Dalla stampa italiana:
“I comitati per la ripartenza dopo l’emergenza Coronavirus vengono implementati con le competenze femminili. Cinque donne nella task force di Colao e altre sei in quella della Protezione civile. Nella commissione per la fase 2 ci saranno Enrica Amaturo, Marina Calloni, Linda Laura Sabbadini, Donatella Bianchi e Maurizia Iachino.”
Da The Associated Press, “Women demand voice in Italy virus response dominated by men”, di Frances D’Emilio:
“Ogni sera, quando gli esperti della sanità aggiornavano gli italiani ansiosi in conferenze televisive sul devastante scoppio del coronavirus nella loro nazione, la composizione delle autorevoli figure includeva solo una donna: l’interprete per il linguaggio dei segni.
E non una singola donna era presente nella commissione di venti membri nominata per consigliare il governo su come e quando l’Italia potesse riaprire in sicurezza le sue fabbriche, i suoi negozi, le sue scuole e i suoi parchi – una disparità tanto più clamorosa giacché più di metà dei medici del paese e tre quarti dei suoi infermieri sono donne, molte delle quali in eroica prima linea contro la pandemia. Per non menzionare il fatto che i tre ricercatori che hanno isolato il coronavirus nei primi giorni di epidemia in Italia erano donne.
L’indignazione per la diseguaglianza di genere è ora esplosa apertamente, con circa 70 ricercatrici e scienziate che hanno firmato una petizione in cui si chiede al governo di includere le donne negli organismi decisionali sul virus quale questione di “democrazia e civiltà”. A spalleggiarle c’è un movimento di base sui social media chiamato “Dateci voce”, un richiamo alla presenza simbolica dell’interprete per il linguaggio dei segni durante le conferenze. E’ stata anche depositata in Senato da 16 deputate Una mozione che chiede al governo di rimediare allo sbilanciamento. (…)
Questa settimana il premier Giuseppe Conte ha dato riconoscimento agli appelli, chiamando la dirigenza della commissione di esperti di scienza e tecnica che consigliano il governo sulla riapertura a reclutare donne nei suoi ranghi. Ha fatto urgenza al suo gabinetto di ministri di “tenere a mente l’equilibrio di genere” nell’assemblare le task force. (…)
Ma le preoccupazioni delle donne italiane vanno oltre i comitati per la pandemia. Le donne temono che la chiusura delle scuole sino a settembre, accoppiata alle attitudini culturali che favoriscono gli uomini, le farà arretrare ancora di più nella forza lavoro. Secondo le stime dell’Unione Europea del 2018, il 53% delle donne italiane era presente nella forza lavoro a fronte del 73% degli uomini. Solo la Grecia si situava più in basso fra le nazioni europee: 49% di donne e 70% di uomini.
La scarsità di aiuto domestico economicamente accessibile e il rigetto degli uomini dei ruoli domestici, inclusi i lavori di casa, sono fattori che sono stati biasimati per anni per l’impossibilità o la riluttanza delle donne di unirsi alla forza lavoro. (…)
“Sono tristemente sicura che a breve termine ci saranno danni” al lento progresso delle donne nel mercato del lavoro, ha detto Valeria Poli, biologa molecolare all’Università di Torino (che ha firmato la petizione di cui sopra). Ha espresso sgomento per il fatto che in 25 anni la presenza femminile nella forza lavoro italiana è cresciuta solo dell’8%. (…)”
E poi c’è questo: “Le 117 vittime di violenza in quarantena, 90% sono donne”.
Maria G. Di Rienzo