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(“Meet Mariamah Achmad, Indonesia” – Nobel Women’s Initiative 2017, trad. e adattamento Maria G. Di Rienzo.)

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Mariamah “Mayi” Achmad, indonesiana del Kalimantan occidentale, è la Coordinatrice per l’istruzione alla consapevolezza ambientale della Fondazione Palung e dirige l’organizzazione ecologista “Sekolah Lahan Gambut”. Ha un diploma in gestione forestale e lavora per educare i villaggi rurali alla protezione della biodiversità.

Cosa ti ha spinta a diventare un’attivista?

Sono cresciuta in un bellissimo villaggio rurale con un lungo fiume e molte mangrovie. La foresta forniva alla mia famiglia e alle persone nel mio villaggio legno, lavoro e acqua potabile. All’epoca mio fratello lavorava come disboscatore. Quando il governo mise fuorilegge il disboscamento io mi sentivo arrabbiata, perché pensavo che i nostri mezzi di sussistenza ci fossero stati tolti. Ma ho capito che il vero problema erano le compagnie multinazionali a cui era permesso di controllare larghe aree e di usare la terra a proprio beneficio. Mio fratello non poteva tagliare un albero, ma una di queste compagnie venne al mio villaggio, tagliò il legno delle mangrovie per fare carbone e distrusse i loro acquitrini per produrre gamberetti. Ho preso il diploma in gestione forestale perché sapevo che non c’era abbastanza consapevolezza su come maneggiare la foresta e le nostre risorse naturale. E’ stato come se la foresta mi avesse chiamata.

Quanto grave è l’attuale problema di deforestazione dell’Indonesia?

L’Indonesia soffre degli effetti del surriscaldamento globale, ma allo stesso tempo siamo diventati uno dei paesi che producono più emissioni di anidride carbonica. Centinaia di migliaia di incendi nelle foreste accadono qui ogni anno, molti sono iniziati deliberatamente per aver terra da coltivare, in particolare per le piantagioni che producono olio di palma.

Le nostre umide foreste torbiere sono state prosciugate e disboscate e la torba è molto infiammabile, specialmente nella stagione secca. Quando la torba prende fuoco può bruciare invisibile sotto il terreno e solo la pioggia può spegnerla. L’uso di pesticidi e fertilizzanti e le attività minerarie – sia legali sia illegali – hanno inquinato i fiumi. Nel 2013, l’intera regione del Kalimantan è finita nella lista dei 10 luoghi più inquinati del mondo.

Che impatto ha questo sulle persone?

Il fumo denso delle foreste che bruciano può causare asma, bronchite, malattie cardiache e cancro ai polmoni, e interessa specialmente gli agricoltori che vivono vicini alle piantagioni di palma da olio. A queste comunità manca anche l’accesso a servizi sanitari e istruzione. Nelle zone urbane fanno campagne per insegnare alla gente come maneggiare lo smog, ma la mia squadra e io siamo state in aree rurali piene di fumi dove i membri delle comunità, inclusi i bambini, continuavano a svolgere le attività quotidiane senza usare neppure mascherine.

Ho colleghe che hanno documentato problemi di salute riproduttiva per le donne come risultato dell’uso di acqua inquinata. C’è un costo sociale, pure. Con la perdita della foresta, la comunità perde i suoi mezzi di sussistenza. In passato, la foresta forniva tutto ciò di cui le persone avevano bisogno gratuitamente. Ora devono pagare, il che significa trovarsi un lavoro e usualmente il lavoro lo trovano alle piantagioni per l’olio di palma: dove l’orario è lunghissimo e la paga irrisoria.

In che modo la tua organizzazione “Sekolah Lahan Gambut”, contrasta tale realtà?

Molti dei nostri membri sono giovani donne. Le istruiamo affinché vadano nelle zone rurali a ricordare alle persone quanto importanti sono le foreste, perché le stiamo perdendo e cosa loro possono fare per dare una mano. Lavoriamo nelle scuole, usando le tecniche del racconto e dello spettacolo di marionette per educare gli studenti sull’importanza delle foreste pluviali e torbiere e della biodiversità in generale. Io porto gli studenti nelle foreste in uscite didattiche nelle foreste, che sono anche habitat per specie animali in pericolo. Facciamo anche campagne sui media e abbiamo creato un sito web e programmi radio per diffondere il messaggio.

Cosa dovrebbe accadere?

Dobbiamo far pressione sul governo affinché mantenga la decisione di revocare alle compagnie multinazionali i permessi di bruciare le foreste. Dobbiamo far pressione affinché smettano di aprire queste aree e assicurare le loro riforestazione ove siano state disboscate o bruciate. Le politiche del governo devono sostenere le comunità, non le compagnie commerciali. Io spero di fare in modo che le persone ricordino tutto ciò che le foreste ci hanno dato e che è nostra responsabilità proteggerle.

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Lee Anne e i gemelli

La signora che vedete nell’immagine, assieme ai suoi due figli più piccoli (ne ha quattro) è LeeAnne Walters, ha 37 anni e sino all’ottobre scorso viveva a Flint, nel Michigan – Usa. E’ la donna grazie alla quale il gravissimo caso di inquinamento da piombo del sistema idrico della città è venuto alla luce. Flint è uno dei posti più miserabili d’America: il 41% dei residenti vive in povertà e la maggioranza dei residenti, che sorpresa, è di colore.

Nell’aprile 2014, un manager incaricato dallo Stato effettua interventi per tagliare i “costi” della città e uno di essi è lo spostare l’approvvigionamento dell’acqua dal sistema idrico di Detroit al fiume Flint. I consiglieri comunali brindano con l’acqua alla decisione, ma i residenti sanno già che il fiume è inquinato: la General Motors l’ha usato per anni come discarica.

Quell’estate, ogni volta in cui LeeAnne fa il bagno ai gemelli i bambini si coprono di piccole bolle rosse. Tutti i membri della famiglia cominciano a perdere capelli e a LeeAnne cadono persino le ciglia. La figlia secondogenita, 14enne, è devastata dai dolori all’addome e più volte ricoverata in ospedale; i gemelli continuano a coprirsi di eruzioni cutanee e uno di essi, Gavin, ha smesso di crescere.

A novembre, dai rubinetti della casa esce solo acqua marrone e LeeAnne decide di ricorrere all’acqua in bottiglia per ogni necessità: una misura che pochi residenti di Flint possono economicamente permettersi.

LeeAnne guida le proteste dei suoi concittadini, che sciamano in consiglio comunale lamentando tutti i sintomi succitati più perdita di vista e di memoria, ma le loro domande cadono nel vuoto: per tutto il 2015 lo stato e l’amministrazione cittadina insisteranno a dire che l’acqua è “sicura”, sì ha un po’ di inquinanti ma basta che a fare attenzione siano anziani e bimbi, l’importante è non berla, “non berrete mica l’acqua del vostro bagno” ha la faccia tosta di scherzare uno dei manifesti affissi comunali affissi in città.

LeeAnne Walters non si arrende, coinvolge i medici, rende pubbliche le analisi del sangue dei suoi figli avvelenati dal piombo, crea i “Guerrieri dell’Acqua” e inscena proteste giornaliere fuori dal Municipio. Dapprima il Comune le manda una pompa da giardino, sostenendo che il problema sta nei “suoi tubi”. Il Governatore del Michigan Snyder e il Sindaco Dayne Walling, continuano a ripetere ai giornali che l’acqua è assolutamente sicura ma cedendo alle insistenze di LeeAnne quest’ultimo le manda infine a casa un impiegato a prendere l’acqua da esaminare: essa risulterà contenere piombo in dose 27 volte superiore a quanto consentito dall’Environmental Protection Agency (EPA). Dal Dipartimento comunale per l’Acqua le arriva pochi giorni dopo una telefonata in cui, con voce tremante, qualcuno le dice di tenere i bambini lontani da quel che esce dai rubinetti, ma LeeAnne dovrà coinvolgere direttamente l’EPA per sapere la verità sui risultati.

Senza Walters – ha detto Mona Hanna-Attisha la capo pediatra del Centro Medico di Flint – non saremmo andati da nessuna parte. Lei è il perno del movimento che si è formato.” La lunga esposizione a pesanti dosi di piombo, ha aggiunto, avrà effetti a lungo termine, fra cui irreversibili conseguenze neurologiche, sui bimbi dell’intera città. Hanna-Attisha ha scoperto che i bambini di Flint sotto i cinque anni con elevate dosi di piombo nel sangue sono raddoppiati – e in alcune aree addirittura triplicati: è come, ha detto in un’intervista alla CNN, avessero assunto ogni goccia d’acqua “bevendo con cannucce verniciate di piombo”.

Alla fine, la resistenza e la persistenza e l’intelligenza di queste donne hanno cominciato a dare frutti: la storia è sotto i riflettori dei media, le indagini ufficiali sono cominciate, una causa legale è stata intentata dai cittadini contro i responsabili e il Presidente Obama ha dichiarato lo stato d’emergenza per la città di Flint, permettendo alla città di accedere ai fondi federali per i soccorsi.

Come detto all’inizio, LeeAnne si è trasferita in Virginia con la sua famiglia, ma resta il perno della vicenda, di continuo coinvolta in incontri con attivisti, ambientalisti, tecnici e politici. Le altre madri di Flint si fidano di lei sola e a lei chiedono consiglio; una l’ha chiamata qualche giorno fa per sapere cosa fare: i test clinici su sua figlia quindicenne hanno rivelato che il fegato della ragazzina, grazie all’avvelenamento da piombo, di anni ne dimostra 75. Uno dei gemellini di LeeAnne, Gavin, a cinque anni pesa la metà del fratello e sbaglia parole che conosceva perfettamente a tre; all’altro gemello, Garrett, è stata diagnosticata l’ADHD (sindrome da deficit di attenzione e iperattività). La cosa più dura, dice la loro madre, è non sapere quali altri effetti si manifesteranno in futuro.

Julia Lurie di “Mother Jones” le ha chiesto come si sente, ora, ad avere attenzione a livello nazionale: è soddisfatta che la si stia finalmente ascoltando?

LeeAnne è rimasta qualche attimo in silenzio, poi è scoppiata in lacrime: “Ogni volta in cui ricevo una chiamata da un’altra madre il cui figlio è malato – ha risposto infine – non sembra una vittoria.” Maria G. Di Rienzo

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