(brano tratto da “A sex strike is not enough: women need to down tools completely”, di Suzanne Moore per The Guardian, 13 maggio 2019, trad. Maria G. Di Rienzo. Il titolo fa riferimento alla proposta di Alyssa Milano di uno “sciopero del sesso” come protesta contro gli attacchi ai diritti riproduttivi delle donne, in particolare contro le leggi sempre più restrittive sull’interruzione di gravidanza. Moore apprezza il concetto, ma ritiene che non sarebbe sufficientemente efficace.)
Se noi donne vogliamo affermare il nostro diritto all’autonomia corporea e il nostro valore economico, fermiamoci e basta. Solo fermiamoci. Non andate a prendere i bambini a scuola. Non caricate la lavatrice. Non sorridete a quell’uomo perché vi sta rendendo nervose. Non comprate i regali di compleanno. Smettete di curarvene, in altre parole.
Perché questa è l’enorme diseguaglianza a livello globale: il lavoro non pagato delle donne, che consiste in maggior parte nel curarsi degli altri. Eravamo solite chiamarlo il dibattito sul lavoro domestico, a cui parte della sinistra dava vagamente riconoscimento; ma la sinistra, proprio come ogni altra parte della vita, funziona grazie al lavoro non pagato delle donne. Lavoro che è visto come volontario.
Ora il dibattito è riemerso come valutazione economica. A Davos, l’incontro alla stazione sciistica dove la gente ricca fa finta che gliene importi qualcosa, quest’anno Oxfam ha presentato un rapporto sul lavoro non pagato delle donne in tutto il mondo. Vale 10 trilioni di dollari (7,7 trilioni di sterline – ndt. 9 trilioni di euro: un trilione equivale a un miliardo di miliardi) – il che sembra proprio un bel mucchio di soldi, ma non posso mettermi a far calcoli perché ho una lavastoviglie da scaricare, un parente malato da visitare, un bambino a cui star dietro. Come sarebbe smettere di lavorare gratis? La maggior parte di noi troverebbe difficile persino separare le nostre vite domestiche da quel che riteniamo l’essere persone decenti. (…)
Il doppio turno del lavoro pagato e del lavoro non pagato è il pezzetto su cui le donne mentono in pubblico – e a se stesse. Per favore non disturbatevi a dirmi che gli uomini ora fanno di più. Vivo nel nord di Londra in un mare di barbe, passeggini e padri che comprano patatine di cavolo: pure, non ho ancora tempo per applaudire gli uomini quando si curano dei loro propri figli.
In Islanda, il 24 ottobre 1975, le donne scioperarono per un giorno. Le pescherie chiusero. I padri si portarono i figli al lavoro. Le salsicce andarono esaurite, perché questo gli uomini diedero da mangiare ai propri bambini. Una legge che garantiva eguaglianza sui salari passò. Questo giorno, che è ancora celebrato, divenne noto come “il lungo venerdì”.
L’idea sembra fantascientifica adesso – persino la nozione base che le donne mostrino tale solidarietà. Però, ora ci troviamo in un momento in cui i diritti delle donne tornano indietro negli Usa, in Polonia, in Spagna e ovunque. Quindi, non è il sesso che bisogna sospendere; è il lavoro non pagato. Bloccherebbe il mondo.
Donne di tutto il mondo, unitevi. Non perderemo le nostre catene: semplicemente le renderemo visibili. Potremmo essere eroi, anche se solo per un giorno. (1)
(1) “Heroes” – David Bowie – https://www.youtube.com/watch?v=lXgkuM2NhYI
Confido di non dovervi mettere il link per la citazione immediatamente precedente… ; – )