(“The Bear Princess”, di Rosemary Lake. Rosemary si è basata sulla fiaba “L’Orsa” contenuta nel Pentamerone di Giambattista Basile, ma la storia è assai diffusa in molte lingue e varianti e non ha un autore/autrice che sia noto/a. La differenza principale nella versione di Rosemary è che qui il padre vuole costringere al matrimonio la figlia, ma non sposarla lui stesso com’è invece nella maggioranza delle altre versioni. Trad. e adattamento Maria G. Di Rienzo)

Molto tempo fa, vivevano un re e una regina che non avevano figli. Governavano uno splendido regno e la regina era famosa per la bellezza dei suoi lunghi capelli dorati. Entrambi desideravano avere un bambino e alla regina sarebbe piaciuto averne uno che somigliasse a lei. Infine il desiderio fu esaudito: nacque una piccola deliziosa bimba che aveva gli stessi capelli d’oro della madre.
L’intero regno si diede alle celebrazioni, ma alla festa per la nascita le fate madrine sembravano turbate. Era usanza, all’epoca, che le fate si recassero da ogni nuovo nato per far conoscere il suo destino, ma in questo caso le fate si limitavano a sussurrare e scuotere la testa.
“Parlate.”, disse loro il re, “Vedete qualche disgrazia per la nostra bambina? Abbiamo dimenticato di invitare qualcuno?”
“Dobbiamo buttare via tutti i fusi?”, chiese la regina, “Mi piacerebbe proprio farlo, tra l’altro.”
“No.”, rispose la fata più anziana, “Non sono i fusi questa volta. Non siamo sicure di quale strano fato incomba sulla principessa Preziosa. Vediamo solo che, nonostante tutte le ricchezze stipate nel vostro palazzo, lei troverà la sua fortuna da sola, nei boschi.”
“Indossando nient’altro che un mantello di pelliccia.”, aggiunse la fata più giovane, ma tutte le altre la zittirono immediatamente, dicendo che non era una bella cosa indossare pellicce. “A meno di essere un animale.”, replicò la fata più giovane. “Oh, chiudi il becco!”, le dissero le altre.
Poiché non c’erano proibizioni o istruzioni da seguire, tutti presto dimenticarono la profezia, eccettuata una vecchia nutrice, una piccola signora grigia, che si prese cura della principessa da quando costei era bambina.
Ma quando la principessa Preziosa era ormai cresciuta, una tragedia colpì il regno. La regina si ammalò gravemente e nessun dottore riuscì a fare qualcosa per lei. Mentre stava per morire la sua mente divagava e disse al re: “Promettimi che nessun’altra donna siederà sul mio trono, a meno che non abbia i capelli d’oro, identici ai miei.” Accecato dal dolore, il re promise, e poco dopo la regina morì.
Presto i ministri cominciarono a chiedere al re di risposarsi: “In accordo alle nostre leggi, solo il figlio maschio o il nipote maschio di un re può ereditare il regno. E’ vostro dovere risposarvi, per dare un erede al vostro paese.”
Nonostante la tristezza, il re si disse d’accordo: “Sceglierò una nuova regina, ma non infrangerò la promessa che ho fatto alla mia cara moglie. La nuova regina deve avere i capelli dorati identici ai suoi.” I ministri dovettero accontentarsi.
E così il re cominciò a cercare la nuova consorte e chiamò al suo cospetto donne e fanciulle da tutto il regno, ma nessuna aveva quei capelli d’oro. Un giorno, mentre rifletteva disperato che non sarebbe riuscito a fare il suo dovere come re e nel contempo a mantenere il voto pronunciato, colse nell’ombra di un corridoio la figura di una giovinetta incorniciata da lunghi capelli dorati, che le arrivavano sino ai piedi. “E’ la mia cara moglie tornata in vita!”, gridò, “Guardie! Accendete tutte le candele! E voi, signorina, venite subito nella sala del trono!”
“Certo, padre.”, rispose Preziosa, poiché di lei si trattava, “C’è qualcosa che non va?”
Il povero re, riconosciutala, si sentiva morire: “Preziosa, solo tu hai i capelli d’oro identici a quelli di tua madre. Devi sedere sul trono della regina. Devi sposare uno dei miei leali nobili ed avere subito un figlio che diventi il mio erede. Io continuerò a governare, e tu farai quel che io ti dirò di fare.”
Preziosa si infuriò: “Cambia la legge, e sarò io la tua erede. Ma di certo non sarò la tua marionetta. E non sposerò nessuno solo per produrre un nipote per te!”
“Invece lo farai!”, urlò il re, “Tu sei mia figlia e obbedirai ai miei ordini.”
“No!”, gli gridò di rimando Preziosa. La fanciulla fuggì via, si chiuse nella sua stanza e si tagliò i capelli. Aveva appena finito quando la vecchia nutrice bussò alla porta e Preziosa la lasciò entrare.
“Cosa avete fatto?”, disse dispiaciuta la donna nel vedere le lunghe trecce d’oro sparse sul pavimento.
“Mio padre vuole un pupazzo biondo per il trono. Può prendere questi capelli e metterli in testa a una bambola, se vuole!” E la principessa raccontò tutto il resto alla nutrice. La donna l’abbracciò e la confortò: “Avete ragione, è terribile.”
“Vorrei scappare.”, disse Preziosa, “Ma dove potrei mai andare? L’intero regno mi conosce.”
“Forse è ora di seguire la profezia.”, rispose la vecchia nutrice. E poiché Preziosa non ne sapeva nulla, la donna le raccontò cosa le fate avevano detto alla sua nascita.
“Trovare la mia fortuna nei boschi, da sola?”, rifletteva la principessa ad alta voce, “Sarebbe un bel cambiamento! Ma in che modo riuscirei a sopravvivere?”
“In forma animale nessuno potrebbe riconoscervi, e potreste vivere delle bacche e dei funghi del bosco… C’è un animale che vi piacerebbe essere?”
Preziosa sogghignò: “Un’orsa! Un’orsa grande il doppio di mio padre!”
Allora la nutrice prese dalla propria tasca un piccolo fermaglio di legno: “Mettete questo nei capelli. Potrete mutare forma e tornare a quella originaria togliendolo, tutte le volte che volete.”
Preziosa non sapeva se crederle, ma sedette sul letto e mise il fermaglio nel caschetto di capelli che le era rimasto dopo il taglio. Immediatamente vide che le sue mani e i suoi piedi si erano trasformati in zampe dal pelo nero. Poi il letto si ruppe sotto di lei. Preziosa si rimise in piedi, buttò uno sguardo allo specchio e quasi urlò alla vista della grande orsa nera che stava in piedi nella sua stanza. Si tolse il fermaglio con la zampa e guardò nello specchio la sua figura tornare umana.
“Ebbene?”, chiese la vecchia nutrice. “E’ splendido!”, rispose la principessa abbracciandola. Poi sospirò, osservando la lussuosa camera che stava per lasciare: le tende di pizzo, i folti tappeti, gli oggetti raffinati. Quando guardò il letto si mise a ridere: “Suppongo che un’orsa starà comoda nei boschi e che non le serva un letto, dopotutto.” “Siete una ragazza coraggiosa! Ma ora me ne vado, sento che sta arrivando il re.”, e la vecchia signora si dileguò appena in tempo.
Il re batteva alla porta: “Esci! Ho programmato il tuo matrimonio fra un’ora.”
Preziosa spense tutte le candele tranne una: “Scordatelo.”, disse al re.
“E’ un ordine reale!”, gridava suo padre, mentre nella penombra della stanza Preziosa si infilava il fermaglio tra i capelli e guardava le sue mani diventare grosse zampe.
Gli uomini del re sfondarono la porta e lui si precipitò dentro: “Muoviti, devi sposarti!”, gridò.
“Grrr.”, disse la principessa.
“Non fare la stupida.” disse il re, che non aveva la vista acuta, “Togli quel cappotto di pelliccia e indossa un abito bianco.”
“Grrrrrrrrr.”, disse la principessa.
“Devo avere un nipote prima del prossimo anno.”
“GGGGRRRRRR!!!”, disse la principessa e balzò di fronte a lui in piena luce.
Il re si spaventò talmente che cercò di nascondersi sotto il letto rotto. Preziosa-Orsa uscì dalla stanza, attraversò sale e scalinate con le unghie che graffiavano i marmi e infine lasciò il palazzo: nobili, guardie, servitori e soldati fuggirono tutti di fronte a lei.

Preziosa-Orsa camminò tutta la notte alla luce delle luna e arrivò in una quieta foresta. Trovò una morbida cavità erbosa in cui dormire e si sentiva comoda e calda anche senza letto e coperte grazie alla sua folta pelliccia. Il mattino successivo esplorò le radure della foresta. All’inizio gli animali più piccoli di lei che vivevano là fuggivano al solo vederla, come avevano fatto le persone nel palazzo. Ma presto lei imparò a camminare gentilmente con le sue zampe da orsa e ad abbassare il suo ruggito da orsa e gli altri animali non ebbero più paura e diventarono affabili e amichevoli. La guidarono ad un albero cavo che diventò la sua casa. Gli uccelli le indicarono i frutti più dolci, le talpe dividevano i tuberi con lei, le api costruirono l’alveare accanto al suo albero di modo che potesse avere un po’ di miele, e gli animali più piccini e pelosi dormivano attorno ai suoi piedi. In cambio, lei proteggeva animali ed alberi da cacciatori e tagliatori e così tutti vivevano felicemente insieme. Dopo qualche tempo, Preziosa-Orsa perse il ricordo della sua esistenza precedente come essere umano. Amava la vita da orsa, la frutta fresca, i fiori selvatici, gli amici di ogni specie animale.
Poi un giorno, un principe di un regno vicino si perse in quella foresta. Quando vide Preziosa-Orsa chinarsi su di lui rimase paralizzato dalla sorpresa: “Scusami, buon orso, me ne vado subito.”, disse infine indietreggiando, “Mio bell’orso, caro orso…”
Il suo viso e la sua voce erano gentili e Preziosa-Orsa si avvicinò, allo stesso modo cauto con cui si era avvicinata dapprima agli altri animali e lo fiutò. Il principe capì che non aveva nulla da temere e carezzò la testa dell’orsa e la grattò dietro le orecchie. “Sei un’orsa buona e dolce, ma io devo tornare a casa, ora. Vorresti venire con me?” A Preziosa-Orsa piacque così tanto quello strano animale alto che lo seguì volentieri.
Quando raggiunsero il suo castello nella foresta il principe, il cui nome era Jerome, condusse l’orsa ad un grande e splendido padiglione nel suo giardino e disse ai suoi servitori: “Quest’orsa è una creatura speciale. Servitela come servireste me.” Presto tutti i servitori divennero suoi amici. Preziosa-Orsa continuava a vivere con gli altri amici animali, ma faceva visita al castello sempre più spesso e passava molto tempo nel bel padiglione. Un giorno, mentre dormiva accanto allo stagno dei gigli nel giardino del principe, il fermaglio di legno le cadde dalla pelliccia.
Non appena si fu mutata in una giovane donna dai lunghi capelli d’oro (perché era passato abbastanza tempo ed erano ricresciuti) la principessa guardò il suo riflesso nello stagno e rimase di stucco: “Oh cielo! Cosa mi sta succedendo? Dov’è il mio bel pelo nero?” Naturalmente pensò così perché non ricordava nulla del suo passato. Accadde che il principe, affacciato ad una finestra del castello, vide una fanciulla dalla chioma dorata vagare incerta nel suo padiglione. Corse ad una balconata e saltò nel giardino, attraversando malamente una siepe di rose e atterrando ai piedi di Preziosa. La principessa aveva appena ritrovato il fermaglio e pur non sapendo bene perché se l’era rimesso nei capelli. Così Jerome colse un breve momento della sua trasformazione, ma la siepe l’aveva ferito al viso e agli occhi ed era così sconcertato da quel che aveva visto che perse i sensi. Preoccupata, Preziosa-Orsa si chinò su di lui e gli leccò gentilmente la faccia.
In quel momento la madre del principe, che stava passeggiando, arrivò in quel punto del giardino e vide il figlio disteso a terra e l’orsa china su di lui. “Cos’hai fatto al principe?”, gridò, “Servi, uccidete questa bestia!” Preziosa-Orsa corse verso l’interno della foresta e i servitori la inseguirono. Non voleva far loro del male, perciò si nascose per un po’ e poi tornò alla sua casa nell’albero cavo. Era felice come sempre con gli altri animali, ma Jerome le mancava e ogni giorno toglieva il fermaglio per pochi minuti, guardava la propria pelle senza pelo e i capelli dorati e si chiedeva cosa significassero.
I servitori che l’avevano inseguita si erano fermati non appena fuori di vista dalla regina, dicendosi l’un l’altro che l’orsa era buona e gentile e non avrebbe mai ferito il principe. “Lasciamola stare.”, disse uno. “Ma la regina ci ha ordinato di ucciderla.”, rispose un altro. E infine tornarono al castello e mentirono alla regina, dicendo che avevano ucciso l’orsa. Quando Jerome sentì questa notizia saltò fuori dal letto come se fosse impazzito e urlò che avrebbe ridotto i servitori a carne tritata. Giusto in tempo, uno di loro gli bisbigliò all’orecchio: “L’orsa è viva, è nella foresta.” Allora il principe balzò a cavallo, dimentico delle sue ferite, e percorse la foresta per giorni e notti, sino a quando trovò la radura della sua amica orsa. “Per favore, torna da me.”, disse a Preziosa-Orsa, “Mia cara, bella, dolce orsa. Mia madre è dispiaciuta e i servitori non ti avrebbero mai fatto del male.”
E così Preziosa-Orsa tornò al padiglione, ma stette molto attenta a non togliersi mai il fermaglio, poiché il farlo aveva causato così tanti guai. Il principe ricordava la breve visione della sua forma umana come un sogno, ma cominciava a capire che, qualsiasi cosa quella creatura fosse in realtà, lui la amava. Ma poiché era andato a cercarla senza riposarsi e curare le proprie ferite il principe si ammalò e diventò via via sempre più debole. “Non voglio più medici.”, disse ad un certo punto, “Non voglio attendenti o prescrizioni. Voglio stare con l’orsa.” Sua madre, che ormai temeva di vederlo morire, fece trasportare il letto e Jerome nel padiglione, dove Preziosa-Orsa cominciò a curarlo con le erbe e il miele e la frutta fresca che i suoi amici della radura le portavano. Il principe guarì così bene da sembrare nuovo di zecca, e sua madre ringraziò l’orsa e l’abbracciò e la baciò.
Jerome le chiese: “Posso baciarti anch’io, per favore?” L’orsa abbassò la testa in un assenso. E il principe la strinse e la bacio e ribaciò, così tante volte che il fermaglio le cadde dalla pelliccia e lui si ritrovò fra le braccia una giovane donna dai capelli d’oro.
“Cara ragazza, cosa significa tutto ciò?”, disse la regina, “Perché eri travestita da orsa? Sei in qualche guaio?”
Di colpo la memoria di Preziosa tornò e la giovane raccontò alla madre del principe l’intera storia.
“Hai fatto la cosa giusta.”, le disse la regina, “Nessuno deve sposarsi per forza.”
Jerome invece le disse: “Sposeresti me di tua volontà?”
Preziosa era contenta e fu d’accordo, e entrambi si inginocchiarono lì dov’erano per ricevere la benedizione della regina. Mandarono a chiamare la vecchia nutrice affinché partecipasse alle loro nozze e poi vivesse con loro e qualche giorno dopo si sposarono nel padiglione, davanti a tutti gli animali amici di Preziosa.
Poco tempo dopo, la regina chiese alla coppia di governare il regno perché aveva svolto quel compito per molti anni e desiderava riposare, e Jerome e Preziosa accettarono ma dissero che l’avrebbero fatto continuando a vivere nel castello della foresta, dove alberi, fiori, uccelli e scoiattoli, volpi e api, marmotte e talpe stavano felicemente insieme con loro.
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