“Come può una persona a cui è stato insegnato che le orchidee sono solo bianche compiere una scelta seria fra orchidee bianche e orchidee di altri colori? Come può una persona a cui non è mai stato neppure insegnato che esistono orchidee di altri colori compiere del tutto una scelta per esse?”
Così scrive Maryam Lee (in immagine), malese, attivista per i diritti delle donne, nel libro “Unveiling Choice” ove spiega la sua scelta di non indossare l’hijab. Non lo considera un problema in sé, mettendolo in relazione a situazioni e contesti, ma trova assai problematiche “le condizioni sociali che costringono le donne a metterlo o toglierlo”. E’ inoltre convinta che “le donne musulmane, con fazzoletto o senza (…) devono convenire che il loro nemico comune sono uomini ipocriti che continuano a dire alle donne cosa mettersi addosso.”
Maryam in questo momento è indagata dalle autorità religiose (Jabatan Agama Islam Selangor) per possibile violazione dell’articolo di legge che criminalizza “ogni persona la quale tramite parole in grado di essere udite o lette o viste in disegno, tramite segni o altre forme di rappresentazione visibili o in grado di essere viste in ogni altra maniera: (a) insulti o rechi disprezzo alla religione islamica (…)”.
Se l’indagine condurrà a una denuncia e la denuncia a una condanna, la scrittrice può ricevere una multa di 1.080 euro o tre anni di prigione – o entrambi, la cosa sembra dipendere dall’umore dei giudici.
“Unveiling Choice” – “Scelta di svelamento” è stato pubblicato all’inizio di quest’anno e già l’evento pubblico organizzato per il suo lancio fu indagato dal Dipartimento per gli Affari Religiosi. Donne, femministe, gruppi della società civile stanno protestando per l’intimidazione diretta a Maryam Lee, citando nelle loro dichiarazioni numerosi casi simili.
MAJU – Malaysian Action for Justice and Unity, associazione apolitica pro diritti umani, sostiene che siano proprio le autorità religiose a insultare l’Islam, dandone un’immagine fatta di costrizioni e imposizioni: “L’Islam è una religione di discernimento e permette le differenze di opinione (…) Quest’azione (contro la scrittrice) umilia e insulta l’essenza stessa dell’Islam.”
Spero ovviamente che le accuse contro Maryam siano lasciate cadere. La sto immaginando fra molti anni, in un’occasione festiva e attorniata da amici e parenti, con una nipotina che le chiede: “Ma per cosa ce l’avevano con il tuo primo libro, nonna?” “Non ci crederai, tesoro, ma ci sono persone che odiano le orchidee e ancora di più le donne che ne parlano.”
Maria G. Di Rienzo