Sui quotidiani, data odierna: “La maglietta shock del vicesindaco: “Se non puoi sedurla, puoi sedarla”. La Lega: “Non è nostro iscritto, è di Fdi”. Loris Corradi, esponente del partito di Giorgia Meloni, ha esibito la scritta sul palco della festa del paese, vicino a Verona. (Nda: Roverè) È il momento delle estrazioni per la lotteria, Loris Corradi si presenta sul palco con un maglietta rossa che ha sul davanti la scritta: “se non puoi sedurla…”. È la presentatrice della serata a svelare che sulla schiena la frase continua con “… puoi sedarla”.”
Diversi giornali, a rinforzo preventivo di quella che sarà l’ovvia risposta alle polemiche già in corso (“Era uno scherzo”, “Siete senza senso dell’umorismo” ecc.) sottolineano già negli incipit che “il pubblico” si sarebbe divertito – i distanti per area sociopolitica definiscono la reazione degli astanti “risatine”, i simpatizzanti belle e rotonde “risate” indice di pieno consenso.
Quel che il trentacinquenne sig. Corradi ha fatto è definito “atto sessista” e persino “molestia sessuale” da tutta una serie di ricerche e studi che hanno ispirato protocolli interni di istituzioni – università – imprese, leggi nazionali e convenzioni internazionali (per esempio la Convenzione di Istanbul che l’Italia ha sottoscritto).
Trattando con leggerezza (“era solo goliardia”) lo stupro, l’oggettivazione sessuale delle donne e la discriminazione delle donne, questo tipo di “umorismo” – che in molte siamo davvero felici di non avere – ha la funzione di favorire e far crescere:
1) l’accettazione dei miti sullo stupro (lui non ha potuto trattenersi, lei sotto sotto lo voleva, lei lo ha provocato ecc.) – cfr. Ryan e Kanjorski, 1998;
2) la tolleranza di accadimenti sessisti – cfr. Ford, 2000; Ford, Wentzel e Lorion, 2001;
3) la tendenza allo stupro – cfr. Romero-Sanchez, Durán, Carretero-Dios, Megías e Moya, 2010; Thomae e Viki, 2013;
4) la volontà di discriminare le donne – cfr. Ford, Boxer, Armstrong e Edel, 2008;
5) l’accettazione del sessismo nella società – cfr. Woodzicka, Triplett e Kochersberger, 2013.
Quindi, che qualcuno ci rida sopra oppure no, la maglietta del vicesindaco resta un’aggressione simbolica che legittima quelle reali.
Il linguaggio, come i politici dovrebbero sapere bene, è un attrezzo potente. Non solo ci permette di esprimerci, di conversare e di comunicare, ma crea le narrazioni tramite cui noi leggiamo e spieghiamo il mondo intero: esse possono confermarci il nostro senso di appartenenza o il nostro senso di marginalizzazione, ci dicono chi merita la nostra solidarietà o la nostra indignazione, ci suggeriscono di cosa avere paura e di cosa fidarci, hanno impatto diretto sulla nostra salute mentale e di conseguenza su quella fisica.
Il sig. vicesindaco vuole sapere che effetto ha direttamente il sessismo sulle donne?
A livello psicologico: depressione, ansia, trauma, frustrazione, paura, insicurezza, imbarazzo, vergogna, senso di colpa, senso di isolamento;
a livello fisiologico: emicranie, letargia, anoressia / bulimia, incubi, attacchi di panico, problemi sessuali;
nella vita lavorativa e scolastica: crescente insoddisfazione, assenteismo, ritiro o dimissioni, caduta dei risultati accademici o professionali a causa dello stress.
Il sig. vicesindaco vuole conoscere l’effetto sociale del sessismo?
La diffusa convinzione collettiva che ogni menzogna, stereotipo o mito sulle donne, chiunque sia a diffonderlo, sia verità assoluta, naturale o rivelata da qualche divinità. Se quel che senti da quando sei in grado di capire/usare la tua lingua è che le donne sono stupide, deboli, passive, manipolative, prive di capacità intellettuali o comunque di capacità che permettano loro di rivestire ruoli guida, meri attrezzi per il piacere sessuale maschile e semplici arene per il dispiegarsi di “fine” umorismo goliardico e ironico ecc. ecc. il primo risultato, se sei maschio, è trattare le donne di conseguenza. Inoltre, il sessismo protegge i tuoi privilegi e la tua posizione superiore, per cui colludere è pur sempre un vantaggio.
Ma c’è una seconda conseguenza logica, perché gli stessi messaggi arrivano a bambine e donne, creando misoginia e sessismo in molte di loro stesse: apprendono ad agire le menzogne e gli stereotipi sul proprio conto, a dubitare continuamente di se stesse e delle altre, a rovesciare l’ostilità che la costante aggressione sessista crea sulle loro simili… perché se la discriminazione sessista dev’essere mantenuta e passata alle prossime generazioni, tutti/e dobbiamo credere in una certa misura ai messaggi che riceviamo e dobbiamo rivestire i ruoli che essi ci assegnano. E’ quel che ha fatto la presentatrice della serata di Roverè.
Maria G. Di Rienzo