Questa è Ana Bel, peruviana migrante negli Stati Uniti, più nota come la Loba Loca – la Lupa Pazza. La Lupa, secondo le sue stesse definizioni, è un’artista del fai-da-te (dai gioielli agli assorbenti igienici crea tutto con materiale riciclato), attivista per la giustizia riproduttiva, doula per le donne che vogliono abortire, tatuatrice tradizionale, fotografa, ciclista, documentarista, esperta di erboristeria medicinale, appassionata delle mestruazioni, “ecofemminista brunita”. La Lupa si è laureata in Studi Interdisciplinari con una tesi sul controllo della popolazione nelle Ande e le campagne di sterilizzazione forzata implementate in Perù sotto la dittatura di Fujimori, quarant’anni fa.
Il brano seguente, tratto da un più lungo articolo, concerne il suo personale rapporto con l’ambientalismo:
“Il fatto è che io mi curo dell’ambiente ma non posso sopportare quando persone bianche che pretendono di essere completamente connesse alla Terra rifiutano di capire che molti/e di noi – gente brunita migrante – veniamo da retroterra dove l’ambientalismo non è in discussione, perché siamo cresciuti facendo involontariamente un sacco di cose “verdi”. Per qualche ragione la cultura dominante ha fatto un gran lavoro nel cancellare le eredità della gente di colore in merito a qualsiasi cosa “verde” o “ambientalista”.
La cultura dominante spaccia le pratiche di sostenibilità come un’avanzata invenzione di gente bianca. Un esempio molto seccante è la permacultura, un “sistema” che puoi imparare se hai un sacco di soldi da spendere – ma fate attenzione, un bel po’ dei principi della permacultura sono praticati da gente di colore in tutto il mondo, dal riciclo dell’acqua per lavare i piatti e innaffiare le piante all’usare gli avanzi di cibo per arricchire il suolo coltivabile. Le persone di colore appartenenti a famiglie che devono riciclare e riusare per far quadrare i conti, hanno un incredibile ammontare di conoscenze. Noi non le chiamiamo “pratiche amiche dell’ambiente”, le facciamo e basta. Io chiamo questa conoscenza passata di generazione in generazione Lo Scibile della Nonnina, perché molte di queste pratiche della nuova era sono semplicemente i modi in cui le mie nonne e i miei anziani vivono le loro vite. (…) La colonizzazione e le migrazioni hanno creato amnesia culturale. Siamo bombardati da pubblicità, programmi televisivi, libri di scuola, religioni: un sistema che ci fa dimenticare che molte delle cose spacciate per “moderne” e “alternative” sono state praticate dalle nostre genti e dalle nostre famiglie per generazioni. Reclamare queste pratiche è il processo verso l’interruzione dell’appropriazione dello Scibile della Nonnina e il sentirsi rafforzate/i dal riprendersi le proprie eredità. Questa società patriarcale capitalista è disegnata per mantenerci insani. Ci sono un mucchio di barriere alla salute che ci sono state imposte da un sistema che inquadra costantemente la sostenibilità e una vita sana in termini bianchi, non prendendo in considerazione il lavoro che noi e le nostre famiglie svolgiamo ogni giorno come “ambientalisti accidentali”. Per me, tener conto del mio ciclo e raccogliere il mio sangue mestruale sono azioni che mi fanno sentire reale. Mi fanno sentire parte di una linea di mestruanti che trattano il proprio corpo in modo organico e consapevole. E’ la memoria del sangue che mi avvicina alle mie nonne e alla mia mamma, che mi racconta storie su come lavava i propri assorbenti nella casa dei genitori a Arequipa.
Non posso fare a meno di immaginarmi nel cortile sul retro della casa della nonna, in un caldo pomeriggio estivo, mentre sciacquo i tamponi della luna nel lavatoio stando vicina alla mia mamma, e magari innaffio le piante della nonna con un po’ di sangue della luna e poi appendo gli assorbenti ad asciugare sotto l’ardente sole andino. Poi mi immagino andare dalla nonna a lamentarmi dei dolori mestruali, così che lei mi presti attenzione e mi metta sul ventre le sue tiepide mani rugose, massaggiandolo mentre pronuncia incantesimi d’amore: Sana sana panzita de rana, si no sana ahora sanara manana. (Guarisci guarisci pancino di rana, se non guarisci ora guarirai domani.)
Per me, vedete, restare in salute in questo sistema malato significa costantemente reclamare e nominare, ri/creare, ri/membrare e re/immaginare lo Scibile della Nonnina.”
(Gli assorbenti della Lupa)