pure stanco e ha sbagliato dei termini, si è un po’ incartato ma sinceramente tutto quello che ne è nato mi ha fatto dispiacere per lui e per noi donne: non possiamo mettere tutto dentro un unico calderone. Bisogna fare dei distinguo perché le battaglie abbiano davvero valore. Non si può fare di tutta l’erba un fascio: va bene il #MeToo, ma stiamo andando troppo oltre.
Se si taglia il capello in quattro per ogni cosa, perdono valore le giuste battaglie. Diventa un ‘al lupo, al lupo’. Amadeus voleva fare un complimento alle donne che aveva scelto parlando della loro bellezza, un po’ come il kalòs kagathòs dei greci, bella e brava.”
Bella, perché senza il giudizio favorevole degli uomini sul suo aspetto una donna non merita neppure di esistere, e brava… a fare cosa? A essere bella, in primo luogo, si vede a colpo d’occhio che le donne scelte dal presentatore ce l’hanno messa tutta per cercare di ottenere gli irrealizzabili standard imposti alle femmine (chiedo scusa, ma il loro ammirevole impegno le rende purtroppo quasi indistinguibili al mio sguardo: lo stesso modo di portare i capelli, le stesse pose, le stesse espressioni) – e continueranno a farlo perché lo sapete, una donna non è mai perfetta e deve inseguirli dalla culla alla tomba in cui sarà calata insoddisfatta della sua immagine.
Brava in che, Clerici? A stare un passo indietro? A sostenere l’uomo della sua vita? Ad accettare “complimenti”? A far da graziosa cornice al presentatore di turno?
La campagna contro gli abusi sessuali nota come #MeToo dev’essere l’unica cosa che costei conosce dell’orrenda e multiforme galassia della violenza di genere: dopotutto, coinvolgendo il settore dell’intrattenimento, è stata sui media per un discreto periodo di tempo. Le stuprate, le abusate, le pestate, le ammazzate ordinarie ottengono di sicuro meno spazio e meno attenzione. Certo, ogni tanto si arriva a “Cinque donne uccise in due giorni, sei in una settimana, più il cadavere di una donna ritrovato dopo mesi” ma immagino che con una citazione greca e un po’ di ironia si possa farsene una ragione e continuare a dire ignoranti idiozie che contribuiscono a mantenere la situazione esattamente com’è.
Ho letto da qualche parte che “nell’era dell’informazione l’ignoranza è una scelta”. Una scelta sbagliata, senza dubbio.

Maria G. Di Rienzo
Le immagini sono delle artiste femministe Zulfa Ishak e Camila Rosa. Le scritte dicono: “Standard di bellezza tossici non definiranno il mio valore” e “Il nostro momento è ora”.
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