Uscirà nell’aprile del prossimo anno, ma merita di essere segnalato con largo anticipo: si tratta del documentario d’animazione britannico “Jennifer, 42”.
Potete averne un assaggio di circa sette minuti qui:
https://vimeo.com/jennifer42doc
Le voci che sentite commentare e descrivere le scene in sottofondo sono quelle dei tre figli della protagonista, la quarantaduenne Jennifer Magnano. Dopo quindici anni di abusi sempre crescenti da parte del marito, questa donna architetta un piano di fuga rocambolesco e riesce ad allontanarsi assieme ai bambini.
“Da questo momento – spiegano le autrici del filmato – Jennifer ha fatto tutto quello che ci si aspettava da lei e tutto quello che le è stato detto di fare: ma è finita assassinata. E’ stata uccisa di fronte ai figli sui gradini d’ingresso di casa.”
Il film non è un giallo in cui dobbiamo scoprire l’assassino: fu il marito di Jennifer a premere il grilletto. E’ una ricostruzione degli eventi che hanno preparato l’omicidio e un’indagine approfondita degli stessi, ovvero la disamina del regime di controllo coercitivo che l’uomo aveva imposto alla sua famiglia – la complicata, minuziosa violenza di orari, silenzi, rituali, preparazione di pasti… il tutto senza una logica, senza relazione causa/effetto, a capriccio del marito-padre-padrone che minaccia e punisce in caso di “infrazioni”: conosco il genere per esperienza e vi assicuro che è infernale.
Le regole sono stabilite con il solo scopo di farti sentire costantemente in ansia e in colpa, vulnerabile, fragile. “Quando uscivi dalla tua stanza per andare a scuola non potevi rientrarci – ricorda per esempio una delle figlie – nemmeno se avevi lasciato indietro qualcosa che ti sarebbe servito.”
Lo staff che ha creato il documentario d’animazione è composto da donne e uomini di grande abilità, con brillanti successi precedenti e un impegno costante contro la violenza di genere, fra cui la regista Elle Kamihira, la criminologa Laura Richards (con un decennio di lavoro per Scotland Yard alle spalle), la produttrice Katie Hyde e la direttrice dell’animazione Yulia Ruditskaya (che ha offerto gratuitamente i suoi talenti anche a Unicef e Amnesty International).
Maria G. Di Rienzo