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Il nuovo romanzo di Maria G. Di Rienzo è ora disponibile online.

MERGELLINA E LE MADRI

(di Maria G. Di Rienzo)

Mergellina,

Mergellina…

Dentro questa barca fammi sognare

Rema per me

Non mi svegliare

(Serenata a Mergellina – Mario Abbate)

Letto, riletto e poi riletto ancora con piacere e coinvolgimento. I romanzi di Maria G. Di Rienzo sono sempre preziosi per la sua capacità di creare mondi possibili in cui le conseguenze dell’oggi sono la premessa per altre storie, altri timori, altre possibilità.

Il romanzo è ambientato in un tempo futuro dopo il disastro, quando oramai l’acqua la fa da padrona tra paludi e atolli dove la gente si organizza e sopravvive, con strutture simili o grandemente diverse.

Ma qualunque organizzazione, qualunque stuttura sociale riesce sempre ad avere i suoi emarginati i suoi disadattati, quelli che emigrano sperando di trovare altrove un senso diverso alla propria vita, quelli che non accettano, che subiscono, e che nonostante tutto cercano in qualche modo di restare fedeli a se stessi.

La scrittura piana e scorrevole ci accompagna dentro le emozioni e la vita di Lin, la “ragazza che non c’è” che ha ereditato un nome assegnato dagli spiriti, che rifiuta ferocemente identificandosi come Lin. Ma ciò che rifiuti ti segna e rimane una parte di te, magari tatuata sul polso come il suo nome. Altri personaggi fondamentali emergono subito accanto a lei, la figlia Ninni, “formata a modo suo”, e Jade, Geid, il compagno non compagno artista, e via via alcuni di primaria importanza ed altri minori emergono dal proseguire del racconto, e ci aiutano a comprendere l’andamento delle vite sugli atolli e fra i palificati. Nessuna vita viene trascurata o accennata solo di striscio, ognuno ha la sua storia e la sua dignità, e un ruolo magari inatteso da giocare.

Centrale e sconvolgente il ruolo della grande Madre Zulma, di Romita Sacra, la madre di Lin e di altri nove figli, che entra nel racconto con la sua morte fuori contesto che mette le basi per lo sconvolgimento che si sta preparando.

L’autrice riesce a creare un mondo diverso, in cui la memoria distorta del passato diviene la fonte di nuove speranze e nuovi miti, dalla religione dell’ Armonium, alla stessa organizzazione dei palificati, che hanno trovato nella presenza degli spiriti e la loro cura per la gravidanza l’occasione di creare una struttura sociale imperniata sulle madri. Le donne che hanno fatto il pellegrinaggio a Tirta, la casa degli spiriti, per dieci volte, partorendo altrettanti figli, divengono le Grandi madri ed entrano a far parte del circolo che governa la vita dei palificati. Sugli Atolli invece l’organizzazione civile e quella religiosa convivono senza sovrapporsi, ed in ogni caso la scelta di credere o non credere ad una delle religioni o dei miti correnti è un fatto personale, che non sempre incide sul comportamento. In questi contesti può succedere di tutto, anche che un pezzo di latta emerso dal mare venga interpretato come un messaggio degli spiriti, e divenga il nome di una bambina: Pizzeria Mergellina, che da subito si sentirà fuori posto, incompresa ed incapace di accettare il mondo in cui vive, le relazioni che sua madre intrattiene nei giorni fertili per arrivare alle dieci gravidanze ed essere una Grande Madre, tutta l’organizzazione dei palificati, ed il suo nome così caricato di aspettative, che lei cambierà in Lin.

Mi capita spesso in questi giorni, mentre sto pensando a scrivere questa recensione, di trovare post tipo questo: ERES LA VERSIÓN MEJORADA DE TUS ANCESTROS

Los miembros “ raros” que no se adaptan al sistema familiar, a sus ideologías y desde pequeños comienzan a revolucionar sus creencias, aquellos criticados, juzgados y rechazados por no adaptarse a seguir el castrador y tóxico control familiar, son los llamados a liberar historias repetitivas que frustran y estancan las generaciones futuras. Estos seres son la versión mejorada de sus ancestros y tienen el don de reparar la historia, desintoxicar y crear una nueva raíz familiar, desvelando y liberando miles de secretos, acosos, violaciones, tabúes, miedos reprimidos, sueños no realizados, talentos frustrados y apegos enfermizos.

Muestra tu rareza al mundo, eres enviado a sanar, evolucionar y trascender la historia familiar.” (Sei la versione migliorata dei tuoi antenati: i membri strani che non si adattano al sistema familiare, alle sue ideologie e fin da piccoli cominciano a rivoluzionare le loro credenze, quelli che sono criticati giudicati e respinti perché non si adattano a seguire il controllo familiare castrante e tossico, sono quelli chiamati a liberare storie ripetitive, frustranti e stancanti per le generazioni future. Essi sono la versione migliorata dei loro antenati ed hanno il dono di riparare la storia, disintossicare e creare nuove radici familiari, svelando e liberandoi mille segreti familiari, gli abusi, le violenze, i tabù, le paure represse i sogni non realizzati, talenti frustrati e attaccamenti malati.

Mostra il tuo essere speciale al mondo, sei inviato a risanare, far progredire e trascendere la storia familiare”)

L’ho trascritto perché mi sembra che descriva bene la situazione che Maria G di Rienzo ci racconta sia nella sua protagonista, che nel suo compagno e nella sorella più piccola. A modo suo riesce ad essere sovvertitore anche Aronne, il fratellino affidato agli spiriti perché malato in modo inguaribile, che dirige la sua attitudine violenta contro la struttura che lo contiene.

Mi sembra che sia una descrizione adeguata a quel che emerge leggendo la storia di Lin, le sue rabbie per contenere la paura, il suo dibattersi per proteggere chi ama e sopravvivere, il suo fuggire dai legami, dalla famiglia, e il mantenere saldo e indiscutibile il suo legame con la figlia diversa, e poi dibattersi, non fidarsi, non affidarsi, che ne fanno la ribelle fuori le righe sempre pronta a battersi, a combattere per sopravvivere, e sarà lei, forte di qualità e profondità che nemmeno si riconosce, a smuovere dei territori divisi ed a farne un tutto unico di speranza e aperture. “Perché diamine cose del genere continuavano a capitare a lei, comunque?” Si chiede alla fine, e dopo aver incontrato “l’allargamento della umanità” torna a sistemare la barca per ritornare alla sua vita ed ai suoi affetti.

La nota finale dell’auitrice :”Questo romanzo è dedicato alle origini: “Studiate il passato, se volete dar forma al futuro”. Se non vi piace sentirlo dire da una femminista, pensate che lo sosteneva persino Confucio.

Il romanzo è dedicato anche al mio lettore-cavia, che ho l’immensa fortuna di avere al mio fianco da oltre quarant’anni. Grazie, Stefano.

Agosto 2020, Maria G. Di Rienzo”

Questo ci dice molto di come scorre il romanzo e della pacata competenza e l’attenzione che c’è dietro ad ogni storia, ad ogni sfumatura. Più volte si avvertono echi di fatti che ci attraversano, e si incontrano citazioni e rimandi ad altri tempi e luoghi, ma tutto questo avviene nel corso della narrazione, necessario antefatto o rimando ad un passato più o meno lontano, senza ostentazione, come strumento per motivare una reazione, una storia, un momento.

Nel romanzo c’è molto di più, una trama serrata, un intreccio di storie e di eventi si collegano, si sovrappongono, sembrano staccarsi per poi tornare ad intrecciarsi. C’è il tema dell’amore, incompreso, frustrato, inatteso, sorprendete, e quello della fiducia , del rispetto verso se stessi, i propri sogni e la necessità di realizzarli, mai come si era progettato, mai in modo lineare, ma guardandosi dentro, e anche un po’ indiero, si riesce a comprendere che questo è quello che volevamo, che alla fine questa à la vita, ed anche noi alla fine troveremo la nostra collocazione, e magari anche l’ultima sorpresa.

Un altro filone che scorre tra le righe del romanzo è quello della fede, della religione e della trascendenza, le credenze come si agitano si intrecciano, si rivelano deformazioni di conoscenze e tecniche precedenti, ma c’è sempre un qualcosa in più latente, che si può chiamare intuizione, percezione di legami universali, emozione, contagio, e il tutto spiegato diviene ancora emotivo e magico.

Nicoletta Crocella

Il collegamento all’articolo originale:
https://ragionandoci.wordpress.com/2020/10/24/mergellina-e-le-madri-il-nuovo-romanzo-di-maria-g-di-rienzo/

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see no stranger

“All’inizio, era la meraviglia. Fuori in campagna, distante dalle luci della città, l’aria notturna era chiara abbastanza per fissare lo sguardo sulla lunga scintillante galassia che si estendeva attraverso il cielo. Me ne stavo nel campo dietro la nostra casa e parlavo alle stelle come se fossero mie amiche, proprio come parlavo alle mucche al di là della staccionata o ai cavalli dall’altra parte della strada.

Una volta, mentre giocavo in un ruscello, vidi una farfalla danzare sull’acqua e tesi il mio dito e le chiesi di venire da me – e la farfalla venne. Restò posata sul mio dito per un bel po’ di tempo, abbastanza da permettermi di osservare da vicino le sue ali e di complimentarla per esse prima che volasse via.

Allora, non c’erano dubbi al proposito: la Terra sotto di me, le stelle sopra di me, gli animali attorno a me, erano tutti parte di me. E la meraviglia fu il mio primo orientamento verso tutti loro, la cosa che mi collegava ad essi: tu sei una parte di me che io ancora non conosco.”

Estratto da “See no Stranger” (copertina in immagine) di Valarie Kaur, trad. Maria G. Di Rienzo.

Valarie Kaur è attivista per i diritti civili, avvocata, regista, fondatrice del Progetto Amore Rivoluzionario e tanto altro. In passato avevo parlato di lei qui:

https://lunanuvola.wordpress.com/2011/06/28/saltare-nel-vortice/

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Questo è promettente: Alice Wu la regista-sceneggiatrice di “Saving Face” (“Salvare la faccia”, 2005) ha prodotto un nuovo film che sarà in onda su Netflix il 1° maggio prossimo.

Alice Wu è nata il 21 aprile 1970 negli Stati Uniti, figlia di migranti provenienti da Taiwan, e la sua prima opera autobiografica trattava del fare coming out come lesbica nella comunità cinese-americana. All’epoca, disse: “Mi auguro che il pubblico abbia la sensazione che, al di là di chi ciascuno è, che sia gay o etero, o qualsiasi sia il suo retroscena culturale, se c’è qualcosa che desidera in segreto, si tratti dell’avere il grande amore o altro, non è mai troppo tardi per averlo. Voglio che il pubblico esca dal cinema provando un senso di speranza e di possibilità.” E in effetti sono le caratteristiche che fanno di “Saving Face” un gran bel film e che gli hanno guadagnato una serie di premi.

Il prossimo si chiama “The Half of It”, che probabilmente – data la difficoltà di tradurre l’espressione in modo letterale – in italiano finirà per essere “L’altra metà”. E’ in pratica Cyrano de Bergerac ai nostri giorni la qual cosa, visto quanto amo la commedia di Rostand, già mi delizia di suo.

the half of it

Ellie Chu (l’attrice cinese-americana Leah Lewis, in immagine) è una liceale timida, solitaria e occasionalmente oggetto di stupidi sfottò razzisti. Ellie è eccellente negli studi e arrotonda le entrate familiari scrivendo per i compagni di scuola i saggi assegnati ad essi dagli insegnanti. La sua arcinota bravura nello scrivere fa sì che un altro studente, disperatamente innamorato e senza quasi speranza di riuscire a impressionare la ragazza dei suoi sogni, le chieda di creare lettere d’amore per costei. Purtroppo, o per fortuna, si tratta della ragazza di cui è innamorata anche Ellie…

Il tratto autobiografico, qui, riguarda il miglior amico della regista, un coetaneo eterosessuale che, grazie alla profondità emotiva del loro rapporto, la aiutò a venire a patti con la propria identità. “Così eccomi qua, – ha scritto Alice Wu presentando il suo lavoro – che procedo verso la mezza età e ho appena fatto un film sugli adolescenti. Ora che è finito, vedo alcune cose più chiaramente. La principale: ero solita pensare che ci fosse un solo modo di amare. Che A + B – C equivalessero all’Amore. Ora che sono più vecchia, so che ci sono più modi di amare. Così tanti, più di quanti avessi mai immaginato.”

Date un’occhiata al trailer, è fantastico:

https://www.youtube.com/watch?v=B-yhF7IScUE

Maria G. Di Rienzo

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Primo ricordo

(“First Memory”, di Louise Glück – in immagine – poeta contemporanea statunitense, trad. Maria G. Di Rienzo. Dell’Autrice, nata nel 1943, sono disponibili in italiano raccolte di poesie, compresa quella per cui ricevette il Premio Pulitzer, “L’iris selvatico”.)

louise

Molto tempo fa, ero ferita. Vivevo

per vendicare me stessa

contro mio padre, non

per quel che lui era –

per quel che ero io: sin dall’inizio del tempo,

nell’infanzia, ho pensato

che il dolore significasse

che non ero amata.

Ciò voleva dire che amavo.

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Jacqueline

Quest’anno è uscito il 111° libro di Jacqueline Wilson (74 anni, in immagine), rinomata Autrice per bambini/e e ragazzi/e con molte opere disponibili in italiano come Fotocoppia, Piantatela!, Bambina Affittasi, Alla faccia dell’Angelo, La mamma tatuata, La bambina nel bidone, ecc.

Molti dei suoi libri affrontano tematiche complesse come l’adozione, il divorzio e la malattia mentale e le rendono accessibili al suo giovane pubblico.

L’ultimo testo dato alle stampe si chiama “Love Frankie” e Jacqueline ha assicurato in un’intervista, concessa a The Guardian il 4 aprile, di averci messo “cuore e anima”: sapeva, ha detto anche, che il libro avrebbe “fatto un po’ di luce” sulla sua vita privata. Infatti, poiché si tratta di “un libro veritiero e onesto su una ragazza che si innamora di un’altra ragazza”, il mondo si è accorto di colpo che Jacqueline Wilson vive felicemente da 18 anni con una compagna, Trish, e sono partiti i titoli sul “coming out” della scrittrice.

“Non sono mai realmente stata chiusa in qualsiasi tipo di armadio. – ha specificato al Guardian – Questa sarebbe storia vecchia per chiunque sappia di me almeno un poco. Persino la più vaga delle nostre conoscenze sa alla perfezione che siamo una coppia.” E alla domanda sul perché non abbia messo più personaggi LGBT nei suoi libri, Jacqueline ha risposto serafica: “Io scrivo storie su bambine e bambini che hanno problemi e non vedo assolutamente nessun problema nell’essere gay.”

Maria G. Di Rienzo

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portrait of a lady on fire

Ancora oggi, per molti critici e opinionisti e sedicenti studiosi è difficile accettare che le persone omosessuali siano sempre esistite. Quando le vicende relative a un personaggio storico rivelano senz’ombra di dubbio una relazione con un individuo del suo stesso sesso, costoro fanno salti mortali per descriverla come “amicizia” con l’aggiunta di precisazioni che dovrebbero escludere vi sia implicato l’amore – riservato alle coppie eterosessuali – per cui saltano fuori descrizioni del tipo amicizia “romantica”, “forte”, “stretta”, “esclusiva” ecc.

Stracciare questo fondale è uno dei motivi che rendono importante il film francese “Portrait de la jeune fille en feu” – “Ritratto della giovane in fiamme”, vincitore della “Palma Queer” a Cannes e che in Italia sarà nelle sale il 19 dicembre 2019.

Diretto da Céline Sciamma, ha come protagoniste Noémie Merlant nel ruolo della pittrice Marianne e Adèle Haenel nel ruolo di Héloïse, la giovane del titolo (in immagine sopra). Siamo in Bretagna, nel 1760, ove Marianne è ingaggiata dalla madre di una giovane nobile appena uscita dal convento affinché dipinga segretamente un ritratto di costei: il quadro sarà poi inviato al suo pretendente a Milano. La realizzazione del dipinto era stata commissionata in precedenza a un altro artista che aveva rinunciato a causa della inflessibile resistenza di Héloïse, che non vuol essere ritratta e soprattutto non vuole sposarsi. Perciò, Marianne le è presentata ufficialmente come dama di compagnia: deve osservarla durante il giorno e dipingerla la notte.

Nel mentre la loro intimità cresce, cresce anche l’attrazione reciproca. Marianne, dapprima mera spettatrice degli slanci della giovane verso la libertà, gradualmente li condivide e ne diventa partecipe e complice. Una volta conosciuta la verità sul lavoro affidato all’artista, Héloïse accetta di posare ma quel quadro è anche una sorta di data di scadenza imposta alla relazione fra le due.

Il fuoco simbolico del titolo si concretizza più volte nella vicenda: per esempio quando la gonna di Héloïse si incendia durante una danza notturna con altre donne attorno a un falò, o quando Marianne brucia la prima versione del dipinto dopo aver ascoltato le critiche di Héloïse, ma è dall’ardore con cui quest’ultima vuol essere padrona della propria vita che scaturisce la decisione dell’artista di nominare il quadro come “Ritratto della giovane in fiamme”.

Maria G. Di Rienzo

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roxane e debbie

(Ho incontrato una ragazza… e ora è la mia fidanzata)

La donna a sinistra nell’immagine è Roxane Gay.

https://lunanuvola.wordpress.com/2017/12/24/roxane/

Bisessuale, autrice di successi editoriali, opinionista per il New York Times, ha anche scritto per la Marvel assieme alla poeta Yona Harvey “Il mondo di Wakanda”, creando il primo fumetto nella storia di detta casa editrice ad avere per “madri” due donne di colore. Pure le protagoniste del fumetto, situato nell’universo di “Black Panther”, sono due donne di colore – che si amano.

La donna a destra è Debbie Millman, lesbica, scrittrice, artista, designer, autrice di una brillante serie di podcast (“Design Matters”) su progettazione e creatività, creatrice di corsi universitari ecc.

Parte della vita di Roxane è arrivata a me tramite i suoi libri. So cos’ha passato. So che sebbene scriva diffusamente su amore e relazioni preferisce di solito tenere per sé le sue esperienze in merito.

Di Debbie non conosco molto, a parte il fatto che ha in pratica “assediato” la sua amata lavorando tre mesi per riuscire ad averla come ospite nel suo spazio mediatico. Quando ce l’ha fatta, a fine intervista, le ha chiesto di andare a bere qualcosa insieme. Roxane ha accettato, ma era abbastanza nervosa da rovesciarle addosso del vino: “E poi siamo uscite e mi ha chiesto se poteva baciarmi e mi ha baciata.”

“Sono la donna più fortunata al mondo. – ha detto Debbie della sua relazione con Roxane – Era la prima volta nella mia vita che corteggiavo così tenacemente qualcuna.”

“Ed era la prima nella mia che qualcuna mi stava dietro in questo modo.”, ha replicato l’altra.

Perché ve lo racconto? Perché mi rende felice. Perché Roxane non lo sa, ma per me – e credo per molte altre sue lettrici e molti altri suoi lettori – è un’amica.

P.S. Bel colpo, Debbie.

Maria G. Di Rienzo

aneka - ayo

(Aneka e Ayo di “The World of Wakanda”)

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Pat Parker

(“My Lover Is a Woman”, di Pat Parker (Patricia Cooks, 1944 – 1989, in immagine). Pat, femminista lesbica, è stata oltre che poeta una grande attivista per i diritti umani e testimoniò davanti alle Nazioni Unite sulla violenza di genere: la sua stessa sorella maggiore morì uccisa dal proprio marito, il che Pat raccontò in versi nel poema “Womanslaughter” del 1978 – l’uomo ricevette la sentenza ad un anno di carcere con il permesso di continuare a lavorare all’esterno di esso.)

IL MIO AMORE E’ UNA DONNA

I.

il mio amore è una donna

& quando l’abbraccio

sento il suo calore

mi sento bene

mi sento al sicuro

quindi – non penso mai

alle voci della mia famiglia

non sento le mie sorelle dire

lesbicone, strambe, ridicole

vieni a trovarci, ma non

portare le tue amiche

a noi va bene,

ma non dirlo alla mamma

le si spezzerebbe il cuore

non percepisco mio padre

rigirarsi nella tomba

non sento mia madre piangere

Dio, che tipo di bambina è questa?

II.

i capelli della mia amata sono biondi

& quando si strofinano sulla mia faccia

sento che sono soffici

sembrano un migliaio di dita

che toccano la mia pelle e mi abbracciano

e io mi sento bene

quindi – non penso mai al ragazzino

che ha sputato e mi ha chiamato negra

non penso mai al poliziotto

che ha preso a calci il mio corpo & ha detto striscia

non penso mai ai Neri corpi

penzolanti dagli alberi o pieni

di buchi di pallottole

non sento le mie sorelle dire

i capelli dei bianchi puzzano

non fidarti di nessuno di loro

non percepisco mio padre

rivoltarsi nella tomba

non sento mia madre parlare

del suo mal di schiena dopo aver grattato pavimenti

non odo il suo pianto

Dio, che tipo di bambina è questa?

III.

gli occhi della mia amata sono azzurri

& quando mi guarda

io fluttuo in un lago caldo

sento i muscoli farsi deboli dal desiderio

mi sento bene

mi sento al sicuro

quindi – non penso mai agli azzurri

occhi che mi hanno squadrata

e si sono mossi a tre sgabelli di distanza da me

in un bar

non sento le mie sorelle infuriarsi

su uomini Neri sifilitici usati come cavie

infuriarsi su bambini sterilizzati

non le vedo fermarsi giusto a

un crocevia per terrorizzare la vecchia

stronza bianca

non sento mio padre rigirarsi

nella sua tomba

non ricordo mia madre

insegnarmi i sissignore e sissignora

per mantenermi in vita

non sento mai mia madre piangere

Dio, che tipo di bambina è questa?

IV.

& quando vado in un bar gay

& la mia stessa gente mi evita perché

ho oltrepassato un limite

& la gente di lei la guarda per vedere

cosa c’è di sbagliato in lei

che difetto

l’ha attirata verso di me

& quando camminiamo per le strade

di questa città

dimentichiamo e ci tocchiamo

o ci teniamo per mano

& la gente

fissa, guarda male, aggrotta la fronte & sfotte

i froci

io ricordo

ogni parola che mi è stata insegnata

ogni parola che mi è stata detta

ogni atto fatto a me

e allora odio

guardo la mia amata

& per un istante

dubito

allora – stringo la sua mano più forte

e posso sentire mia madre piangere.

Dio, che tipo di bambina è questa?

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La volpe

(“The Fox”, di Abbey Bi Yao Lin, trad. Maria G. Di Rienzo. Abbey ha oggi 11 anni, è nata e vive in Irlanda e a 10, l’anno scorso, è stata una delle vincitrici del concorso di poesia “Sino a che l’amore vincerà la paura” organizzato dall’ong umanitaria Trocaire e dall’associazione nazionale irlandese per la poesia Poetry Ireland/Éigse Éireann. L’immagine è di Lüleiya, una giovane illustratrice freelance ungherese.)

fox spirit - luleiya

LA VOLPE

La paura assomiglia

a quattro zampe furtive

un piccolo naso che fiuta

occhi neri che sono offuscati

dalla fame.

E’ in agguato sulla strada

dando caccia al cibo, dando caccia alla speranza.

L’amore cresce

nel cuore della Terra.

Quando la volpe coglie

il profumo dell’amore, cambia

le cresce pelo nuovo,

soffice come una nuvola

si sparge sulla volpe.

L’amore dà alla volpe

cibo e sazietà.

Quando l’amore la tocca,

la volpe si riempie di gentilezza.

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Hai acceso una fiamma che non si spegnerà mai.

Sei stata la voce per molti che non la avevano.

Mi hai aiutato ad accettare me stessa e per questo ti sarò sempre grata.

Sei una pioniera e hai cambiato la mia vita e quella di mia figlia.

Ci hai fatto ridere, ci hai fatto indignare, ci hai fatto pensare.

La tua mancanza di paura, la tua tenacia e il tuo umorismo mi hanno resa capace di ruggire come una leonessa.

Coraggiosa lottatrice, non sarai mai dimenticata.

Magdalen Berns

Sono una serie di messaggi indirizzati in questi giorni a Magdalen Berns (in immagine qui sopra), 35enne scozzese a cui è stato diagnosticato un tumore cerebrale incurabile lo scorso anno. Attualmente Magdalen è all’ospedale ove sta ricevendo “cure palliative” per il glioblastoma: in altre parole, i medici hanno gettato la spugna.

Femminista lesbica, Magdalen ha creato attorno ai suoi video su YouTube in cui discute di politica, genere, sessualità e molto altro una “comunità” di oltre 30.000 persone. Questa giovane donna sta affrontando la morte con lo stesso spirito con cui ha affrontato ogni altra cosa nella sua vita: con un coraggio enorme e non comune. Poco prima di perdere la possibilità di parlare così ha detto in una delle ultime registrazioni ai suoi followers: “Vi amo e amo la comunità che ho creato qui, e spero che essa continuerà ad esistere: per altre persone, affinché facciano la stessa cosa e lottino per ciò in cui credono. Perché, come ho sempre detto, ci sono cose molto più importanti di cui preoccuparsi che l’essere apostrofate con appellativi stupidi.”

Scrive di lei Madeleine Kearns il 4 settembre scorso: “Per molti aspetti ha condotto una vita del tutto ordinaria. Come molte di noi, si è innamorata e si è disamorata (di donne, nel suo caso); ha studiato con impegno e con più impegno ancora si è divertita; si è lanciata in diversi lavori, si è immersa profondamente nella politica e ha denunciato la crudeltà e l’ipocrisia esistenti nei suoi stessi referenti politici (la sinistra).”

Per questa vita “ordinaria”, che per molti aspetti assomiglia alla mia, ti ringrazio, sorella.

Maria G. Di Rienzo

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