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Posts Tagged ‘acqua’

Non è un grande evento astronomico, ma sul piano delle associazioni simboliche è intrigante: la prossima luna piena (la Luna del Raccolto) sarà interessata da un’eclissi penombrale parziale il 16 settembre. Questo tipo di eclissi si presenta così:

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E cioè, la “fettina” di luna in ombra sarà il massimo che riuscirete a vedere poco prima delle 21 – molte eclissi appartenenti alla categoria passano del tutto inosservate, anche se ammontano a circa un terzo del totale.

Le mitologie, in giro in per il mondo, tendono a dare un significato negativo alla temporanea “scomparsa” di sole e luna, e per quanto riguarda quest’ultima si associano all’eclissi disastri, carestie, malattie, decessi, deformità per i nascituri se le future madri guardano la luna “mutilata” eccetera.

Generalmente, in passato, si tentava di disperdere il fenomeno facendo rumore: per allontanare il giaguaro che stava ferendo la luna – Inca; per allontanare il drago che la stava consumando – Cina; per differire la possibilità di un terremoto – Giappone (l’associazione potrebbe non essere completamente un mito, data la maggior spinta gravitazionale durante un’eclissi di luna)…

Ancora oggi ci sono persone che fanno un gran chiasso durante un’eclissi di luna, ma la loro visione dell’evento è un po’ diversa: non sfasciano pentole, non battono sugli specchi, non sparano palle di cannone (come si fece in Cina sino al 19° secolo), semplicemente gridano per incoraggiare il sole e la luna a “smettere di litigare”. Si tratta del gruppo etnico Batammaliba che vive nel Togo e nel Benin. Costoro vedono l’eclissi di luna come un segnale dato alla comunità affinché essa si raduni e rancori e faide passino attraverso la discussione collettiva sino a trovare una soluzione, un momento in cui sciogliere i nodi che tengono le persone separate e ritrovare unità.

Anche nella cultura islamica c’è l’attitudine a guardare all’eclissi positivamente, come a una connessione con il divino che merita una preghiera speciale (salutul-kusaf) e una condotta rivolta ad atti di perdono e gentilezza.

Che ne dite, potremmo prendere a prestito questo tipo di atmosfera e dare il benvenuto all’eclissi del 16 settembre prossimo? La Luna del Raccolto già ci spinge alla gratitudine e al riconoscimento per quanto abbiamo ricevuto dalla Terra e dai nostri simili, in più si trova in Pesci, esaltando il simbolismo relativo all’acqua – la sorgente della vita. Noi stessi siamo fatti d’acqua (in media per il 60/65%) e ci è facile associarla allegoricamente alla nostra esistenza: le acque del parto, i fluidi nel nostro corpo, la circolazione del sangue.

Riconciliarsi e muoversi in avanti è più facile se si mima l’acqua, poiché essa prende la forma che le permette di andare oltre gli ostacoli per il sentiero che offre minor resistenza. Operare trasformazioni è più facile se ci si ispira all’acqua che continuamente si rinnova e passa attraverso vere e proprie metamorfosi (liquida, solida, vapore). E potremmo offrire qualche riflessione alle acque del nostro pianeta avvelenate e inquinate dall’abuso industriale, e decidere di essere agenti del cambiamento con le voci e i mezzi che abbiamo. Maria G. Di Rienzo

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La chiamano l’erede di Berta Cáceres (ambientalista e femminista dell’Honduras uccisa nel marzo di quest’anno). Fa parte del popolo indigeno Lenca, ha ventinove anni e cinque bambini. E’ la donna grazie al cui costante impegno la costruzione di una diga sul fiume Chinacla è stata fermata: per questo e per la lotta diretta al riconoscimento delle terre indigene nel dipartimento di La Paz, contro la distruzione ambientale operata in Honduras dalle corporazioni economiche, Ana Mirian Romero ha ricevuto lo scorso giugno a Dublino il premio annuale per i difensori dei diritti umani conferito dall’organizzazione Front Line Defenders.

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La lotta contro la diga idroelettrica è durata cinque anni, sino a che il governo dell’Honduras è stato costretto nel 2015 a riconoscere la sovranità Lenca su terre e fiume: risultato ottenuto grazie al Milpah – Movimento indigeno Lenca di La Paz e al Consiglio indigeno di San Isidro Labrador, le due organizzazioni in cui Ana Mirian Romero svolge un ruolo guida.

Questa è una vittoria che celebrerò per sempre, perché siamo stati in grado di mantenere un fiume libero e incontaminato. – dice Ana – L’acqua è una fonte di vita che sostiene gli esseri umani. Senz’acqua, non saremmo umani. Ora le terre e il fiume sono nelle nostre mani. Noi non combattiamo, noi difendiamo. Difendiamo il fiume perché ci dà sostegno: il nostro cibo, l’acqua che beviamo, le nostre coltivazioni, i nostri animali. Per questo siamo perseguitati e minacciati, ma lo facciamo per il futuro dei nostri bambini.”

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L’Honduras ha un triste primato: è il paese che in rapporto alla propria popolazione ha il più alto tasso di ambientalisti assassinati. Gli attivisti fronteggiano continuamente le aggressioni di polizia, esercito, forze paramilitari e scherani prezzolati delle varie corporazioni economiche. Ad Ana e alla sua famiglia non è stato risparmiato nulla di tutto ciò. Nel tentativo di proteggere i figli dalle minacce di morte Ana e suo marito Rosalio Vasquez Pineda li hanno ritirati da scuola, ma le minacce non sono restate per strada e il 29 gennaio 2016 la loro casa è stata rasa al suolo da un incendio doloso che solo per fortuna non ha fatto vittime. Ma ciò non ha altro effetto su Ana Marin Romero che renderla ancora più convinta e più forte.

Io sono senza paura – dice ancora Ana – perché anche se qualcosa mi accadesse so che le organizzazioni internazionali per i diritti umani sono con noi. E ricorderò per sempre Berta Cáceres. Ha avuto influenza su molte delle organizzazioni indigene in Honduras e proprio a lei ci siamo ispirati per costituire le nostre. La lotta in Honduras deve avanzare di più e con più forza. Se non facciamo nulla le compagnie commerciali si prenderanno fiumi e terre e non lasceranno in vita un solo albero.” Maria G. Di Rienzo

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Sulis bronzo - scoperta nel 1727

Sulis, bronzo originariamente coperto da lamine d’oro

Quest’anno il Solstizio d’Estate (oggi), il giorno più lungo dell’anno, coincide con la luna piena di giugno. L’ultima volta che ciò è accaduto era il 1948 e non accadrà di nuovo prima del 2054: suona speciale, che ne dite?

Il Solstizio d’Estate è essenzialmente una festa del sole e noi siamo abituate/i ad associare il sole a divinità maschili come da tradizione indoeuropea, ma storicamente l’umanità ha spesso dato all’astro nomi e poteri femminili: Amaterasu, la dea-sole giapponese (è il suo emblema, il sole nascente, quello che sta sulla bandiera del Giappone); Beiwe, la dea lappone ringraziata al Solstizio d’Estate per aver donato la luce necessaria a far crescere le piante; Hathor, la dea egiziana del cielo dipinta sempre assieme al disco solare; Olwen, dea-sole gallese il cui nome significa “ruota dorata”; Saule, dea lituana che percorre il cielo su un carro tirato da due cavalli dalle criniere d’oro, combattendo l’oscurità; Uelanuhi, dea-sole Cherokee che è la fonte di tutto il creato, avendo partorito l’universo e i corpi celesti: è sua responsabilità dividere il tempo in unità misurabili e, aiutata dalla Nonna Ragno e dalla sua tela, conservare il calore che serve all’umanità…

E poi c’è Sulis, detta “La Luminosa”. La sua iconografia è quella di una dea-sole: il suo nome – che ha un’etimologia complessa e svariati significati che si sovrappongono – potrebbe essere derivato dalla parola proto-celtica súil (occhio/sole), le sue sacerdotesse alimentavano un fuoco perpetuo e in suo onore si teneva la festa del Solstizio d’Estate, che successivamente diverrà una festa del fuoco il 1° maggio. Ma Sulis è anche la “Provveditrice di acque guaritrici”, associata strettamente alle fonti termali di Bath in uso sin dal neolitico (da almeno 10.000 anni) e i Celti, che arrivarono in Inghilterra nel 700 prima di Cristo, probabilmente la trovarono già insediata nel luogo sacro dalle acque fumanti, in cui i mortali potevano comunicare con l’aldilà e cercare l’aiuto della dea.

Il sole onorato nel momento in cui raggiunge, nel suo moto apparente lungo l’eclittica, il punto di declinazione massima e l’acqua della luna piena che lavorano insieme per guarire corpi e spiriti, creando una raffigurazione che incarna benedizione e profezia; la potenza della luce solare filtrata dalla potenza guaritrice delle acque: ecco perché penso a Sulis come all’immagine perfetta per questo Solstizio 2016.

bath

Aquae Sulis

Durante l’epoca romana le fonti di Bath furono chiamate “Aquae Sulis” e pur riconoscendo la dea in questo modo i romani – com’era loro consuetudine con le divinità altrui – la fusero con Minerva: Sulis divenne a questo punto la dea della città, dell’artigianato e dell’agricoltura. Tramite la sua associazione con Minerva acquisì il potere di garantire i giuramenti, acchiappare i ladri e trovare gli oggetti perduti. Nelle fonti (assieme a oltre 12.000 monete che coprono tutto il periodo romano) sono state ritrovate numerose “tavolette di maledizione”, in cui si chiede alla dea di punire i malfattori.

Io oggi le chiedo di benedire il viaggio di ciascuna/o di voi e il mio proprio verso la luce, la salute e l’interezza. Maria G. Di Rienzo

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Lee Anne e i gemelli

La signora che vedete nell’immagine, assieme ai suoi due figli più piccoli (ne ha quattro) è LeeAnne Walters, ha 37 anni e sino all’ottobre scorso viveva a Flint, nel Michigan – Usa. E’ la donna grazie alla quale il gravissimo caso di inquinamento da piombo del sistema idrico della città è venuto alla luce. Flint è uno dei posti più miserabili d’America: il 41% dei residenti vive in povertà e la maggioranza dei residenti, che sorpresa, è di colore.

Nell’aprile 2014, un manager incaricato dallo Stato effettua interventi per tagliare i “costi” della città e uno di essi è lo spostare l’approvvigionamento dell’acqua dal sistema idrico di Detroit al fiume Flint. I consiglieri comunali brindano con l’acqua alla decisione, ma i residenti sanno già che il fiume è inquinato: la General Motors l’ha usato per anni come discarica.

Quell’estate, ogni volta in cui LeeAnne fa il bagno ai gemelli i bambini si coprono di piccole bolle rosse. Tutti i membri della famiglia cominciano a perdere capelli e a LeeAnne cadono persino le ciglia. La figlia secondogenita, 14enne, è devastata dai dolori all’addome e più volte ricoverata in ospedale; i gemelli continuano a coprirsi di eruzioni cutanee e uno di essi, Gavin, ha smesso di crescere.

A novembre, dai rubinetti della casa esce solo acqua marrone e LeeAnne decide di ricorrere all’acqua in bottiglia per ogni necessità: una misura che pochi residenti di Flint possono economicamente permettersi.

LeeAnne guida le proteste dei suoi concittadini, che sciamano in consiglio comunale lamentando tutti i sintomi succitati più perdita di vista e di memoria, ma le loro domande cadono nel vuoto: per tutto il 2015 lo stato e l’amministrazione cittadina insisteranno a dire che l’acqua è “sicura”, sì ha un po’ di inquinanti ma basta che a fare attenzione siano anziani e bimbi, l’importante è non berla, “non berrete mica l’acqua del vostro bagno” ha la faccia tosta di scherzare uno dei manifesti affissi comunali affissi in città.

LeeAnne Walters non si arrende, coinvolge i medici, rende pubbliche le analisi del sangue dei suoi figli avvelenati dal piombo, crea i “Guerrieri dell’Acqua” e inscena proteste giornaliere fuori dal Municipio. Dapprima il Comune le manda una pompa da giardino, sostenendo che il problema sta nei “suoi tubi”. Il Governatore del Michigan Snyder e il Sindaco Dayne Walling, continuano a ripetere ai giornali che l’acqua è assolutamente sicura ma cedendo alle insistenze di LeeAnne quest’ultimo le manda infine a casa un impiegato a prendere l’acqua da esaminare: essa risulterà contenere piombo in dose 27 volte superiore a quanto consentito dall’Environmental Protection Agency (EPA). Dal Dipartimento comunale per l’Acqua le arriva pochi giorni dopo una telefonata in cui, con voce tremante, qualcuno le dice di tenere i bambini lontani da quel che esce dai rubinetti, ma LeeAnne dovrà coinvolgere direttamente l’EPA per sapere la verità sui risultati.

Senza Walters – ha detto Mona Hanna-Attisha la capo pediatra del Centro Medico di Flint – non saremmo andati da nessuna parte. Lei è il perno del movimento che si è formato.” La lunga esposizione a pesanti dosi di piombo, ha aggiunto, avrà effetti a lungo termine, fra cui irreversibili conseguenze neurologiche, sui bimbi dell’intera città. Hanna-Attisha ha scoperto che i bambini di Flint sotto i cinque anni con elevate dosi di piombo nel sangue sono raddoppiati – e in alcune aree addirittura triplicati: è come, ha detto in un’intervista alla CNN, avessero assunto ogni goccia d’acqua “bevendo con cannucce verniciate di piombo”.

Alla fine, la resistenza e la persistenza e l’intelligenza di queste donne hanno cominciato a dare frutti: la storia è sotto i riflettori dei media, le indagini ufficiali sono cominciate, una causa legale è stata intentata dai cittadini contro i responsabili e il Presidente Obama ha dichiarato lo stato d’emergenza per la città di Flint, permettendo alla città di accedere ai fondi federali per i soccorsi.

Come detto all’inizio, LeeAnne si è trasferita in Virginia con la sua famiglia, ma resta il perno della vicenda, di continuo coinvolta in incontri con attivisti, ambientalisti, tecnici e politici. Le altre madri di Flint si fidano di lei sola e a lei chiedono consiglio; una l’ha chiamata qualche giorno fa per sapere cosa fare: i test clinici su sua figlia quindicenne hanno rivelato che il fegato della ragazzina, grazie all’avvelenamento da piombo, di anni ne dimostra 75. Uno dei gemellini di LeeAnne, Gavin, a cinque anni pesa la metà del fratello e sbaglia parole che conosceva perfettamente a tre; all’altro gemello, Garrett, è stata diagnosticata l’ADHD (sindrome da deficit di attenzione e iperattività). La cosa più dura, dice la loro madre, è non sapere quali altri effetti si manifesteranno in futuro.

Julia Lurie di “Mother Jones” le ha chiesto come si sente, ora, ad avere attenzione a livello nazionale: è soddisfatta che la si stia finalmente ascoltando?

LeeAnne è rimasta qualche attimo in silenzio, poi è scoppiata in lacrime: “Ogni volta in cui ricevo una chiamata da un’altra madre il cui figlio è malato – ha risposto infine – non sembra una vittoria.” Maria G. Di Rienzo

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Lacrime di sirena

(“Mermaid Tears” di Stacey Crawford Murphy, poeta contemporanea. Trad. Maria G. Di Rienzo. Stacey è sposata e ha un bambino, quando non produce poesie è una consulente indipendente sulla preparazione e scrittura di richieste di finanziamento.)

water room

LACRIME DI SIRENA

E se

le canzoni delle sirene

che si suppone dovessero spaventare i marinai

non fossero venute dal mare?

E se le potenti grida

fossero venute dalle gole nude di

donne in terraferma,

donne a casa propria nelle fattorie,

aggrappate al bordo del lavello della cucina,

o raggomitolate su una sponda del letto?

Dalle donne che vagavano per le spiagge nei loro scialli,

tutte lamentandosi,

in lutto

per le alghe ingarbugliate da tempo svanite

dalle loro teste accuratamente tosate?

Non sono mai state le sirene

a salare l’oceano con le loro lacrime.

Quel sapore,

a poco a poco,

è stato trasportato dai fiumi,

fuori dagli occhi di coloro che avrebbero voluto avere code.

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Io non posso permettermi di scegliere su quale fronte devo lottare contro le forze della discriminazione, ovunque esse appaiano per distruggermi. E quando appaiono per distruggere me, non ci vuol molto tempo prima che appaiano per distruggere te. Audre Lorde

Perciò, l’attivismo delle donne è più spesso che no a 360° ed è questo il caso per il “poker” di bellissime sorelle dispiegato qui sotto.

sandy

Sandy Saeturn, organizzatrice della Rete Ambientalista dell’Asia del Pacifico, è originaria del Laos ma è nata in un campo profughi in Thailandia: la sua famiglia fuggiva dalla guerra. A tre mesi è arrivata negli Stati Uniti. “Sono cresciuta nel quartiere popolare nord di Richmond. Potevo vedere la raffineria della Chevron dal cortile della mia scuola.” In città ci sono ancora circa 350 siti tossici, che rendono Richmond un punto chiave per le lotte ambientali e di giustizia sociale. “Con il tempo – racconta ancora Sandy – mio zio, le mie zie e i miei nonni sono morti per problemi respiratori e cancro. Persone di 30/40 anni morivano di tumore e nessuno nella mia comunità ne parlava. Quando avevo 14 anni, membri della Rete Ambientalista dell’Asia del Pacifico condivisero con noi le informazioni sull’impatto che le compagnie chimiche avevano sull’ambiente e sulla salute e capii quanto questo fosse ingiusto.” Da 15 anni Sandy lavora per costruire consapevolezza sulla giustizia ambientale e progetti che sostengano i giovani.

dayamani

Dayamani Barla, giornalista tribale e leader movimentista, è in prima linea nelle lotte per la terra a Jharkhand, in India. Dayamani sostiene che lo spostamento forzato delle comunità indigene è equivalente all’annichilazione culturale e promuove modelli di sviluppo sostenibile che integrano le conoscenze e le visioni del mondo indigene. “Si tratta di un modello che contiene il pensiero scientifico dello stile di vita indigeno, per cui la tecnologia lavora in armonia e cooperazione con la natura. Non si può continuare a pensare di prendere dalla natura e basta.”

rita

Rita Thapa è attivista pacifista e per i diritti delle donne. Dopo il disastroso terremoto che ha colpito il Nepal l’anno scorso e il suo impatto sproporzionato sulle vite delle donne, Rita si è rimboccata le maniche per ricostruire. Non è stata la sola ad assumere un ruolo guida nella faccenda: “Le donne tengono insieme le comunità: per il dopo terremoto non è stato diverso, la ricostruzione è stata portata sulle loro spalle. La cosa notevole è che hanno dimostrato come il lavoro di recupero a lungo termine per le creature e il pianeta Terra può essere svolto con minimo impiego di denaro o di potere. Nutrire i piccoli, gli anziani, i malati e i feriti; continuare il lavoro nei campi e nelle case; raccogliere – letteralmente – le macerie: ciò permette a chi è stato colpito di avere il tempo necessario a guarire. Chiunque può imparare da questo: per aver cura l’uno dell’altro e del pianeta non ci vuole chissà che scienza. Una leadership intessuta profondamente di compassione, cura e rispetto che permette di ricostruire fiducia e speranza è tutto quel che serve.”

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Eriel Deranger è un’indigena Athabasca Chipewyan di Alberta, in Canada. La sua voce è una delle maggiormente incisive fra quelle che si oppongono al grande progetto industriale che vede coinvolte circa venti aziende di vari paesi, dal Canada al Giappone alla Corea del sud: l’estrazione e la lavorazione delle sabbie bituminose nella sua zona (rocce sedimentarie che contengono bitume). Il bitume viene estratto tramite pozzi o miniere superficiali e dev’essere trattato con solventi e altre sostanze chimiche per diventare petrolio. Gli scarti tossici le aziende li scaricano direttamente nel fiume Athabasca (nel 1997, la ditta Suncor ammise di averci versato 1.600 metri cubi di acqua contaminata al giorno) che era il più grande delta di acqua dolce al mondo e che grazie al criminale menefreghismo degli estrattori conterà più di un milione di metri cubi di acqua contaminata nel 2020: arsenico, cadmio, cromo, piombo, mercurio, nickel e altri metalli stanno fluendo nei tributari del delta.

Eriel dice che l’impatto dello sfruttamento delle sabbie bituminose distrugge ambiente, cultura, salute e siti sacri alle comunità indigene, ma riconosce l’oppressione in tutta la storia dei popoli indigeni: “Con la colonizzazione ci hanno imposto anche il patriarcato. Le nostre erano società matrilineari in cui le donne avevano potere e oggi lo stiamo reclamando come leader, nel far parte del risorgimento dei nostri popoli, non solo nelle lotte ambientaliste e per la giustizia climatica, perché riaffermiamo la nostra identità indigena in differenti movimenti.” Maria G. Di Rienzo

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quattro elementi

Vorrei essere forte, indipendente, sicura di me, aver fiducia in me stessa, essere felice di essere me stessa ma…

Dopo il “ma”, per una donna, possono venire tante cose e persino tutte (o quasi) insieme: traumi, pressione sociale, discriminazione, lutti, disagio economico, abusi psicologici, violenza di ogni tipo…

La lotta perché nessuna singola donna soffra delle numerose ricadute di una persistente diseguaglianza di genere fondata su sessismo e misoginia è politica e collettiva, ma singolarmente si può sempre dare a se stesse una mano (sulla spalla) o due (abbracciandosi).

Perciò, oggi vi suggerisco una delle piccole cose che propongo alle partecipanti ai miei seminari. Chiamiamola “I quattro elementi”. Per farla, vi servono un foglio di carta abbastanza grande, una matita normale e quattro matite colorate o pennarelli: marrone, blu, verde e rosso.

Mettete il foglio sul tavolo. Con la matita normale disegnate un cerchio che ne occupi la maggior parte. E’ il mondo. Dite a voce alta: “Io entro in questo mondo di mia volontà e creerò il mio proprio mondo all’interno di esso.”

Adesso tracciate una croce sul cerchio, dividendolo in quattro parti, ognuna per uno dei quattro elementi: Terra, Aria, Acqua e Fuoco.

Nella sezione della Terra, con la matita marrone, scrivete le parti del vostro corpo che amate di più e perché: “Amo le mie mani, perché sono abili e gentili e versatili.”, “Amo le mie gambe, perché sono forti e mi hanno portata ovunque.”, “Amo le mie spalle, perché accarezzandole sembra di toccare una stoffa soffice e preziosa.”, e così via.

Nella sezione dell’Aria, usate la matita blu per scrivere le vostre specifiche capacità e conoscenze: “Sono un genio nel risolvere i problemi di matematica.”, “So moltissime cose su – fiabe, arti marziali, cinema, fumetti, astronomia, piante, motociclette, insetti, erboristeria…”, “Sono molto brava a spiegare ad altre persone come…”

Per l’Acqua, prendete la matita verde e pensate un attimo ai bruschi cambiamenti e alle sfide emotive che avete affrontato nella vostra esistenza, poi scrivete un tratto che ammirate nel modo in cui avete superato quei momenti, adattandovi e/o trasformandoli: pazienza, ascolto, sveltezza, riflessione, rispetto di voi stesse, determinazione, capacità organizzativa, intuito, intelligenza…

Per il Fuoco, con la matita rossa, scrivete ciò che avete ottenuto nella vostra vita sino ad ora: istruzione, carriera, successi creativi, successi relazionali, soddisfazioni personali.

Fatto? Ehi, vi ricordate quella donna forte, indipendente, sicura di , che ha fiducia in se stessa ed è felice di essere se stessa? La state guardando sul foglio. Maria G. Di Rienzo

woman and wind

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Vedo radici

annie finch

(“Landing Under Water, I See Roots” – “Atterrando sott’acqua, vedo radici” e “Chain of Women” – “Catena di Donne”, due poesie di Annie Finch, trad. Maria G. Di Rienzo. Annie, nata nel 1956, oltre a essere poeta è scrittrice e giornalista, commediografa, librettista, editrice, critica d’arte e strega: i suoi versi perdono molto nella mera traduzione, perché Annie usualmente li recita fondendoli con musica e rituali.)

Atterrando sott’acqua, vedo radici

Tutte le cose che nascondiamo nell’acqua

sperando di non vederle continuano –

(foreste che crescono sott’acqua

premono contro quelle che conosciamo) –

e potrebbero aver continuato a crescere

e potrebbero ora respirare al di sopra

di tutto quel che dico sul seminare

(su tutto quel che cerco di amare)

alexi francis - river goddess coventina

Catena di Donne

Queste sono le stagioni che Persefone promise

mentre girava i calcagni –

quelle che si oscurano, sino a che il verde

non avviluppa più quel che provo.

Adesso pizzichi d’oro punteggiano i rami,

promettendo settimane di tempo

attraverso cui svanire, cercando le orme

che lei ha lasciato mentre si girava per arrampicarsi.

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benerexa

Benerexa Marquez è un’Anziana del popolo Arhuaco (Sierra Nevada di Santa Marta, Colombia). E’ nota e stimata per il suo lavoro con le donne Arhuaco, un attivismo “spirituale” che ha lo scopo di ricollegarle alla Terra affinché agiscano in armonia con essa e per essa lottino. In special modo, Benerexa è preoccupata per l’acqua: “Abbiamo dimenticato come avere relazioni di reciprocità con la Terra. I nostri fiumi sono in pericolo. Il nostro governo ha venduto i nostri fiumi alla Coca Cola. Abbiamo bisogno di sapienza indigena tradizionale per difendere le nostre acque e i nostri territori.”

Attualmente l’Anziana siede al tavolo dei negoziati con il governo colombiano, quale rappresentante dei popoli indigeni, per le questioni che riguardano la salute legate alle politiche economiche e ambientali governative.

Capa Sisk

Caleen Sisk è la Capa della tribù Winnemem Wintu – che significa “Popolo dell’acqua di mezzo” – originariamente stanziale lungo il fiume McCloud in Californa: ora, sopra la diga Shasta. Quando quest’ultima fu costruita nel 1945 mandò sott’acqua la quasi la totalità dei territori della tribù e il 90% dei suoi luoghi sacri. Oggi, una legge vergata con lo scopo di far fronte alla siccità minaccia il poco che resta loro. “Noi siamo uno stato-salmone. Ciò che succede al salmone, succede a noi. – dice Capa Sisk – Il salmone è un sacro parente per i Winnemen: la diga Shasta ha distrutto i salmoni nei nostri territori tradizionali.” Caleen crede che molti dei problemi del mondo moderno siano legati alla perdita della connessione sacra con l’acqua e con le altre forme di vita.

Sacred Salmon di Julie Higgins

Sono solo delle vecchiette benintenzionate e altrettanto squinternate, dite? Però (dati stranoti reperibili su siti delle Nazioni Unite e agenzie internazionali per l’acqua):

1 persona su 10, al mondo, non ha accesso ad acqua potabile “sicura” e ogni 90 secondi un bimbo muore per malattie contratte dal consumo di acqua contaminata;

donne e bambine, al mondo, assommano giornalmente 125 milioni di ore cercando acqua e trasportando acqua: tutta l’acqua di cui le loro famiglie hanno bisogno per bere, lavarsi, cucinare, pulire. E’ un fardello posato interamente su spalle femminili.

Le crisi relative all’acqua potabile inchiodano donne e bambine in un ciclo di sofferenze e povertà (il lavoro è pesantissimo, a scuola non possono andare) e spesso sono messe di fronte a una scelta impossibile – morte certa senz’acqua, morte possibile con acqua contaminata.

Spero davvero che Benexa e Capa Sisk inculchino un po’ di buon senso ai loro governanti. Perché sovente l’attivismo spirituale e la magia delle donne sono solo questo, radiante e sacro e disperatamente necessario buon senso. Maria G. Di Rienzo

madre fiume

(La Madre Fiume sulla riva sud del Fiume Giallo nella città cinese di Lanzhou.)

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Svenimento

(tratto dal poema “Swoon” di Jaimie Gusman, poeta e scrittrice hawaiana. Trad. Maria G. Di Rienzo. I suoi lavori sono stati pubblicati da riviste e giornali come Moss Trill, Sonora Review, Body Magazine, Trout, Unshod Quills, Locuspoint, Capitalism Nature Socialism, Hearing Voices, Hawaii Women’s Journal, Spork Press, Barnwood, Diagram, 2 River Review e altri.)

bimbe in acqua

SVENIMENTO

Quando perdo i sensi ho visioni della mia anima.

La mia anima è una larga fluttuazione blu con un bagliore bianco.

Io perdo i sensi due o tre volte l’anno.

La prima volta trattenni il fiato prima di saltare

nella piscina – avevo dieci o undici anni.

Mentre saltavo stavo già cominciando a perdere

conoscenza e il sogno ebbe inizio

mentre fluttuavo all’interno di un’enorme bolla

in un oceano pieno di bolle – ogni sfera

conteneva un pesce o un cavalluccio marino, a volte un lupo.

Quando non tornai in superficie mio padre

saltò dietro di me. Sentii le sue braccia sotto

il mio diaframma ed anche se non riuscivo a respirare

percepivo i suoi polmoni come massi che si sollevavano contro

la mia spina dorsale, forzandomi di nuovo alla vita sopra l’acqua.

Io sapevo quel che stavo facendo, ma non gliel’ho mai detto,

poiché le figlie non possono essere suicide, devono

imparare a farsi crescere pinne per contrappeso

e nuotare da una sponda all’altra.

Eyes above water di Kassandra

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