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17 maggio 2020, Fabio Tuiach – consigliere comunale di Trieste, ex Lega e Forza Nuova – esterna:

Oggi è la giornata mondiale contro l’omofobia ma io non sono omofobo, mi fa solo schifo vedere i froci che fanno sesso con il culo (…)”

Quest’autorevole “opinione” scatena purtroppo la nostra curiosità: dove li vede il consigliere? Pornografia online, saune, bagni pubblici?

Sig. Tuiach, innanzitutto basta evitare di cercare e molto difficilmente si trova; in secondo luogo scovi piuttosto un corso decente sulla sessualità umana e lo frequenti: anche se non dovesse imparare nulla, il che è abbastanza probabile, almeno si stupirà delle centinaia di cose differenti che le persone (gay, lesbiche, bisessuali, etero ecc.) apprezzano a letto e scoprirà che la penetrazione, per fare del buon sesso, non è obbligatoria.

C’è un’altra faccenda che mi incuriosisce: che fine ha fatto il suo arruolamento nella Legione Straniera?

legione

https://lunanuvola.wordpress.com/2019/12/05/il-legionario/

E’ stato così scarso da aver fallito la selezione?

L’ha passata ma i legionari erano troppo carini e gentili rispetto a lei, sembravano quasi “froci”?

Il feroce sergente Duchamp l’ha presa di mira? (“Tu, stronzo italiano, cento flessioni e cinquanta giri di campo e vediamo se ti ricordi cos’è l’educazione!”)

O avere vicino ogni giorno il commilitone di colore, come nell’immagine sopra, era insopportabile?

Chissà. Potrebbero persino averle detto: lei è troppo gonfio di odio per far parte di una comunità umana, persino quando lo scopo della stessa è addestrare persone a combattere, ferire e uccidere.

Maria G. Di Rienzo

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Shanley Clemot Maclaren ha cominciato a contrastare il sessismo al liceo, assieme alla sua “amica di lotta” (così le due si definiscono) Hajar Errami, e lo ha fatto così bene da essere invitata a parlarne due anni fa con Marlene Schiappa, Segretaria di Stato francese per l’eguaglianza fra donne e uomini. Sono seguiti articoli e presenze televisive, ma il tutto strettamente concordato e monitorato – e se non soddisfacente rimandato o rigettato – dalle due giovani, tanto che alcuni pezzi su di loro avevano un incipit del tipo: “E’ più facile incontrare un Ministro che queste due ragazze”.

Shanley

Foto da Le Monde

In questi giorni Shanley ha di nuovo l’attenzione della stampa: ha infatti passato diverso tempo a tracciare e denunciare siti di “revenge porn” dopo aver notato un aumento di fotografie e video di ragazze nude sui social media, corredate dai loro nomi e dall’indicazione delle città in cui abitano.

Shanley ha rilevato che almeno 500 account di questo tipo, denominati “fisha” dal verbo afficher – svergognare, sono comparsi in Francia sin dall’inizio nel marzo scorso delle misure di quarantena contro il coronavirus.

Lavorando con un’avvocata e circa venti amiche/amici, la giovane femminista è riuscita a far cancellare più di 200 account esponendoli ai network di riferimento, alla polizia e al Ministero degli Interni. Da quando ha dato inizio in aprile alla campagna #stopfisha per rintracciare le vittime di questo tipo di pornografia e aiutarle a denunciare gli abusi, riceve ogni giorno messaggi di adolescenti depresse e in panico.

L’abuso online ha conseguenze serie, ha detto la 21enne Shanley ai giornali: “Le ragazze cominciano a pensare al suicidio, o sono picchiate dai loro familiari quando costoro vedono i contenuti espliciti che le riguardano. Una volta che sei etichettata come “troia” è finita. E quando queste ragazze torneranno a scuola è molto probabile che debbano subire molestie.”

Il primo amore di Shanley era un ragazzo astioso e violento, uso ad aggredirla fisicamente; quando mise fine alla storia, la giovane iniziò un percorso di riflessione: “Mi dissi che era ora di ricostruire me stessa. Pensavo fosse soltanto la classica relazione andata storta. E poi ho fatto un sacco di ricerche, scoperto migliaia di altre donne che avevano sofferto in vicende simili alla mia, e ho capito che non si trattava di qualcosa di personale, ma che era strutturale. Era una delle tante conseguenze del sessismo.

Maria G. Di Rienzo

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Ieri Repubblica dava conto della “gaffe del quotidiano Le Parisien”: il pezzo di copertina, sul futuro dopo il virus, il giornale francese lo ha affidato a quattro uomini bianchi.

“Con quattro uomini in copertina per raccontare “il mondo che verrà” dopo l’epidemia di coronavirus e il confinamento, il quotidiano francese Le Parisien è stato protagonista di un caso. E ha suscitato un’ondata di proteste da parte delle donne, fino al punto da ammettere “l’errore” e chiedere scusa.”

Eh, che improvvidi i cugini d’oltralpe! Però delle gaffe quotidiane proprie Repubblica non dà conto, ne’ l’episodio produce nella redazione qualche dubbio su come gestisce lo stesso argomento e la presenza delle donne in genere. Vogliamo dare un’occhiata alla prima pagina online di oggi?

Abbiamo l’illuminato commento, in taglio alto, dell’opinionista che ogni giorno si arrampica sugli specchi per trovare “la prima cosa bella” infilando incredibili perle, ben due pezzi sulle opinioni e sulle interazioni del grande pensatore Fiorello, l’annuncio che L’Espresso intervisterà sugli scenari post coronavirus niente di meno che Massimo Cacciari (già abbondantemente intervistato a 360° da quotidiani e riviste dell’area “progressista” nei giorni scorsi: un grande ritorno, visto che per un pezzo il teorico delle liste delle “cento città” e del federalismo “di sinistra” – ambo i progetti sono falliti a livello elettorale – non se lo filava nessuno), un tizio che ride fra barba e baffi nel mentre ci rassicura su come “questa clausura ci renderà migliori”, eccetera.

Per le donne ci sono celebrità che cantano, ballano, rammendano; un importantissimo articolo sui segreti nascosti “nei post di Madonna e Jennifer Lopez” (santo cielo, come sono riuscita a resistere e a NON aprire il click-bait???), consigli su come depilarsi prima della chat o su come tagliarsi i capelli (“Quest’estate scegli i tagli medi”), “donne impresa” che si occupano di elettrodomestici e una modella con cestino della spesa che ci avvisa: “Da non perdere: Prodotti indispensabili in casa a prezzi incredibili”.

Signori – e signore – di Repubblica, prima di mettere all’indice i colleghi francesi dovreste rendervi conto che lo sbilanciamento e la stereotipizzazione nel vostro palinsesto sono costanti. Personalmente ho cominciato a chiedervene conto, quest’anno, già il 4 gennaio:

“A descrivere il 2050 (…) saranno (…): Alessio, Riccardo 1, Gabriele, Francesco, Stefano 1, Alberto, Stefano 2, Riccardo 2, Fabio e Marino. Donne? Ce ne sono quattro nello “spazio dedicato ai libri” che recensiscono il lavoro di quattro uomini e una che fa un’intervista a un ballerino.”

https://lunanuvola.wordpress.com/2020/01/04/futuro/

Immagino, tra l’altro, di non essere stata la sola. Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Maria G. Di Rienzo

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“Fabio Tuiach lascia Trieste per arruolarsi nella Legione Straniera – Il consigliere comunale Fabio Tuiach ha deciso di cambiare vita, almeno per un po’. Dopo aver scatenato forti polemiche per essersi detto «offeso» in quanto cattolico perché «Liliana Segre ha detto che Gesù era ebreo», il consigliere di minoranza del gruppo misto del consiglio comunale di Trieste va oltralpe, per arruolarsi nella Legione Straniera in Francia.”

Stanti i suoi contributi alla politica – tipo la mozione contro il Gay Pride a Trieste, in cui proponeva di chiedere alla Diocesi di organizzare, “con tutti i cattolici, un rosario pubblico riparatore dell’abominio” – e le sue esternazioni (“Il femminicidio è un’invenzione della sinistra”, “Cucchi era un drogato e se l’è meritato”, “Maometto era un pedofilo”) c’è chi dice che questa sua decisione di lasciare l’Italia si configuri come un guadagno per il nostro Paese.

A prima vista, la Legione sembra essere il posto ideale per il sig. Tuiach:

1) fra i requisiti per la selezione in quel di Aubagne non figura l’istruzione;

2) l’addestramento delle reclute è definito sovente con l’aggettivo “brutale”, ma un ex pugile è probabilmente in grado di sostenerlo senza eccessiva sofferenza;

3) se dovesse vergognarsi di tutte le magre figure in cui è incorso, la Legione consente a chi si arruola di farlo sotto pseudonimo (o “identità dichiarata”, un tempo era obbligatoria giacché il corpo era per lo più composto da delinquenti acclarati e persone che avevano comunque problemi a vario titolo con la giustizia).

Poiché storicamente sulla carne da macello (guerra) i potenti che la usano non sono schizzinosi, la Legione ha sempre accolto persone di colore e ebrei senza alcun problema: fra gli individui famosi che in passato ne fecero parte ci sono Eugene Bullard, il primo pilota afro-americano, nonché gli ebrei Léon Ashkenazi (filosofo e rabbino) e Arthur Koestler (scrittore, giornalista e anche lui filosofo). Al giorno d’oggi l’attitudine non è diversa ed è rispetto a ciò che il sig. Tuiach potrebbe sperimentare qualche difficoltà. Il secondo punto del Codice d’Onore dei legionari infatti recita:

“Ogni legionario è tuo fratello in armi quali che siano la sua nazionalità, la sua razza o la sua religione. Gli riservi la medesima intima solidarietà che unisce i membri di una stessa famiglia.”

Se alla fine dovesse gettare la spugna, quindi, sappiamo già perché.

Maria G. Di Rienzo

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portrait of a lady on fire

Ancora oggi, per molti critici e opinionisti e sedicenti studiosi è difficile accettare che le persone omosessuali siano sempre esistite. Quando le vicende relative a un personaggio storico rivelano senz’ombra di dubbio una relazione con un individuo del suo stesso sesso, costoro fanno salti mortali per descriverla come “amicizia” con l’aggiunta di precisazioni che dovrebbero escludere vi sia implicato l’amore – riservato alle coppie eterosessuali – per cui saltano fuori descrizioni del tipo amicizia “romantica”, “forte”, “stretta”, “esclusiva” ecc.

Stracciare questo fondale è uno dei motivi che rendono importante il film francese “Portrait de la jeune fille en feu” – “Ritratto della giovane in fiamme”, vincitore della “Palma Queer” a Cannes e che in Italia sarà nelle sale il 19 dicembre 2019.

Diretto da Céline Sciamma, ha come protagoniste Noémie Merlant nel ruolo della pittrice Marianne e Adèle Haenel nel ruolo di Héloïse, la giovane del titolo (in immagine sopra). Siamo in Bretagna, nel 1760, ove Marianne è ingaggiata dalla madre di una giovane nobile appena uscita dal convento affinché dipinga segretamente un ritratto di costei: il quadro sarà poi inviato al suo pretendente a Milano. La realizzazione del dipinto era stata commissionata in precedenza a un altro artista che aveva rinunciato a causa della inflessibile resistenza di Héloïse, che non vuol essere ritratta e soprattutto non vuole sposarsi. Perciò, Marianne le è presentata ufficialmente come dama di compagnia: deve osservarla durante il giorno e dipingerla la notte.

Nel mentre la loro intimità cresce, cresce anche l’attrazione reciproca. Marianne, dapprima mera spettatrice degli slanci della giovane verso la libertà, gradualmente li condivide e ne diventa partecipe e complice. Una volta conosciuta la verità sul lavoro affidato all’artista, Héloïse accetta di posare ma quel quadro è anche una sorta di data di scadenza imposta alla relazione fra le due.

Il fuoco simbolico del titolo si concretizza più volte nella vicenda: per esempio quando la gonna di Héloïse si incendia durante una danza notturna con altre donne attorno a un falò, o quando Marianne brucia la prima versione del dipinto dopo aver ascoltato le critiche di Héloïse, ma è dall’ardore con cui quest’ultima vuol essere padrona della propria vita che scaturisce la decisione dell’artista di nominare il quadro come “Ritratto della giovane in fiamme”.

Maria G. Di Rienzo

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(“Yazidi women seek to join case against French company accused of funding Islamic State”, di Lin Taylor per Thomson Reuters Foundation, 30 novembre 2018, trad. Maria G. Di Rienzo.)

Un gruppo di donne Yazidi, rapite e tenute in schiavitù sessuale dallo Stato Islamico in Iraq e Siria, hanno richiesto venerdì di unirsi alla denuncia contro il produttore di cemento francese Lafarge, che è sotto indagine per l’accusa di aver finanziato i militanti.

Lafarge è sotto indagine ufficiale in Francia con il capo d’imputazione di aver pagato l’IS, noto anche come ISIS, per tener aperto uno stabilimento che operava nel nord della Siria dal 2011 al 2014.

Gli avvocati attestano di aver presentato la richiesta delle donne di diventare parte civile nel caso, che dicono segni la prima volta in cui una multinazionale è accusata di complicità nei crimini internazionale dell’IS.

“Fornisce un’opportunità per stabilire che l’ISIS, e tutti coloro che assistono i suoi membri, saranno tenuti responsabili per i loro crimini e che alle vittime sarà garantita una giusta compensazione. – ha detto Amal Clooney in una dichiarazione – E manda un importante messaggio alle corporazioni complici nella commissione di reati internazionali che affronteranno le conseguenze legali delle loro azioni.”, ha aggiunto.

amal clooney e nadia murad

(da sinistra: Amal Clooney e Nadia Murad)

Gli Yazidi, un gruppo religioso la cui fede combina elementi delle antiche religioni mediorientali, sono ritenuti dallo Stato Islamico degli adoratori del demonio.

Circa 7.000 donne e bambine furono catturate nel nordovest dell’Iraq nell’agosto 2014 e tenute prigioniere dallo Stato Islamico a Mosul, dove furono torturate e stuprate. Sebbene i militanti siano stati cacciati un anno fa, molti Yazidi vivono ancora nei campi profughi perché temono il ritorno a casa, dicono i gruppi di aiuto umanitario.

Lafarge, che si è fusa con la ditta svizzera di materiali da costruzione Holcim, ha riconosciuto i propri fallimenti nell’affare siriano.

“LafargeHolcim rimpiange profondamente gli inaccettabili errori commessi in Siria. La compagnia continuerà a cooperare pienamente con le autorità francesi.”, ha detto un portavoce via e-mail a Thomson Reuters Foundation.

Le traversie degli Yazidi hanno attirato attenzione in anni recenti, in special modo da quando l’avvocata di alto profilo Clooney ha cominciato a rappresentare il gruppo di minoranza ed è diventata consigliera legale dell’attivista Nadia Murad, che ha vinto il Premio Nobel per la Pace nel 2018.

Un gruppo d’indagine delle Nazioni Unite ha cominciato a lavorare in agosto – circa un anno dopo essere stato creato dal Consiglio di Sicurezza – per raccogliere e preservare le prove delle azioni dello Stato Islamico in Iraq che potrebbero essere rubricate come crimini di guerra, crimini contro l’umanità o genocidio.

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Emmanuel Macron è Presidente della Francia dal 14 maggio 2017. Salutato all’inizio come il “salvatore liberale” da una più che possibile deriva di destra nel paese, sta attualmente vedendo scemare il consenso nei suoi confronti. Dire perché non è difficile: il maggior potere di intervento che detiene rispetto agli altri Presidenti europei lo ha usato per tagliare i fondi di sostegno agli alloggi per studenti, per opporsi a tassazioni più alte per i ricchi, per spingere una “riforma del lavoro” che ha eroso i diritti dei lavoratori e beneficiato solo i padroni, per tagliare le pensioni.

Il suo Ministro per l’Ambiente si è dimesso. La sua Ministra per lo Sport si è dimessa. Uno dei deputati del suo partito si è dimesso paragonando quest’ultimo al Titanic. Infine, si è dimesso anche il suo Ministro dell’Interno – e gli ci sono volute due settimane per trovare qualcuno disposto a rimpiazzarlo. Il suo atteggiamento nelle interazioni con la gente comune è di solito sprezzante; ha risposto malamente (e a sproposito) a legittime questioni a lui rivolte da studenti, pensionati, disoccupati, sindacalisti eccetera.

Voglio dire: se devi imbastire della satira su Macron, le azioni che ha compiuto da quando ricopre la carica di Presidente sono più che sufficienti. Perciò, signor Grillo, cosa c’entra sua moglie? Perché dovrebbe farci ridere la sua affermazione per cui “il vibratore della collezione più vecchia (di Brigitte Trogneux) ha le pile scariche”? Dopo Montalcini (vecchia puttana) e Boldrini (da maneggiare in automobile) e le “veline del PD” il campo del sessismo a cinque stelle si è allargato a livello internazionale?

E’ vero che molti uomini non riescono a entrare in conflitto o persino solo a discutere con i loro pari senza passare da insulti / umiliazioni sessuali rivolti a donne con cui costoro hanno relazioni – ma è davvero roba vecchia, signor comico, da sagra paesana o da sottoscala di oratorio. L’attualità, per contro, offre molteplici occasioni a chi fa il suo lavoro. Dia un’occhiata solo a questa notizia: stamattina sui giornali c’è l’annuncio che il Portavoce M5S al Parlamento Europeo, Marco Valli, si è autosospeso per aver, a suo dire, “commesso un errore”.

In effetti, quando elencò le proprie credenziali da candidato, nel 2014, mise nella lista una laurea in Economia aziendale alla Bocconi che non ha mai conseguito. Uno sbaglio. Può capitare a tutti. Io per esempio scrivo sempre di essere la regina Maria di Scozia – in omaggio a una delle mie nonne – nelle mie biografie. Poi, quando come per il suo parlamentare il Sole 24 Ore mi fa notare che la credenziale sparisce dai testi, mi autosospendo da nipote. Il curriculum di Valli, misteriosamente, è svanito da internet senza lasciare traccia – una minima, minuscola traccia di umana decenza: non c’è.

Maria G. Di Rienzo

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dovere nazionale

L’uomo in immagine è Nabih al-Wahsh, un famoso avvocato egiziano politicamente “conservatore”, ripreso durante un recente dibattito televisivo sul canale Al-Assema. La questione in discussione era una nuova bozza di legge sulla prostituzione.

Alle donne sedute al suo stesso tavolo ha detto questo: “Siete contente quando vedete una ragazza camminare per la strada mostrando metà del suo didietro? Io dico che quando una ragazza se ne va in giro in quel modo è un dovere patriottico molestarla sessualmente e un dovere nazionale stuprarla.”

Nell’ottobre del 2016, in un’occasione simile, si era preso “a scarpate” con il religioso Sheikh Rashad, sfasciando un pannello di vetro durante la zuffa e costringendo lo staff dello studio televisivo a intervenire per separare i due uomini. La “colpa” di Rashad era l’aver detto che non riteneva un dovere religioso per le donne il coprirsi la testa con un fazzoletto. L’avvocato gli urlò “Tu sei un apostata! Tu sei un infedele!”, al che il suo interlocutore rispose (credo azzeccando almeno in parte la diagnosi) “Tu sei mentalmente malato. Dovresti stare in un ospedale psichiatrico.”

Sugli stupratori patriottici, com’è ovvio, l’avvocato al-Wahsh si è guadagnato reazioni epocali di disgusto e prese di distanza, ma il suo exploit è avvenuto subito dopo che la capitale egiziana è risultata la “grande città più pericolosa per le donne” al termine di una ricerca internazionale su come vivono le donne nelle metropoli da oltre dieci milioni di persone. Significa, come notano le attiviste femministe, che non è isolato nella sua criminale idiozia: le tradizioni discriminatorie verso le donne, in Egitto, hanno secoli di abusi alle spalle e li ripetono nel presente non solo in termini di violenza, ma anche in termini di scarso accesso ai servizi sanitari, all’istruzione e ai mezzi finanziari.

L’addestramento sociale al considerare inferiore metà dell’umanità, diffuso in ogni parte del globo, non genera unicamente legioni di molestatori e stupratori: crea anche gli occhiali deformanti attraverso cui sono viste e giudicate le loro azioni. Il che ci porta direttamente a una seconda notizia.

Avrete di certo sentito o letto qualcosa sulle accuse di abusi sessuali dirette al preclaro docente di Oxford Tariq Ramadan. In questi giorni il sig. Bernard Godard, l’esperto di Islam per il Ministro degli Interni francese dal 1997 al 2014, che conosce Ramadan molto bene, ha dichiarato alla stampa di essere “scioccato” dalla vicenda. E queste sono le precise parole con cui lo spiega alla rivista francese Obs: “Sì, sapevo che aveva parecchie amanti, che consultava siti, che delle ragazze erano portate in albergo alla fine delle sue conferenze, che le invitata a spogliarsi, che alcune resistevano e che lui poteva diventare violento e aggressivo, ma non ho mai sentito parlare di stupri, sono sbalordito.”

Qualcuno spieghi a questo signore che ha appena descritto uno scenario di violenze sessuali, per favore. Se poi resta sbalordito, trovategli un posto all’ospedale psichiatrico nella stessa stanza di Nabih al-Wahsh, almeno si faranno compagnia. Maria G. Di Rienzo

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In seguito alla vicenda Weinstein, di cui credo siate tutte/i consapevoli, la scorsa settimana milioni di donne hanno condiviso le loro storie relative ad aggressioni sessuali usando l’hashtag #MeToo (“Anch’io”) lanciato dall’attrice Alyssa Milano; l’hanno fatto in italiano con #quellavoltache su iniziativa della scrittrice Giulia Blasi e in francese con #balancetonporc (“Strilla al tuo porco”) grazie alla giornalista radiofonica Sandra Muller (in immagine qui sotto).

sandra muller

La Francia conta annualmente 84.000 stupri, 220.000 aggressioni sessuali e la morte di una donna per mano di un partner violento ogni tre giorni. Il paese ha anche un problema con la definizione di assalto sessuale nei confronti di minori, tale che di recente un 28enne è stato assolto dallo stupro di una bambina di 11 anni: gli è bastato dire in tribunale che lei era consenziente.

Ma la Francia ha anche una Ministra per l’eguaglianza di genere, Marlène Schiappa, che intende raddrizzare un po’ le cose: la bozza di legge su cui sta lavorando – con i giudici francesi e aprendo una consultazione pubblica – comprende il riesame del concetto di “consenso” riferito a minori. Inoltre, intende multare i molestatori. Misure simili sono già all’opera in Argentina e Portogallo. In Olanda, molestare una donna a Rotterdam è un atto punito con tre mesi di galera; dal 1° gennaio 2018, ad Amsterdam, sarà punibile con una multa di circa 190 euro.

“Il punto, – ha spiegato la Ministra francese alla stampa – è che l’intera società deve ridefinire ciò che è accettabile e ciò che non lo è. Tu non devi seguire le ragazze per due o tre strade di seguito chiedendo loro 20 volte il loro numero di telefono. Ma i molestatori ti rispondono: Oh, ma è mio diritto. Stavo solo chiacchierando con quella ragazza. Le stavo facendo un complimento. Molti di quelli che tormentano le donne non sembrano capire che le loro avance non solo sono indesiderate, ma possono apparire minacciose.”

Marlène Schiappa (in immagine qui sotto) sta pensando a una multa più pesante di quella olandese. Qualcosa attorno ai 5.000 euro, per esempio, se l’offensore è preso “con le mani nel sacco”. Parfait. Maria G. Di Rienzo

marlene-schiappa

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Nel maggio del 2013 Julian Stevenson, un uomo inglese 48enne che viveva in Francia, sposato e poi divorziato, uccide i suoi due figli durante il primo incontro non “controllato” con loro: usando un coltello da cucina taglia la gola di Matthew, 10 anni, e di Carla, 5 anni. In precedenza li aveva visti in presenza della ex moglie Stéphanie o di un’assistente sociale. Si suiciderà in carcere, ancora in attesa di processo, a fine dicembre dello stesso anno.

Sin dall’annuncio del duplice omicidio, molti media fecero del loro meglio per giustificare e scusare l’assassino. Una delle argomentazioni preferite fu che “il tempo che passava con i bambini era insufficiente per i suoi bisogni”. La preoccupazione principale – spesso espressa in leggi nazionali e protocolli internazionali – per chiunque sia sano di mente dovrebbe riguardare il benessere dei bambini, che sono ovviamente più vulnerabili degli adulti loro genitori: ma articolisti, opinionisti, commentatori ecc. sono in genere assai più angustiati dal fatto che i padri non abbiamo sempre e comunque tutto quel che vogliono. Diventa irrilevante, in tali discorsi, che questi padri esprimano la propria frustrazione con la violenza, perché sotteso a tutte le argomentazioni c’è il convincimento che la violenza sia un ingrediente fondamentale della mascolinità e che gli uomini non possano fare a meno di abusare di donne e bambini.

Così, il 2 aprile u.s., sotto i titoli della stampa nostrana “Tenta di uccidere il figlio e si suicida con il gas”( è accaduto nella zona di Volterra: il bambino, di 9 anni, si è salvato fuggendo dall’auto) e i relativi occhielli “Non accettava che il bambino fosse stato affidato esclusivamente alla madre”, si articola la solita narrazione che piange sui “gridi d’allarme” – leggi le lamentele proprie e le “denunce” farlocche dell’associazione padri separati – espressi dall’uomo via FB, sulla “decisione più terribile: prendersi il suo bimbo e andare via con lui, per sempre” (com’è poetico!), sulle leggi carogne e matriarcali che “non tengono conto delle nuove sensibilità dei padri”. Ma se queste “nuove sensibilità” si concretizzano nello scannare o nel gasare i figli a me sembra che di nuovo non abbiano nulla e che parlare di sensibilità sia fuorviante e persino ridicolo: quel di cui stiamo trattando è possesso e controllo di esseri umani. Sono pratiche legate al dominio e alla relativa legittimazione sociale e infatti molti uomini vivono come affronto, ingiustizia e svirilizzazione qualsiasi restrizione messa al loro spadroneggiamento sui corpi di donne e bambini.

All’uomo che è morto suicida è certamente dovuta pietà umana, ma a questo stesso individuo capace di aprire una bombola di gas nell’automobile in cui sta dormendo un bambino, suo figlio (che lui chiamava il “suo cucciolo”), io non affiderei non solo un cucciolo di cane, ma neppure un cactus. Maria G. Di Rienzo

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