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Che dipenda dall’aver fatto la principessa guerriera per sei anni di fila? Che l’aver scelto “Lawless” (Senzalegge) come cognome d’arte abbia influito? Lei dice di no. Sta di fatto che quando le hanno proposto di partecipare ad un’azione diretta nonviolenta volta a fermare l’estrazione di petrolio nell’Artico, lo scorso febbraio, Lucille Ryan, meglio conosciuta come Lucy Lawless e ancor di più come Xena la principessa guerriera, ci ha pensato su solo un paio di minuti prima di rispondere “Sì”. E ha passato tre giorni appollaiata su una rampa della nave “Noble Discoverer” appartenente alla Shell.

A dire il vero, non pensavo che ce l’avremmo fatta a salire a bordo. Pensavo che ci avrebbero fermati prima. E invece eravamo là. Per il primo quarto d’ora non sono riuscita a credere che ero sul serio in cima a quell’affare. Per tre giorni e mezzo siamo sopravvissuti a cioccolato e noccioline, mentre sulla nave sparavano musica a tutto volume nel tentativo di innervosirci e noi ululavamo risate in risposta.” Lucy ha odiato spesso le scene d’azione nei telefilm di Xena, ma ammette che il training si è rivelato utile quando ha dovuto scalare strutture sulla nave della Shell: “Per due anni ho vissuto piena di lividi, ma ne sono stata ripagata. Dopo aver preso un bel po’ di colpi i miei riflessi sono diventati molto buoni. Lanciatemi qualsiasi cosa e la prenderò al volo.”

Lucy Lawless, 44enne e madre di tre figli, non ha detto nemmeno ai propri familiari in cosa consisteva l’azione a cui ha preso parte, perché ciò li avrebbe eventualmente resi complici. Suo marito Robert Tapert è rimasto un po’ scioccato, racconta Lucy: “Pensava che mi sarei incatenata ad un bulldozer in procinto di abbattere alberi, o cose del genere. Ho detto ai miei figli che se mi impegnavo in un’azione diretta era perché consideravo importante il suo scopo, ma i più piccoli hanno 12 e 10 anni ed erano seccati dal fatto che la mamma sarebbe stata distante. Mi hanno risposto mugugnando: Sì, sì, abbiamo capito. Vabbé, mamma, ok.”

Attualmente, Lucy è libera su cauzione, ma nel prossimo settembre la sentenza a suo carico, e a carico degli altri sette attivisti che hanno fermato l’estrazione di petrolio nell’Artico, potrebbe arrivare sino ai tre anni di carcere. “Suona figo, no? Sono fuori su cauzione, ragazzi. Ma persone che conosco, che fanno campagne ambientaliste da anni e anni, e molte persone che ho incontrato a Rio+20, mi risponderebbero con una scrollata di spalle: Embé? Io sono stato arrestato trenta volte, ormai.” Lucy era a Rio per lanciare la campagna di Greenpeace “Salviamo l’Artico”: l’organizzazione mira a raccogliere un milione di firme per stabilire un “santuario globale” nella vasta zona disabitata attorno al Polo Nord.

La cosa folle è questa: da quindici anni gli scienziati danno l’allarme rispetto al cambiamento climatico, lo scioglimento dei ghiacchi polari, l’inquinamento crescente nella zona artica, ma nessuno ascolta. Perciò non mi importa nulla di quelli che prendono in giro le “celebrità” impegnate nell’attivismo sociale o ecologico, so anch’io che i nomi noti non aggiungono alcunché di rilevante alla causa, ma almeno portano acqua al mulino. E ora che abbiamo ottenuto un po’ d’attenzione dobbiamo mantenerla viva. Io incoraggerò la gente a firmare la petizione per l’Artico nei paesi in cui Xena è stata un grosso successo, come l’Egitto, la Turchia e il Brasile.”

Come molti altri neozelandesi, Lucy fu oltraggiata dall’aggressione francese alla nave di Greenpeace “Rainbow Warrior” nel 1985 e offrì la sua solidarietà all’associazione. Il suo coinvolgimento nell’azione diretta dello scorso febbraio ha in parte le sue radici nell’amicizia stretta allora con l’attuale responsabile di Greenpeace in Nuova Zelanda, Bunny McDiarmid. All’epoca, Bunny le chiese di sostenere una marcia contro il piano governativo di permettere estrazioni di carbone nelle foreste protette. Il governo ritirò il progetto e Lucy Lawless nacque come attivista. “Probabilmente altre azioni dirette saranno necessarie.”, dice riferendosi all’Artico, “Se si guardano le proiezioni delle compagnie petrolifere, che vanno sino al 2050, le loro idee riguardano solo tre settori: gas, carbone e petrolio. Pensano che con le energie rinnovabili non si guadagna e non hanno il minimo interesse a cambiare le pratiche con cui fanno i loro affari.”

Vi ricordate come cominciavano gli episodi di Xena? Una voce fuori campo recitava: “Il suo coraggio cambierà il mondo.” Maria G. Di Rienzo

(Fonti: The Guardian, Safe World for Women)

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