Il Sunday Times è un quotidiano britannico (fondato nel 1821) che può essere definito politicamente come oscillante fra destra e centro-destra. Sembra avere, a livello storico, una malefica fascinazione per i “diari” nazisti: pubblicò quelli falsi di Hitler nel 1983 – dopo che erano stati autenticati da un esperto – e nel 1992 inciampò nella commissione a un negazionista dell’Olocausto dell’autenticazione di quelli di Goebbels (poi cancellata a causa delle proteste nazionali e internazionali).
Molta della sua popolarità, però, la deve alla consistenza del suo giornalismo investigativo: fu tra i primi a mettere all’indice la pericolosità del talidomide – prescritto per la nausea alle donne incinte, il farmaco causava la nascita di bambini affetti da amelia (senza arti) o focomelia (con le ossa degli arti ridotte) – sostenendo le sue affermazioni con studi e ricerche e fece campagna per anni affinché le vittime fossero risarcite; nel 2009 espose in modo inequivocabile l’abuso dei rimborsi spese da parte di molti politici inglesi; fra il 2004 e il 2010, con un’indagine di rare precisione e tenacia, rivelò che la ricerca sui vaccini di Andrew Wakefield era completamente falsa (il medico antivax fu bandito dalla professione), eccetera.
Perciò, quando un pezzo del Sunday Times comincia con “il nostro giornale ha indagato su” è sensato dare un’occhiata. Il 26 gennaio scorso, l’articolo con questo incipit firmato da Rosamund Urwin e Esmé O’Keeffe riguardava la normalizzazione della violenza sessuale e ha per titolo “I social media inducono le ragazze a pensare che essere strangolate durante i rapporti sessuali sia normale”.
Strangolamento e asfissia “erotica” delle donne, spiega il pezzo, sono proposte agli adolescenti ambosessi con centinaia e centinaia di immagini esplicite su Pinterest, Instagram e Tumblr: gli utenti più giovani ammessi all’uso di esse sono tredicenni: “Le immagini, che includono fotografie di giovani donne immobilizzate e strangolate da uomini e imbavagliate, sono spesso pubblicate con gli hashtag “paparino”, “soffocamento erotico”, “gioco del respiro”, “strangolare”. Sulla scia dei libri che diffondono la ritualizzazione dell’abuso domestico, come “Cinquanta sfumature di grigio”, i social media visti dagli adolescenti sono stati inondati da meme e immagini che romanticizzano lo strangolamento come parte di un incontro sessuale.”
Quindi l’abuso è un piacere, è sexy, è… amore! Un bacino commerciale da oltre un miliardo di dollari (le citate “sfumature”) ha di sicuro convinto di questo qualche donna e qualche uomo in più, ma la normalizzazione della violenza passa indisturbata tramite film, pubblicità, spettacoli televisivi e cronaca. Nei prodotti di intrattenimento avete visto a profusione scene del genere: Lui la prende “appassionatamente” a ceffoni e poi la bacia. Lei lo respinge e lui la forza nel suo abbraccio. Lei tenta di sottrarsi al rapporto sessuale, lui la inchioda nel letto e la stupra… ma dopo sono entrambi felici e si guardano teneramente.
L’addestramento a considerare tali scenari normali comincia presto. Alle bambine e alle ragazze che osano lamentarsi del trattamento ricevuto dai pari di sesso maschile si risponde spesso così: “Lo fa perché gli piaci”. In tal modo, non solo sono costrette ad associare una volta di più il comportamento abusante all’amore, ma segnaliamo loro con precisione che non hanno alle spalle un sistema di sostegno: gli adulti non interverranno per difendere il loro diritto di sottrarsi alla violenza e a qualsiasi “attenzione” non desiderata e non richiesta – per cui, ora e in futuro dovranno cavarsela da sole.
Subito dopo, lo vogliano o no, incontrano la pornografia: cioè, quel che rende la violenza sessuale rivolta a una donna un mero fenomeno naturale. Troppi dei loro coetanei di sesso maschile hanno “imparato” cos’è il sesso da raffigurazioni del tipo denunciato dal Sunday Times (assurdamente violente, pericolose, misogine, disumanizzanti, irrealistiche – le donne sono umane e la stragrande maggioranza degli esseri umani non gode del dolore inflitto ne’ del disprezzo altrui) e chiederanno loro di adeguarsi.
Zitte e sorridenti, con le tette gonfiate quale regalo di compleanno, sempre affamate, tinte e pitturate, in bilico su venti centimetri di tacco (per fare con grazia passi di lato e passi indietro) e con un laccio stretto attorno al collo per eccitare meglio il “paparino” di turno. E’ tutto amore, perdinci, cosa volete che ne sappia una femminazgul come me.
Maria G. Di Rienzo
Sull’influenza della pornografia online:
Kolb, B., Gibb, R., & Robinson, T.E. (2003). Brain Plasticity and Behavior, Current Directions in Psychological Science;
Kuhn, S., & Gallinat, J. (2014). Brain structure and functional connectivity associated with pornography consumption: the brain on porn. JAMA Psychiatry;
Pace, S. (2014). Acquiring Tastes through Online Activity: Neuroplasticity and the Flow Experiences of Web Users. M/C Journal;
Love, T., Laier, C., Brand, M., Hatch, L., & Hajela, R. (2015). Neuroscience of Internet Pornography Addiction: A Review and Update, Behavioral Sciences.