Come sarà il “dopo”, chi riparte, dove e quando, task force, comitati, ansia, gli interessi di questo e gli interessi di quest’altro, ancora 500 morti al giorno…
Noi, questa gente, su un piccolo e solitario pianeta
che viaggia attraverso spazio casuale
oltre stelle disinteressate, lungo la via di soli indifferenti
verso una destinazione ove tutti i segni ci indicano
che è fattibile e imperativo noi si impari
una coraggiosa e sorprendente verità
Su L’Espresso, da qualche giorno, c’è un articolo dal titolo “Il coronavirus e le donne (di nuovo) fuori dalla Storia”. L’Autore è un uomo, bersagliato per questo pezzo dai commenti isterici – è davvero l’unico aggettivo possibile – dei suoi lettori, parimenti uomini che sembrano farsela addosso solo davanti al suggerimento di coinvolgere più donne nelle sedi progettuali e decisionali.
Per esempio, scrive il giornalista, “Incredibilmente, tutti (proprio tutti) gli scienziati che suggeriscono contromosse e che si alternano alla conferenza delle 18 appartengono al sesso forte: da Walter Ricciardi a Giovanni Rezza, da Silvio Brusaferro a Ranieri Guerra. Uomini pure i leader dello Spallanzani, del Sacco, del Pascale, del Cotugno, le cui facce ormai familiari verranno ricordate nei documentari.”
E anche: “Nell’evento epocale che stiamo vivendo non c’è nessuna dama a decidere alcunché. In politica, nei dicasteri, nelle stanze dei bottoni, chi comanda indossa cravatta o grisaglia.”
Se avesse lasciato perdere le dame e il sesso forte io lo avrei preso più sul serio, ma lo apprezzo comunque e capisco l’aver ceduto alla tentazione di ripararsi a priori dai prevedibili lanci di cacca, usando una terminologia più adatta a un testo ironico e leggero che a uno di critica sociale.
Quando ci arriviamo
noi, questa gente, su questo imprevedibile corpo fluttuante
creati su questa Terra, di questa Terra
abbiamo il potere di fabbricare per questa Terra
un clima dove ogni uomo e ogni donna
possono vivere liberamente senza pietà bigotta
senza terrore paralizzante
La cosa più curiosa della situazione a L’Espresso, per cui non riesci a capire se vorrebbero davvero una maggior presenza femminile o no, sono i criteri con cui poi tutto il resto del materiale è assemblato. Prendiamo i “Dialoghi sul nostro tempo” in cui il direttore “ogni giorno alle 15 e 30 sul nostro sito, su YouTube e Facebook” intervista dal vivo “i protagonisti italiani e internazionali della politica, dell’economia, della cultura e della scienza”. Va così: ci vogliono sei uomini – Cacciari, Prodi, Bucciarelli, Zerocalcare (Michele Reich), Niccolò Ammaniti & Jonathan Safran Foer – prima di arrivare a Michela Murgia. Poi ci sono Letta, il cardinale Zuppi, Gino Strada, Fabrizio Barca: altri quattro uomini prima dell’annuncio che il 20 aprile le protagoniste saranno Francesca Mannocchi e Marina Ressa (confesso di non sapere chi sia quest’ultima).
La bussola per la scelta, rispetto alle donne, dirige verso “qualcuna che sia conosciuta dalla redazione e possibilmente dal grande pubblico”. Potrei dirvi nel dettaglio come da giornalista avrei organizzato i dialoghi io – un solo esempio: aree tematiche con un uomo e una donna esperti e affidabili nel campo – ma sono da troppo tempo fuori dall’arena e non voglio mettere bocca sulle tecniche.
Il fatto è che non si tratta di quote rosa, di politically correct, di tutte le stronzate che saltano fuori come pupazzi a molla quando chiedi siano sentite anche le donne. Tanto per cominciare, siamo la maggioranza degli esseri umani sul pianeta. L’Italia non sfugge a questo conto. Come si può pensare di ricostruire una società tagliando fuori riflessioni, desideri, azioni di più della metà dei suoi componenti, o riducendola a 6:1 e 4:2? Inoltre: in Italia ci sono filosofe, politiche, fotografe, sceneggiatrici, fumettiste, religiose, mediche, economiste eccetera – per cui la scelta di un uomo per “competenza” non è obbligatoria. Voci, volti, idee, speranze, analisi – noi donne abbiamo tutto questo da offrire a un mondo strutturato per rigettarlo… a suo completo danno.
Quando ci arriviamo?
Quando ci arriviamo
dobbiamo confessare di essere noi il possibile
Noi siamo miracolosi, la vera meraviglia di questo mondo
Il che è quando, e solo quando,
ci arriviamo
(i brani in corsivo appartengono a “A Brave And Startling Truth”, una poesia di Maya Angelou – 1928/2014. La traduzione è mia.)
Maria G. Di Rienzo