Lourdes Huanca Atencio (in immagine qui sotto) è la presidente della Federazione nazionale delle contadine, artigiane, indigene, native e lavoratrici salariate del Perù – FENMUCARINAP. L’organizzazione è stata fondata nel 2006 con lo scopo di difendere i diritti delle donne e ha le sue radici nella visione cosmologica ancestrale delle comunità indigene – la Madre Terra Pachamama, per cui lotta per la sussistenza, per mantenere sovranità sulla terra, sull’acqua e sui semi. Lourdes è già stata in prigione per questo. FENMUCARINAP è attualmente presente in 19 regioni del Perù e conta oltre 126.000 membri.

Il brano seguente è tratto da un’intervista a Lourdes del maggio 2016.
“Il nostro scopo principale è il controllo e la difesa del territorio del corpo femminile, che è spesso violato. Cerchiamo anche di avere più potere politico, economico, sociale e culturale perché noi donne sosteniamo la società e non vediamo riconosciuti ne’ il nostro lavoro ne’ i nostri contributi.
La lotta per il riconoscimento è dura, perché in questo paese, come in altri paesi dell’America Latina, va contro il patriarcato, il machismo e il sessismo.
Nella nostra organizzazione abbiamo contadine, artigiane, operaie e donne indigene: e sebbene si venga da differenti sentieri nella vita il senso di essere compagne ci tiene sempre insieme. Ci dà forza e ci rende coraggiose. Per questo nostro coraggio c’è chi ci chiama ribelli.
Un altro aspetto importante del nostro impegno è la felicità delle donne – anche quella intima. Le donne rurali soprattutto, ma anche quelle che vivono in città, non conoscono la parola “orgasmo”. Quelle di noi che ne hanno fatto esperienza sanno che è una bella cosa da ottenere con un/una partner. Non è qualcosa di esclusivo per gli uomini che ti usano come oggetto sessuale, se la godono ed è finita. Le donne devono amare se stesse e i propri corpi. Dobbiamo imparare che non siamo qui semplicemente per piacere, restare incinte e crescere i figli. Ci sono donne rurali che non si sono mai spogliate di fronte ai loro mariti, perché questi ultimi preferiscono le “sveltine”.
Quand’è che sorridiamo? Quando abbiamo il tempo di conoscere noi stesse? Questi sono argomenti che discutiamo con le donne rurali.
Le nostre nonne e i nostri nonni potevano essere illetterati ma ci hanno insegnato la dignità, ci hanno insegnato a difendere i nostri diritti, ci hanno insegnato a lavorare: per questo le donne peruviane sono creative e si muovono sempre in avanti. Perciò, verso cosa ci stiamo muovendo? Verso il potere. Non vogliamo che qualcuno ce lo dia per compassione, lo vogliamo perché lo meritiamo e come riconoscimento per il nostro lavoro. La nostra ascesa non dovrebbe essere messa in discussione perché siamo donne. Come si può dubitare della nostra abilità, quando veniamo dalla gestione delle case dove siamo educatrici e mediche? Siamo ben preparate a prendere la guida. Alle giovani generazioni femminili insegniamo a non abbassare la testa per la vergogna. Se tuo padre è un campesino e tua madre è indigena tu dovresti essere fiera di loro, fiera del sangue della lotta che ti scorre nelle vene.
Se vai nelle zone rurali e parli con la gente che ci vive ciò ti aiuta a crescere e svilupparti come persona. Senza le qualità della dignità e della compassione possiamo crescere solo come robot e attrezzi del progetto neoliberista. Dobbiamo prendere la saggezza dei nostri Apos (presenti nelle mitologie di Perù, Bolivia e Ecuador, sono spiriti delle montagne che ne proteggono le popolazioni, ndt.), la saggezza delle nostre madri e applicarle allo sviluppo del nostro paese per cucire un futuro di speranza. E’ importante imparare dalle donne tutto quello che possiamo.
Una formazione accademica non è superiore all’università della vita in cui io imparo ogni giorno: ho preso la mia laurea marciando nelle strade e ho preso il “master” quando sono uscita di galera, dove mi avevano messa perché difendevo la mia terra. Queste due esperienze, l’intellettuale e la non-intellettuale, sono complementari. E’ come quando vai ad arare il campo, devi avere due buoi: uno giovane e uno anziano. Quello più vecchio terrà la direzione giusta, quello più giovane fornirà la forza. Dovremmo guardare alla vita nello stesso modo, rispettando gli anziani e rispettando i giovani.” Maria G. Di Rienzo
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