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Posts Tagged ‘giorno internazionale delle donne’

ragazza impavida

La Ragazza Impavida parte per l’Australia.

https://lunanuvola.wordpress.com/2017/03/16/la-ragazza-impavida/

https://lunanuvola.wordpress.com/2017/06/01/non-ce-la-fanno-proprio/

https://lunanuvola.wordpress.com/2018/04/20/una-nuova-casa-per-la-ragazza-impavida/

In occasione del prossimo 8 marzo, la statua sarà posizionata nella zona di Federation Square a Melbourne: poiché l’area copre tre ettari e qualcosa gli australiani stanno ancora discutendo il posto preciso, ma l’entusiasmo che circonda l’evento è già palpabile.

A pagare il biglietto, per così dire, alla nostra amica sono due Fondi pensionistici di investimento (Cbus e Hesta, quest’ultimo a maggioranza di clientela femminile) e lo studio legale Maurice Blackburn, attivo dal 1919 e il cui motto è “Lottiamo per ciò che è giusto”: lo studio ha in effetti vinto cause fondamentali per i diritti umani in Australia, fra cui quella per la riduzione dell’orario di lavoro a 40 ore settimanali.

Lo fanno perché:

“Sebbene stia in piedi in silenzio e sia alta poco più di un metro, la richiesta di cambiamento della Ragazza Impavida è stata udita in tutto il mondo.” David Atkin, Presidente Cbus.

“Avere l’iconica Ragazza Impavida in Australia è un meraviglioso e permanente richiamo all’audace e coraggioso perseguimento del cambiamento necessario per ottenere eguaglianza e salari eguali per le donne in Australia ora e per le generazioni a venire.” Debby Blakey, Presidente Hesta.

“La Ragazza Impavida sarà un promemoria per i luoghi di lavoro australiani del fatto che dobbiamo continuare la lotta per l’eguaglianza di genere, creando in essi cambiamenti per l’eguaglianza che tendano al meglio, e che dobbiamo agire su questo subito per le future generazioni di donne, incluso l’affrontare i divari radicati sui salari, l’aumentare il numero di donne nelle posizioni guida e il fornire ambienti di lavoro flessibili.” Jacob Varghese, Presidente “Maurice Blackburn”.

(Il divario sui salari in Australia vede ancora un 21,3% in più a favore degli uomini: a parità di qualifica e orario.)

con mamma kristen

La “mamma” della Ragazza Impavida, la scultrice Kristen Visbal – in immagine qui sopra – è ovviamente felice, ritenendo la sua creazione un “simbolo di cui c’è molto bisogno”: “Lei rappresenta ciò che ogni bambina può diventare. Il messaggio può essere iniziato come una dichiarazione su Wall Street, ma la statua vive ormai di vita propria.”

Maria G. Di Rienzo

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bangladesh 8 marzo 2017

Sii audace. Abbi il coraggio di mettere in questione tutte le argomentazioni basate su autorità, storia, religione e costume. Non dare nulla per scontato. Assicurati di analizzare quel che viene detto e fai un mucchio di domande. Contesta “l’unica versione”. Sii critica sulla realtà, ma anche con te stessa. Leggi, leggi molto.

filippine 8 marzo 2017

Sii creativa. I problemi potrebbero essere complessi, perciò preparati a pensare fuori dagli schemi! Immagina nuovi modi di trattare le istanze su cui stai lavorando. Inventa nuovi modi di vedere, di avvicinarsi, disegna nuove lenti per guardare la realtà.

italia2 - 8 marzo 2017

Sii persistente. Per favore, non mollare. Abbi cura di te stessa e impara a scegliere le tue battaglie, ma torna sempre più forte e più fiera! Il non agire è comunque una posizione politica che favorisce lo status quo, per cui prendi il controllo e credi nel potenziale di dar forma a soluzioni nuove e migliori.

istanbul 8 marzo 2017

Testo di Lucía Berro Pizzarossa, 30 anni, uruguaiana, attivista per i diritti riproduttivi. (Trad. Maria G. Di Rienzo.) Le immagini, dall’alto in basso, ritraggono lo sciopero globale delle donne dell’8 marzo 2017 in: Bangladesh, Filippine, Italia, Turchia e Usa.

new york 8 marzo 2017 - foto di kristen blush

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(“Woman of Worth” – “Donna di valore”, di Joana Ukali, poeta contemporanea. Trad. Maria G. Di Rienzo.)

feminist poster

Anni di dedizione

camminando sull’orlo del cambiamento

vedendo i doni in altre persone

prima che esse stesse li vedessero.

Una donna di valore, una che fa la differenza.

Svanire a poco a poco non sta nel suo vocabolario.

Riorganizzarsi, andare in direzioni diverse, scegliere ogni nuovo sentiero:

questo è il movimento di una donna di valore.

La conosci?

Che aspetto pensi abbia?

Lei è una donna che in maniera profonda e diligente

crea grande mutamento senza che siano visibili segni del suo sudore!

Lei sta guardando al futuro,

reclamando spazio per questo tempo nuovo.

Merito, valore, integrità e ispirazione:

ciò è cibo quotidiano per il suo essere.

Se l’hai conosciuta, sei stata benedetta.

Se sei lei, hai benedetto tu le altre.

Una donna di valore

è fra di noi.

Grazie

Grazie

Grazie

(Ndt. Infatti, grazie di avermi benedetta, amiche, compagne, lettrici, corrispondenti, maestre.)

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“Ci è stato chiesto da molte persone di accettare che le donne stanno facendo progressi, perché si può vedere la nostra presenza in luoghi dove prima non eravamo. Ma questo non è il modo in cui noi misuriamo il progresso. Contiamo il numero degli stupri. Enumeriamo le donne che sono picchiate. Teniamo traccia delle bambine / dei bambini che sono stuprate/i dai loro padri. Contiamo i cadaveri. E quando questi numeri cominceranno a cambiare in un modo che sia significativo, allora parlermo con voi della possibilità di misurare o no un progresso.” Andrea Dworkin (attivista e saggista femminista, 1946 – 2005)

“Contro le donne è terrorismo quotidiano, ma non viene riconosciuto per tale perché i bersagli sono donne e i perpetratori sono le stesse persone che dichiarano di amarci. Nel mentre molte di noi sono state direttamente danneggiate dalla violenza maschile, la sua sola minaccia è sufficiente a mantenere le donne come classe in uno stato di paura, controllate, sottomesse. Io sono stanca di essere gentile. Ho la nausea del tentare di convincere gli uomini dell’umanità di base delle donne. Sono stanca di chiedere gentilmente agli uomini di smettere di stuprarci e ucciderci.” Caitilin Roper – attivista contemporanea femminista di Collective Shout, febbraio 2017

Vi bastano come ragioni per scioperare, manifestare, partecipare il prossimo 8 marzo? Comunque, la violenza contro le donne è la mia ragione principale per farlo.

lotto-marzo

Al momento ho rintracciato 36 eventi diversi in altrettante città, da Alba a Viterbo – passando per Lucca e Milano che ne hanno due. Per varie ragioni, e la prima è sicuramente lo scarso tempo a disposizione dall’annuncio dello Sciopero globale delle Donne alla data della sua attuazione, non ho speranza che il paese si fermi perché metà della popolazione italiana incrocerà le braccia l’8 marzo. Però è comunque un sollievo sapere che il Giorno Internazionale delle Donne torna ad assumere il suo significato reale. Vivas nos queremos. La lucha continua. Maria G. Di Rienzo

nosostras-paramos

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A volte è utile ricordare che mentre noi, in prossimità dell’8 marzo, dobbiamo schivare mimose e spogliarelli (e un sacco di discorsi vieti, inutili, stantii e semplicemente stronzi), molte nostre simili quello stesso giorno cercano di schivare pallottole di gomma e manganelli.

Quest’anno, per fare solo due esempi, è successo in Palestina, al checkpoint di Qalandiya fra Gerusalemme e Ramallah, e ad Algiers in Algeria. Nel primo caso, circa 1.500 fra donne palestinesi e donne israeliane hanno manifestato in modo congiunto e pacifico da ambo le parti del muro che le divide, chiedendo la fine dell’occupazione israeliana e dell’assedio di Gaza e rivendicando i loro diritti, come donne, di sperimentare libertà e vivere in pace.

palestina 7 marzo 2015

La foto riprende un momento della manifestazione in Palestina, 7 marzo 2015. La donna con il megafono è Amal Khreishe, direttrice dell’Associazione Lavoratrici Palestinesi per lo Sviluppo.

Quando le donne di Ramallah hanno raggiunto il checkpoint, armate di voci sicuramente mortali e di pericolosissimi cartelli, i soldati israeliani hanno sparato loro addosso dapprima gas lacrimogeno e spray al peperoncino, per passare ai proiettili di gomma quando è stato chiaro che le donne non se ne sarebbero andate.

Amal Khreishe è stata colpita da una scarica di pallottole e ha dovuto essere trasportata all’ospedale. Sama Aweideh – direttrice del Centro Studi delle Donne, nell’immagine sottostante – ha invece perso i sensi per l’esposizione al gas lacrimogeno ed è stata soccorsa con somministrazione di ossigeno sul posto. (Entrambe si sono riprese e sono attualmente di nuovo al lavoro.)

Sama Aweideh

Le donne dall’altra parte del checkpoint non sono state attaccate, ma hanno espresso angoscia, frustrazione e rabbia nel dover essere testimoni dell’uso ingiustificato della forza contro le dimostranti palestinesi.

In Algeria, il giorno dopo, Cherifa Kheddar – Presidente di “Djazairouna”, l’Associazione delle Vittime del terrorismo islamico in Algeria – è stata assalita dalla polizia ed arrestata assieme a numerose altre donne. Le manifestanti reggevano cartelli con i nomi delle donne uccise dai gruppi armati fondamentalisti in Algeria negli anni ’90 (inclusa la sorella di Cherifa, l’avvocata Leila Kheddar). Rilasciata dopo alcune ore con un bel po’ di lividi che prima non aveva, Cherifa Kheddar è riuscita a scrivere il seguente comunicato l’11 marzo:

cherifa

“In occasione dell’8 marzo, sono stata arrestata per aver organizzato una dimostrazione pacifica in ricordo delle donne vittime del terrorismo (che furono stuprate e assassinate). Le autorità ora stanno negando persino il diritto alla memoria. Sono stata picchiata, insultata, chiamata con epiteti squallidi e volgari all’interno della stazione di polizia ad Algiers. Ho ricevuto il primo colpo mentre ero ancora davanti agli Uffici Centrali delle Poste, e l’ho ricevuto dal comandante della stazione di polizia in persona. Sono stata liberata la sera stessa. Tutto questo per aver semplicemente srotolato uno striscione che mostrava la lista delle vittime.”

Ci sono anche i casi in cui le donne non riescono neppure a raggiungerle, le strade e le piazze in cui intendono protestare: in Cina, il 6 marzo 2015, le hanno arrestate prima, andando a prenderle direttamente in casa senza alcun mandato legale. Le principali attiviste femministe del paese, tutte giovani fra i venti e i trent’anni, hanno passato il Giorno Internazionale della Donna in galera, dove si trovano a tutt’oggi (18 marzo, mentre scrivo). La loro intenzione – pubblica, dichiarata, non in contrasto con la legge – era di distribuire volantini anti-molestie sugli autobus in un’azione concertata.

Sono Li Tingting (conosciuta anche come Li Maizi), attivista per i diritti delle donne e delle persone LGBTQ che lavora per il Centro Yreinping di Pechino, un’ong dedita a promuovere giustizia sociale e salute pubblica; Wei Tingting (soprannominata “Waiting”) dell’Istituto per l’educazione al genere e alla salute di Pechino; Zheng Churan (conosciuta anche come Datu – coniglio gigante) di Guangzhou, attivista femminista antiviolenza a cui nel novembre 2014 le autorità cinesi hanno negato il permesso di viaggiare fuori dal paese per partecipare ad un forum di organizzazioni asiatiche della società civile: la giovane femminista che la sostituì partecipò con la gigantografia di Zheng Churan appesa alla schiena; Wu Rongrong, femminista che lavora in un gruppo di Hangzhou contro la violenza di genere; Wang Man, femminista di Pechino che lavora contro la discriminazione di genere e per il rafforzamento economico delle donne: il suo slogan personale è “Wang Man si dedica a sradicare la povertà”.

Li Tingting / Maizi. La scritta sulla maglietta dice: questo è l'aspetto di una femminista.

Li Tingting / Maizi. La scritta sulla maglietta dice: questo è l’aspetto di una femminista.

Dopo alcuni giorni di agghiacciante silenzio da parte delle autorità, i familiari delle giovani sono riusciti a sapere dove si trovano e ad inviare loro abiti, cibo e medicinali e gli avvocati hanno potuto vederle. Secondo altre femministe e alcune giornaliste cinesi, dovrebbero essere rilasciate a breve senza subire ulteriori danni… ovviamente non sempre le attiviste escono da queste situazioni ammaccate ma ancora vive e non sono sempre agenzie di stato a rispondere con la violenza alle richieste e al lavoro delle donne in materia di diritti umani. Il 24 febbraio scorso – a Tripoli, in Libia – abbiamo perso Intissar Al Hasairi, uccisa a colpi di arma da fuoco assieme a sua zia. I due cadaveri sono stati ritrovati nel bagagliaio dell’auto di proprietà dell’attivista. Intissar Al Hasairi era co-fondatrice del Movimento Tamweer, un gruppo che promuove pace e cultura in Libia ed aveva partecipato a manifestazioni che chiedevano uno stato democratico e il rispetto della legge.

Intissar

Tripoli è sotto il controllo di un’alleanza di gruppi islamisti armati, detta “Fajr Libya” (“L’alba della Libia”) dall’estate del 2014. L’alleanza ha creato un governo parallelo a Tripoli, forzando quello esistente a ritirarsi al confine con l’Egitto, ed ha una speciale “lista nera” per chi, sia donna o uomo, lavora per i diritti umani, promuove l’idea di uno stato democratico, chiede il rispetto delle leggi vigenti prima del loro arrivo, eccetera. Fra i bersagli in lista figurava ad esempio l’avvocata per i diritti umani Salwa Bugaighis, poi in effetti uccisa nella propria casa di Benghazi, il 26 giugno 2014, da un gruppo di uomini armati non identificati che indossavano uniformi militari.

Riguardate tutti i volti delle donne di questo articolo, prima di passare ad altro. Ecco che aspetto hanno le femministe, ecco cosa desiderano, cosa fanno, come vivono. Ecco come muoiono. Ecco perché continuano a lottare. Maria G. Di Rienzo

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(“A poem in honor of International Women’s Day”, di Matriz. Trad. Maria G. Di Rienzo.)

feminist flowerSono stata una donna

che ha cercato troppo a lungo

modi per sfuggire a questo bozzolo,

per aprire completamente le ali, per non nascondere più

il mio essere, il mio cuore, la mia vita.

Struggendomi per trovare la strada verso casa

diretta a questo corpo, tramite questa voce

che non chiede più il permesso

di essere me, di conoscere me stessa

di essere un tutt’uno con il destino.

Oggi, Giorno Internazionale delle Donne

in onore delle donne nate prima

in gratitudine per le donne qui ora

io offro una preghiera, un divino mandala

che ha i colori delle libertà e dei sogni.

Benedite quest’atteso ritorno

alle radici del nostro sacro sapere

che anche se i nostri giorni sono fissati

la nostra presenza sarà valutata:

rivelata nel coraggio, condivisa nell’amore.

Perché quando ci ergiamo, vivendo a voce alta

soccorriamo le nostre anime calpestate,

guariamo lo spirito all’interno

che in umiltà si trasforma sino a dire con orgoglio

io sono una donna.

mandala

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