(“When Egypt Deletes Women’s Rights Heroines From School Textbooks”, di Maha El Nabawi per Worldcrunch, marzo 2013, trad. e adattamento Maria G. Di Rienzo.)

Il Cairo – Fu un giorno cruciale quello in Doriya Shafiq, prominente attivista per i diritti delle donne, guidò coraggiosamente una marcia di 1.500 donne sino alle porte del Parlamento egiziano: era il 19 febbraio 1951. La dimostrazione durò senza cedimenti per molte ore, e Shafiq fu infine ricevuta all’interno del Parlamento, dove il consiglio accettò di prendere in considerazione le richieste delle donne egiziane.
Assieme a coloro che l’hanno preceduta, incluse Hoda Shaarawi, Nabawiya Moussa e Ceza Nabarawi, Shafiq resta una delle pioniere del movimento di liberazione delle donne nel ventesimo secolo in Egitto. La sua marcia sul Parlamento ebbe come risultato più tardi l’inclusione del suffragio per le donne nella Costituzione del 1956. Ma, nonostante le sue molte gesta, è probabile che Shafiq venga dimenticata dalle future generazioni egiziane.
Le edizioni 2013/2014 dei libri di testo relativi all’istruzione pubblica egiziana sono state emendate dall’immagine di Doriya Shafiq e delle donne uccise durante la rivoluzione del 25 gennaio. L’immagine di Shafiq è stata rimossa perché la donna non portava il velo.
Tuttavia, mentre la sovversione delle donne egiziane continua, gli artisti locali sensibili ai diritti umani sono diventati maggiormente creativi nella loro lotta per l’eguaglianza rappresentativa e di diritti delle donne. Collettivi di “arte da strada” come Noon El Neswa e Mona Lisa Brigades, assieme a svariati sforzi indipendenti, stanno diffondendo una nuova ondata di graffiti e campagne visive per sfidare il basso status delle donne egiziane dipingendole in una luce positiva.
“Stanno già cancellando le donne attiviste dai nostri libri di storia.”, spiega Shady Khalil, co-fondatore di Noon El Neswa, un collettivo di writers sensibile al genere, “Per aiutare a rovesciare gli effetti di questa cosa e dei molteplici attacchi ai diritti delle donne, stiamo creando campagne di graffiti con lo scopo di reclamare la posizione dovuta alle donne negli spazi pubblici.” Il giovane dice che lo scopo è utilizzare arte di strada sensibile al genere o centrata sul femminile per contrastare e ribaltare convincimenti sociali e stereotipi negativi verso le donne.
La co-fondatrice Merna Thomas dice che: “L’idea è stata quella di raggruppare giovani attiviste/i per i diritti delle donne e artiste/i “visuali”, affinché collaborassero per costruire campagne pubbliche mirate a cambiare la narrativa sulle donne in Egitto.” Il collettivo è stato ufficialmente lanciato il 9 marzo 2012, data simbolica che coincideva con l’anniversario dei “test di verginità” condotti da membri dell’esercito e delle forze dell’ordine sulle dimostranti arrestate.
L’organizzazione “Nazra per gli studi femministi”, con cui Khalil all’epoca collaborava, accettò di favorire l’iniziativa fornendo al collettivo spazio per riunirsi e consulenza legale. Anche Thomas viene dal volontario per le cause delle donne e in particolare ha lavorato con Harassmap, un’organizzazione con sito web creato dalle attiviste per portare alla luce la prevalenza e persistenza delle molestie sessuali.
“La prima campagna che abbiamo lanciato come Noon El Neswa si chiamava Graffiti Haremi (graffiti di donne).”, racconta Thomas, “Il concetto era creare immagini positive da promuovere.” I graffitisti locali come Diaa al-Sayed e Mohamed El Moshir, assieme ai membri del collettivo, svilupparono una serie di stencil che usavano icone familiare della cultura pop egiziana, incluse donne “potenti” come l’attrice Soaud Hosni, la cantautrice Om Kalthoum e la star cinematografica Faten Hamama.
“Avevamo notato che le donne erano usate nei graffiti solo come forma di insulto. Volevano rovesciare questo coprendo le strade con le icone femminili che ogni egiziano conosce ed ama.”, dice Khalil. Un notevole lavoro è lo stencil creato da Moshir, che raffigura Om Kalthoum con i versi di una sua canzone: Dammi la mia libertà e lascia libera la mia mano. Thomas spera che il collettivo continui a crescere, nonostante le scarsità di risorse a disposizione: la sua ambizione è continuare a creare campagne che rafforzino le donne in collaborazione con i gruppi di attiviste femministe.

Nel frattempo, un altro collettivo giovanile chiamato “Brigate Monna Lisa” si è unito alla causa dell’empowering di donne e bambini/e, e alla promozione di giustizia sociale tramite campagne organizzate di arte di strada. Mohamed Ismail e Mostafa Ali hanno fondato le Brigate come risposta diretta all’eccessiva forza usata contro i dimostranti dall’allora in carica Consiglio Supremo delle forze armate. Lo stencil che è la firma del gruppo può essere visto dappertutto in città: è Mona Lisa su un segnale stradale in giallo brillante, con un occhio coperto da una benda e le mani che reggono una lattina di vernice spray.
La campagna più nota del gruppo si intitola “Voglio essere” ed è visibile nel quartiere di Ard al-Lewa a Giza. “Dopo aver fatto un bel po’ di ricerche in loco scoprimmo che c’erano migliaia di bambine e bambini che non avevano ne’ voce ne’ rappresentazione nel movimento.”, dice Ismail, “Perciò ci siamo seduti a discutere con molti di loro. Abbiamo discusso i loro sogni e le loro speranze. Subito dopo, con la loro approvazione, abbiamo dipinto i loro volti sui muri. Sotto ogni immagine abbiamo scritto il sogno della persona raffigurata. In questo modo, camminano per le loro strade che portano i loro visi sui muri e non dimenticheranno mai i loro sogni.”
La campagna che stanno preparando in questo momento si chiama “Siamo tutti umani” e si diffonderà nei prossimi mesi. Lo scopo è enfatizzare la necessità di comprensione inter-culturale in Egitto. Ismail spera che l’arte di strada possa confluire sempre di più in campagne politiche. I graffiti, dice, sono un’espansione dal basso della politica, uno strumento che costa poco e si diffonde con facilità.
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