1° settembre 2019 – “Milano, uccide la moglie a coltellate dopo anni di violenze: l’aveva già aggredita con la benzina”.
La copertura di Repubblica è breve – e scritta male, ma questo ormai è scontato – la riporto integralmente: “L’omicidio di Adriana Signorelli, 59 anni, trovata uccisa a coltellate nella sua casa all’ottavo piano di un palazzo popolare in via San Giacono, alla periferia di Milano, per il cui omicidio è stato fermato il marito, Aurelio Galluccio, 65 anni, è arrivato dopo una serie inenarrabile di violenze subite da lei e dai suoi famigliari durata anni. Galluccio è stato subito arrestato per tentato omicidio per aver cercato di investire gli agenti della Volante che erano intervenuti sul posto, ma gli investigatori della Squadra Mobile hanno lavorato per acquisire elementi che lo riconducessero con certezza al femminicidio.”
Si tratta di uno solo degli episodi di violenza contro le donne in cronaca ieri e si può commentarlo a partire da svariate angolature, ma sicuramente non così:
“Per un po’ non voglio sentire parlare di matrimonio eterosessuale, famiglia tradizionale e individui di sesso maschile.”
Perché? Perché sebbene i tre soggetti menzionati abbiano a livello concettuale e pratico legami innegabili con la violenza di genere, non sono predestinati a produrla. Avere una relazione con un uomo non significa automaticamente subire pestaggi o perdere la vita; essere un uomo non significa automaticamente esercitare violenza e uccidere.
E neppure, avendo rivestito ruoli istituzionali, è lecito commentare così:
“Solidarietà ai parenti / amici della vittima e a tutte le donne. Sono orgoglioso di aver inasprito le pene per chi attacca le donne e per aver fermato la violenza di genere in Italia. Se il Pd vuole riportarci indietro e ha nostalgia del “delitto d’onore” lo dica chiaramente agli italiani.”
Perché? Perché la violenza di genere in Italia è viva e vegeta e per quanto si inaspriscano le pene se le sue radici non sono affrontate e recise è solo destinata a continuare; inoltre il Pd (e nessun altro partito) non ha a che fare direttamente con il femicidio in questione e usare l’accaduto in questo senso è solo sciacallaggio.
In cronaca, il 1° settembre, c’era anche questo: “Torino, rivolta nel centro di permanenza, ferito un poliziotto. Arrestato un marocchino: ha precedenti per violenza e resistenza a pubblico ufficiale.” Il poliziotto ha lesioni gravi a una mano – trenta giorni di prognosi – e forse dovrà essere operato: è ovvio che la sua sofferenza umana ha la nostra solidarietà e il nostro rispetto. Ma i pezzi sono costruiti attorno a ciò che lui stesso ha pubblicato in merito sulla sua pagina Facebook e in essi nulla è dettagliato sulla rivolta stessa (i giornalisti non ci spiegano come, quando e perché è accaduta).
“Per un po’ non voglio sentire parlare di comprensione, integrazione e accoglienza”, scrive il membro delle forze dell’ordine. E per quanto comprensibilmente, sbaglia. La sua frattura scomposta alla mano non è il segno che chiunque parli di comprensione, integrazione e accoglienza non sa di cosa parla ne’ è il risultato inevitabile dell’interazione con stranieri: l’agire violenza non è un tratto ascrivibile in modo generalizzato alla condizione di migrante.
“(…) mentre i ‘signori’ della politica fanno il gioco delle poltrone, – continua il post – facendo a gara a chi di loro si rivela essere il più capriccioso, in questi Centri di Permanenza e Rimpatrio ad ogni turno si sfiora la tragedia e prima o poi – credetemi – qualcuno si farà male sul serio”. A me risulta che in passato migranti ambosessi si siano già fatti male molto sul serio in tali centri: in effetti ci sono morti. Tuttavia il rilievo del poliziotto è importante, poiché conferma “dal campo” che agenti, personale, volontari e ospiti dei centri sono messi seriamente a rischio dalle condizioni in cui tali strutture esistono e operano. Nell’ultimo anno, la questione immigrazione in Italia l’ha gestita (in modo ignobile) il signore che immediatamente ci regala il suo commento alla vicenda:
“Solidarietà al poliziotto e a tutte le forze dell’ordine. Sono orgoglioso di aver inasprito le pene per chi attacca le donne e gli uomini in divisa e per aver fermato l’immigrazione clandestina. Se il Pd vuole riportarci indietro e ha nostalgia del business dell’invasione, lo dica chiaramente agli italiani.”
Un’aggregazione di menzogne, autoincensamento e propaganda che il sig. Salvini poteva ampiamente risparmiarsi.
Maria G. Di Rienzo