Da un paio di giorni, illustri pensatori (stimati tali da altri – non si bene perché – o sedicenti) propongono una ricetta “politica” per l’emergenza coronavirus: far rientrare Salvini al governo per “rafforzarlo”. Il “lo” sarebbe riferito all’esecutivo in carica, ma se lo riferite al “leader dell’opposizione” è probabilmente più corretto.
“Sarebbe un bel segnale d’unità”, “La maggioranza non corrisponde agli umori elettorali prevalenti”, “Allargherebbe il consenso sulle decisioni del governo”… così cinguettano via social media, chiudendo con “Che ne pensate?” o “Che ne pensate amici?” (a somiglianza del loro eroe)
Visto che lo chiedete ve lo dirò:
1. Non sono vostra amica.
2. Dovreste vergognarvi di utilizzare a beneficio della vostra parte politica una crisi nazionale in cui sono MORTE già più di 1.200 persone.
3. Il sig. Salvini ha abbondantemente dato prova di sé quando era Ministro dell’Interno e raramente il Ministero beneficiava della sua presenza; quando ha ridotto a odio razzista il concetto di “sicurezza” con i suoi decreti; con le varie scandalose vicende giudiziarie in cui è coinvolto; con la pagliacciata del far cadere il suo stesso governo pensando di ottenere una svolta autoritaria e antidemocratica ecc. ecc. Abbiamo già dato, grazie.
4. Da quando in qua un governo varia in base a degli “umori elettorali” non meglio specificati? Zaia vi ha dato alla testa e pensate che l’esecutivo sia composto da influencer e debba misurare i suoi interventi sulla base di quanti “like” essi prendono su Facebook? Sino a che saremo in democrazia (cioè sino a quando un megalomane crudele e analfabeta non otterrà “pieni poteri” instaurando una dittatura, speriamo mai) gli “umori” devono essere espressi tramite libere elezioni, non basta millantarli.
5. Se in molti ospedali manca il sangue per la scarsità di donazioni, la risposta è “Mettiamo Vlad Dracula a capo del Servizio sanitario nazionale”? Ovviamente, NO.
6. In questo momento abbiamo un’infinità di preoccupazioni, poche certezze e stiamo faticando per tenere insieme le nostre vite e questo paese. Ci fareste la cortesia di lasciarci in pace?
Maria G. Di Rienzo