(tratto da: “Bolivia Declares Femicide a National Priority”, di Anastasia Moloney per Thomson Reuters Foundation, 16 luglio 2019, trad. e adattamento Maria G. Di Rienzo.)
La Bolivia, che ha una delle percentuali più alta di donne uccise per il loro genere in Sudamerica, ha dichiarato il femicidio una priorità nazionale e aumenterà gli sforzi per contrastare la crescente violenza. Da gennaio le autorità hanno registrato 73 femicidi (1), il numero più alto dal 2013. Gli omicidi ammontano a una donna uccisa ogni due giorni.
“Nei termini del numero di femicidi la Bolivia è al top della classifica.”, ha detto Tania Sanchez (in immagine sopra), a capo del “Servizio plurinazionale per le donne e per la fine del patriarcato” (2) del Ministero della Giustizia boliviano, nonostante le protezioni legali in essere.
Una legge del 2013 definisce il femicidio come crimine specifico e prevede sentenze più severe per i perpetratori condannati. “Noi non siamo indifferenti. – ha detto Sanchez a Thomson Reuters Foundation – La priorità nazionale sono le vite delle donne, di tutte le età, e per tale ragione il Presidente ha sollevato la questione del femicidio come la forma di violenza più estrema.”
L’ultima vittima di femicidio è stata la madre 26enne Mery Vila, uccisa la scorsa settimana dal suo partner a martellate in testa. Questa settimana il governo ha annunciato il suo “piano d’emergenza” in 10 punti.
In Bolivia, la violenza contro le donne è motivata da una radicata cultura machista che tende a biasimare le vittime e a condonare la violenza stessa. Secondo un’indagine governativa nazionale del 2016, sette donne boliviane su dieci dichiarano di aver sofferto qualche tipo di violenza da parte di un compagno.
Sanchez dice che il nuovo piano “prende in conto la prevenzione, così come la cura delle vittime e la sanzione della violenza, la violenza macho” e che una commissione valuterà l’aumentata spesa del governo sulla violenza di genere e la sua prevenzione, così come il grado di successo delle svariate iniziative. Altre misure includono formazione obbligatoria per funzionari statali e operatori del settore pubblico su violenza di genere e prevenzione. Insegnanti di scuole e università riceveranno anche formazione su “la violenza psicologica, sessuale e fisica” che le donne e le bambine sperimentano.
Le vittime dei femicidi in Bolivia e nella regione in generale spesso muoiono per mano di attuali o ex fidanzati e mariti con una storia di abuso domestico alle spalle, dicono gli esperti. “Noi crediamo che l’aumento (dei femicidi) si dia in relazione a un sistema patriarcale che si appropria dei corpi e delle vite delle donne.”, ha detto Violeta Dominguez, capo dell’Agenzia Donne delle Nazioni Unite in Bolivia.
I casi di femicidio restano spesso impuniti, con le famiglie delle vittime che lottano per la giustizia, ha detto ancora Sanchez: dei 627 casi accertati dal 2013, 288 restano aperti senza sentenza, il che Sanchez giudica “allarmante”.
Il Presidente boliviano Evo Morales ha scritto su Twitter lunedì scorso: “E’ ora di metter fine all’impunità e di affrontare i problemi come società.”
(1) In America Latina si usano sovente due termini per definire la mattanza di donne: femicidio – l’assassinio di donne da parte di uomini perché sono donne, a causa della loro “subordinazione” di genere, e femminicidio – che sottolinea l’impunità e le complicità relative ai femicidi: il crimine non viene commesso solo quando si uccide una donna, ma anche quando lo Stato non investiga accuratamente e si fa complice, cioè non garantisce alle donne una vita libera dalla violenza e il loro diritto alla giustizia.
(2) “Plurinazionale” fa riferimento alla definizione ufficiale del Paese: Stato plurinazionale della Bolivia. Adesso vi pregherei di immaginare il Ministro della Giustizia italiano, Alfonso Bonafede, che chiede l’apertura del dipartimento per mettere fine al patriarcato nel suo dicastero. Mission impossible. In alternativa, potete immaginare che lo chieda il Ministro dell’Interno: fantascienza.