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Posts Tagged ‘autostima’

(“I am not old”, di Samantha Reynolds, poeta canadese contemporanea. Samantha – che ha anche fondato la casa editrice Echo Memoirs – ispirò migliaia di persone a esplorare la propria vita tramite la poesia nel 2011, anno di nascita del suo primo figlio, grazie all’apertura di un blog in cui si impegnò a scrivere una poesia al giorno sino a che il bimbo non avesse compiuto un anno: “Bentility—The Art of Noticing Your Life” è ricordato ancor oggi come una “internet sensation”. Trad. Maria G. Di Rienzo.)

figurine

(Figurina in pietra ritrovata nel 2016 a Catalhoyuk in Turchia, datata 8.000 anni.)

NON SONO VECCHIA

Non sono vecchia, ha detto

Sono rara

Sono l’ovazione in piedi

alla fine dello spettacolo

Sono la retrospettiva

della mia vita

come arte

Sono le ore

collegate come puntini

dentro il buonsenso

Sono la pienezza

dell’esistere

Voi pensate che io stia aspettando di morire

ma io aspetto di essere scoperta

Io sono un tesoro

Io sono una mappa

queste rughe sono le tracce

del mio viaggio

Chiedetemi

qualsiasi cosa.

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(“Mother says there are locked rooms inside all women”, poesia e prosa di Nebila Abdulmelik – in immagine – trad. Maria G. Di Rienzo. Nebila, etiope, si definisce una “cantastorie femminista che usa creatività e arte per parlare di pace, affrontare diseguaglianza e oppressione, archiviare le storie del vivere quotidiano a beneficio delle generazioni a venire”. Oltre a essere scrittrice, poeta, editrice e fotografa, Nebila è assai nota ed efficace come attivista: solo per fare un esempio, la sua campagna #JusticeForLiz, relativa all’ottenere giustizia per una donna vittima di stupro, raggiunse quasi 2 milioni di firme.)

nebila

Ero solita pensare fosse l’oscurità

a darti gli incubi

Solo ora arrivo a capire

come le luci che inondano la tua esistenza

sembrino perseguitarti

Non appena arrivano

tu cerchi i punti che la luce non raggiunge

per poterci strisciare dentro, coperta dal calore e dal rifugio del buio

Nel mentre quasi tutti bramano movimento e suono,

tu sei saziata dal vuoto e dalla pienezza dei silenzi

Da sola, negozi fra le differenti donne che ti compongono

Indisturbata,

filtri l’orchestra di pensieri

in mutevoli ottave

permettendo a ciascuna di esse di cantare la propria canzone

*****

Mia madre dice che ci sono stanze chiuse all’interno di tutte le donne. Che le donne diverse che le abitano sono le sole a poter schiudere quelle porte. Tu devi essere paziente. Devi sederti con ognuna di esse, una alla volta. Parlare le loro lingue. Ascoltare le loro storie. Intrecciare i loro capelli. Percepire il loro tipo di pelle – ruvida, liscia, grezza. Fasciare le loro ferite. Ridere con loro. Capire le loro lacrime. Massaggiare i loro piedi. Conversare con loro. Dar loro riconoscimento. Essere presente per le loro paure. Essere presente per loro. Stare con loro.

Mia madre dice che alcune le evochi tu e altre evocano te. Che una porta con sé la propria rabbia, un’altra il delirio. Che non devi mai ignorare la più silenziosa, quella che non bussa mai. Lei è la più potente. Devi cercarla, persuaderla a uscire dalla stanza con gentilezza.

Mia madre dice che non devi pensare a come soddisfare quella che bussa sino a che le sanguinano le nocche e le mani le dolgono. Lei non è una di cui dovresti preoccuparti perché indossa tutte le proprie emozioni e tu saprai subito se ci sono guai in arrivo.

Una ha buttato giù la porta l’altro giorno – mamma dice che è perché era soffocata dalla propria angoscia – e si è succhiata via tutta l’aria nella stanza, lasciandola annaspare in cerca d’aria che non poteva fabbricare. Lei è quella a cui non sottoponi problemi. Lei li nutrirà sino a farli crescere come erbacce, senza lasciare spazio alcuno alla bellezza. O al respiro.

Ognuna ha il suo posto e il suo scopo. Tutte creano te. Senza di esse, saresti vuota. Un guscio. Loro ti danno colore, carattere, stile. Persino quella furibonda ti dà acume. Lascia che siano.

Mia madre dice che è solo quando ti danno le chiavi, solo allora sarai in grado di aprire tutte le porte e fare pace, di riunirle insieme così che possano cantare i loro sogni e narrare i loro ricordi l’una all’altra. E a te.

Solo allora, quando le loro sofferenze saranno intessute nelle storie che raccontano, i sogni che osano e i segreti che sussurrano saranno liberati e libereranno il tuo respiro.

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Riccione, uscita dell’autostrada, 2020:

escrementi pubblicitari

Questa geniale, innovativa, creativa pensata dei pubblicitari (il sesso fa vendere, l’umiliazione delle donne anche – che novità!) fa obiettivamente schifo. In termini più educati del mio, ciò è stato detto abbastanza volte da indurre il proprietario della macelleria Ugolini a dichiarare: “Chiedo scusa. Rimuoverò al più presto il manifesto. Non volevo offendere la sensibilità di nessuno e tanto meno quella delle donne.”

Desidero qui ribadire a lui (quale simbolo odierno di una tendenza sociale) e agli incompetenti misogini a cui ha commissionato il cartellone che la nostra sensibilità è l’ultimo dei problemi in ballo. La lotta contro la pubblicità sessista e oggettivante negli spazi pubblici non ha nulla a che fare con puritani sentimenti di disagio per la nudità dei corpi, con la “decenza” o il moralismo: si tratta del contrasto a un sistema patriarcale che costantemente rinforza le diseguaglianze fra i generi e della conseguente normalizzazione della violenza di genere in tutte le sue forme – per tipologia e posizionamento, per esempio, gli annunci pubblicitari hanno un deciso effetto di sdoganamento e normalizzazione delle molestie sessuali.

Negli spazi pubblici è impossibile evitarli: consapevolmente e inconsciamente ricordano alle donne che sono vulnerabili e imperfette e che è loro dovere conformarsi a un’idea precisa di femminilità, mentre conferiscono agli uomini i privilegi del giudizio e del controllo.

“E’ un’affermazione di potere. E’ un modo per farmi sapere che un uomo ha diritto al mio corpo, ha diritto a discuterlo, analizzarlo, valutarlo e a far sapere a me o a chiunque altro nelle vicinanze il suo verdetto, che a me piaccia o no.” Laura Bates, Everyday Sexism Project.

Inoltre, gli effetti devastanti della pubblicità sessista sulla nostra psiche e quindi sulla nostra salute (un altro tipo di violenza di genere) sono scientificamente dimostrati da decenni: 2002, meta-analisi di 25 studi riporta che la maggioranza delle adolescenti si sente significativamente peggio rispetto al proprio corpo dopo aver visto le immagini di donne proposte dai media; 2008, meta-analisi di 77 studi riporta che l’esposizione ai media è fortemente legata ai problemi di immagine corporea nelle donne – per capirci meglio, i “problemi” si concretizzano in anoressia, autolesionismo, depressione, stress e persino suicidio, eccetera eccetera. Un solo dato: dal 1970 i disturbi alimentari nelle donne sono aumentati del 400%.

“Le donne e le bambine si paragonano a queste immagini ogni singolo giorno. E il fallimento di assomigliare ad esse è inevitabile, poiché sono basate su una perfezione che non esiste.” Jean Kilbourne, ricercatrice universitaria, documentarista, conferenziera, scrittrice.

Infatti le foto dei corpicini senza testa e senza volto – culi, i culi sono sufficienti a definire le donne – sono abbondantemente ritoccate per rimuovere da esse ogni traccia di umanità (i pubblicitari considerano queste tracce “difetti”) e dar loro girovita impossibilmente stretti e pelle luminosa da incontri ravvicinati del terzo tipo. Spesso sono pure “candeggiate”, per così dire, perché il modello proposto è stato pensato come ideale per i (ricchi) consumatori occidentali, ma si è rapidamente diffuso a livello globale: creando un proficuo mercato di creme sbiancanti e tinture ossigenanti che succhia via autostima e soldi a donne di tutto il mondo.

Quindi, signor committente e signori pubblicitari, la mia sensibilità è perfettamente a posto: sono le mie ovaie che girano a paletta.

Maria G. Di Rienzo

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Generalmente, questo è il periodo dell’anno in cui formuliamo buoni propositi per noi stessi e cerchiamo di proiettarci nel futuro. Nel farlo, esaminare, riconoscere e apprezzare le nostre capacità collegandole ai nostri desideri è essenziale: ma sapere su che terreni tendiamo a incespicare e imparare a restare in piedi sentendosi al sicuro e fiduciosi lo è altrettanto.

Il mio suggerimento al proposito è di usare gli archetipi. E’ facile, non costa nulla e permette di risvegliare energie dormienti e di esplorare lati della nostra personalità sepolti da condizionamenti o paure.

L’archetipo (significa “modello”, “prototipo”, “primo esemplare”) è un elemento simbolico che esprime una serie specifica di aspetti e ricorre nelle narrazioni di qualsiasi tipo, dalla fiaba per bambini alla leggenda urbana. In effetti, ci imbattiamo continuamente nella Strega (cattiva per lo più), nel Vecchio Saggio, nella Madre benevola o nella Matrigna malvagia, nel Principe Azzurro, nel Genio, eccetera. Solo da questo brevissimo elenco avrete notato che gli archetipi non sfuggono alla stereotipizzazione di genere, giacché i posti migliori, per così dire, sono riservati agli uomini: se il Vecchio Saggio è competente, custode di tradizioni e profonde conoscenze, associato a potere e intelligenza e “motore” del bene, la Vecchia Saggia non gode di eguale considerazione: è al meglio una fattucchiera astuta e manipolativa che dev’essere temuta o persino eliminata – tuttavia nulla vi impedirà di rivalutarla e di chiamarla al vostro fianco se ne avrete bisogno.

Vi rassicuro anche sul fatto che non avete necessità di studiare mitologia o di avere una specializzazione in psicologia junghiana, giacché gli archetipi prendono forme “moderne” e popolari che vi sono sicuramente note: Daenerys de “Il Trono di Spade”, come Xena prima di lei, è un archetipo (la principessa guerriera), così come Yoda di “Star Wars” (il vecchio saggio, appunto).

Date un’occhiata al parco offerte:

1. C’è un libro, un film, uno sceneggiato, un videogioco che ha per voi grande significato e vi è particolarmente caro, magari sin dall’infanzia?

2. Qual è il vostro personaggio preferito in uno o più di questi mondi virtuali? Perché vi piace?

3. Nell’eventualità che la fiction non vi soddisfi, c’è un individuo reale che non conoscete personalmente ma vi appassiona e vi ispira?

E’ assai probabile che le risposte siano collegate ai vostri sogni, ai vostri timori, a come siete e a come vorreste essere in determinate situazioni. Se siete attratte/i da un determinato personaggio è possibile esso rappresenti qualcosa che attende di essere risvegliato in voi. Chiunque ella o egli sia, chiamate la sua energia e la sua alleanza quando, come detto all’inizio, vi trovate su terreni instabili.

Mettiamo che siate di continuo coinvolti, per lavoro o relazioni personali, nella mediazione di dispute e conflitti: avete alti standard su giustizia, equità, eguaglianza e dovete esercitare pazienza, ascolto, osservazione, comprensione di differenti punti di vista. Il vostro personaggio preferito / archetipo è il Diplomatico. Che forma ha preso nel vostro immaginario?

E’ una cosa da vecchi cinefili incalliti, tipo il giudice Dan Haywood interpretato da Spencer Tracy in “Vincitori e vinti” (“Judgment at Nuremberg”, 1961)? Oppure è l’avvocata Alicia Florrick (Julianna Margulies) di “The Good Wife”? E’ Re Salomone o la Profetessa e Giudice Debora nella Bibbia? E’ l’avvocata Premio Nobel per la Pace Shirin Ebadi?

Evocate il vostro archetipo, chiunque sia, così: “Ora ho bisogno della chiarezza lungimirante di Debora”, “Alicia (o Shirin) in questo momento devo esercitare la tua resilienza e il tuo coraggio”. Pensare o dire queste parole stimolerà in voi i tratti che associate a Debora, Alicia Florrick o Shirin Ebadi. Potete persino agire come il personaggio o la persona in questione, parlare come pensate lei o lui parlerebbe se presente – voi restate chi voi siete, non svilupperete una doppia personalità, ma più a lungo praticherete l’uso degli archetipi più le qualità che “chiamate” si riveleranno come semplicemente vostre.

Insomma, se vi sembra che il vostro prossimo compito sia portare un Anello a Mordor, non fatevi scrupolo di mandare un messaggio a Frodo (o a Gandalf). Brindo al vostro successo!

Maria G. Di Rienzo

Baby Yoda 2

(per la serie: ogni scusa è buona per piazzare un Baby Yoda da qualche parte)

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(due composizioni senza titolo della poeta indiana contemporanea Sonia Motwani, in immagine sotto, trad. Maria G. Di Rienzo. Sonia è l’autrice del libro di poesia “Silent Defiance” – “Sfida Silenziosa”, si dichiara fermamente convinta del potere insito nell’amore di sé e nella capacità della poesia di dare sollievo e guarigione. Il suo account su Instagram si chiama “Poesie femministe”.)

Devi a te stessa

delle scuse.

Delle scuse per

esserti considerata

meno che magica.

sonia

La guerra

che fai contro la tua pelle

spezzerà

le tue stesse ossa.

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(di Amanda Lovelace, poeta statunitense contemporanea – in immagine – autrice di raccolte di versi che hanno questo tipo di titoli: “Qui la strega non brucia”, “Qui la principessa si salva da sola” e “Qui la voce della sirenetta ritorna”. Trad. Maria G. Di Rienzo.)

amanda

Le tue anche

tenteranno di scoppiare

fuori dalla tua pelle.

Le tue cosce

tenteranno di crescere insieme

come una coda di sirena.

Un soffice giardino

tenterà di germogliare

sulle tue gambe.

(& fra le tue gambe,

sul tuo labbro superiore,

sulle tue ascelle, ecc.)

Il mondo comincia

e finisce

quando lo dici tu.

– ciò che non vogliono farti sapere

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L’oceano

non si scusa per la sua profondità

e le montagne

non chiedono perdono

per lo spazio che prendono

perciò, neppure io devo farlo

Becca Lee

kathryn bishop - elated

Il mio corpo non è difettoso, è il tuo modo di pensare che lo è.

Stephanie Lahart

(trad. MG Di Rienzo)

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Uno-due

Sekinat Quadri

“Vorrei dire alle ragazze che hanno paura di tirare di boxe che la boxe non è così difficile. E’ solo diretto, doppio diretto, uno-due.”

Quando la BBC ha chiesto a Sekinat Quadri – in immagine – se voleva mandare un messaggio al mondo, lei ha scelto di dire ciò. I suoi eroi sono Muhammad Ali, la figlia di costui Laila Ali (sul ring dal 1999 al 2005, sempre imbattuta) e la pugile americana Claressa Shields, 23enne due volte campionessa dei pesi medi che pure non è mai stata sconfitta.

Sekinat è nigeriana, ha 7 anni e fa pugilato da due: capitemi, a cinque anni questo scricciolo ha espresso il suo sogno, demolito le resistenze degli adulti a permetterle di impegnarsi a raggiungerlo e sta ispirando altre bambine a imitarla (com’è visibile nella seconda foto).

sekinat in allenamento

A questo punto, fate un bel respiro e guardate diritto negli occhi la vostra giornata. Nessuno ha il diritto di definire chi siete e quel che volete ad eccezione di voi stesse. Diretto, doppio diretto, uno-due.

Maria G. Di Rienzo

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Fuori posto. Così ci sentiamo in molti nell’Italia del 2018 e del governo dei soccorsi negati, dei censimenti etnici (illegali) e delle corruzioni passate e presenti. Ci sentiamo così pochi, così diversi, così impotenti che spesso preferiamo persino non essere visti.

Quando arriviamo al punto di cancellare noi stesse/i, abbiamo bisogno di Storia e di Orgoglio. Quando la situazione permette alle persone di essere legittimate all’odio, all’abuso, alla discriminazione, all’ignoranza e all’avidità, abbiamo bisogno di Storia e di Orgoglio.

Quando cominciamo a dimenticare la Storia, quando essa viene ridefinita, ripulita, manipolata e noi scordiamo che sono stati i poveri e i diseredati a sollevarsi in ogni lotta per la dignità umana, abbiamo bisogno di ricordarli, di nominarli, di dichiararci loro eredi – con Orgoglio.

Sono donne e uomini radici dell’albero della Storia: hanno acceso fuochi sacri, creato interi nuovi sistemi di pensiero, rovesciato bigottismo e oppressione; hanno sognato – e lottato affinché i sogni divenissero realtà e nel fare questo hanno aperto per se stesse/i e per noi migliaia e migliaia di strade.

Quindi stracciate i fondali che li coprono, perché sono gli stessi fondali che cancellano voi. Se sappiamo da dove veniamo, prenderemo migliori decisioni su dove andare.

Deliziatevi di chi voi siete, dentro e fuori.

Dispiegate le vostre ragioni, le vostre passioni, la vostra forza come rami di quello stesso albero della Storia. E preparatevi a diventare radici, per coloro che verranno dopo di voi.

Pensateci bene: non siamo noi a doverci vergognare.

Maria G. Di Rienzo

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luna piena labirinto

Rituale, esercizio, coccola? E’ un po’ tutto questo e ha numerose versioni che differiscono in qualche dettaglio a seconda di chi propone la cosa e del contesto in cui si essa svolge. Nel mio caso ho usato il labirinto con gruppi di attiviste/i come aiuto per rinnovare energia, concentrazione e impegno. La versione che vi presento di seguito è semplificata da un testo di Jenya T. Beachy e permette l’esecuzione anche in solitario.

Cosa vi serve:

1. Un labirinto a spirale: all’esterno potete disegnarlo nel terreno o nella sabbia, usare sassi ecc., all’interno potete farlo con pezzi di cartone, tappeti o quant’altro. Potete anche usare un labirinto già esistente, se è accessibile nei paraggi.

2. Un modo per segnare i quattro punti cardinali. Potete creare quattro “altari” come preferite, o segnare i luoghi con una pietra / un oggetto che sia molto visibile.

3. Quattro fogli su cui saranno scritte le indicazioni relative a ogni punto cardinale, come leggerete di seguito: potete farne dei cartelli e lasciarli in loco o portarveli dietro.

3. Un calderone al centro del labirinto – quella grossa vecchia pentola in cui nonna faceva la polenta andrà benone – e accanto ad esso fogli di carta e penne (su un tavolino se potete mettercelo, altrimenti usate un blocco note con dorso rigido).

Cosa dovete fare:

Entrate nel labirinto. Fermatevi al punto Nord. Chiudete gli occhi per un momento e respirate profondamente. Leggete il foglio / cartello.

Senti i tuoi piedi saldi su questa Terra.

Senti come sei tenuta abbracciata al corpo della Terra.

Lei non ti abbandonerà mai. Ti ama moltissimo.

Sii benedetta, Figlia della Terra.

Continuate a camminare sino al punto Est. Chiudete gli occhi per un momento e respirate profondamente. Leggete il foglio / cartello.

Il tuo respiro ti libera dalle scorie, ti rinfresca e dà vigore alle tue cellule.

Senti la chiarezza che viene da una mente non affaticata.

Gli uccellini stanno cantando per te.

Sii benedetta, Figlia dell’Aria.

Continuate a camminare sino al punto Sud. Chiudete gli occhi per un momento e respirate profondamente. Leggete il foglio / cartello.

Inspira e senti la fiamma che accende il tuo essere in profondità.

Vibrante, luminosa, calda, emozionante!

La luce del Sole copre un’incredibile distanza solo per toccarti.

Sii benedetta, Figlia del Fuoco.

Continuate a camminare sino al punto Ovest. Chiudete gli occhi per un momento e respirate profondamente. Leggete il foglio / cartello.

Mettiti la mano sul petto e percepisci il battito del tuo cuore fedele.

Il tuo sangue fluisce come i fiumi del pianeta, in un ciclo costante dall’inizio alla fine.

Sentiti dissetata dall’amore.

Sii benedetta, Figlia dell’Acqua.

Arrivate al centro del labirinto, dove carta e penna e calderone aspettano le vostre intenzioni. Scrivetele: quel che volete ottenere, ciò in cui sperate, l’orizzonte a cui tendete… Ripiegate il foglio e mettetelo nella pentola. Il percorso che avete fatto e questo momento sono vostri e solo vostri. Tenete in mente che la vostra persona e il vostro lavoro sono unici e preziosi.

Quando tutti avranno attraversato il labirinto, o subito se non siete in compagnia, bruciate – con le dovute precauzioni – i foglietti nel calderone e significate in questo modo la vostra volontà individuale (e eventualmente collettiva) all’universo.

E poi? Be’, io direi di far partire la musica, di cantare e ballare. Prole della Terra, dell’Aria, del Fuoco, dell’Acqua… siete davvero, tutte/i, una benedizione. Non dimenticatelo.

Maria G. Di Rienzo

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