(“Asylum”, di Hala Alyan, poeta contemporanea palestinese-americana e psicologa clinica. Trad. Maria G. Di Rienzo.)
Dissero di bruciare le chiavi
ma solo i nostri capelli presero fuoco.
Camminammo verso i confini
con fotografie e lettere:
qui è dove la morte è diventata
la loro morte, qui è dove
hanno accoltellato i bambini.
I giudici ci chiamano dentro
in base alle nostre città. Jericho. Latakia. Haditha.
Giuriamo su un dio che non abbiamo mai incontrato, di amare
i laghi, le calotte di ghiaccio,
una gelata dietro l’altra,
ma di notte nei nostri sogni
la biblioteca è bruciata,
le pere erano ancora fresche in dispensa.
Abbiamo atteso che il nostro villaggio alluvionato
fosse prosciugato, che i ponti di pietra fossero ricostruiti.
Abbiamo mangiato le chiavi di casa col sale.