I coltelli di ieri, 22 aprile, finiti in cronaca:
Roma – Accoltella la moglie davanti ai bambini, salva grazie all’allarme dato dalla figlia 12 enne;
Salerno – Una coltellata al cuore dal suo ex: donna in fin di vita.
Nel primo caso l’uomo ha 59 anni ed è originario del Senegal, la moglie italiana ne ha 39 e il “salva” del titolo è un eufemismo, in quanto è ricoverata in pericolo di vita; nel secondo caso l’uomo ha 64 anni ed è italiano, la ex compagna è rumena, ne ha 38, è stata colpita più volte all’addome ed è parimenti ricoverata in pericolo di vita: il perpetratore in questione è recidivo, per quanto riguarda l’uso della violenza, infatti nel 2014 era stato condannato per stalking e aveva il divieto di avvicinamento relativo a un’altra donna con cui aveva avuto una relazione.
Il tentato omicidio romano è spiegato così: “È stata accoltellata per gelosia dal marito davanti ai suoi tre bambini.” Il marito le ha sottratto il cellulare e dopo averlo esaminato l’ha aggredita, l’ha rincorsa con un grosso coltello da cucina e con quello l’ha colpita alle spalle. La donna è fuggita in strada e si è accasciata nel sangue, sempre inseguita dal marito, che come si è visto di fronte a potenziali testimoni è tornato a barricarsi e a urlare in casa dove tre bambini terrorizzati di 12, 8 e 4 anni si erano rinchiusi in camera da letto per sfuggirgli.
Senza un battito di ciglia, gli articoli riportano anche la spiegazione del perpetratore: “Ho letto dei messaggi e mi ero accorto che mi tradiva. Sono innamorato di lei e non volevo perderla.”
Il tentato omicidio salernitano ha invece, sempre secondo i sedicenti giornalisti che ne scrivono, questa motivazione: “Non si era rassegnato alla fine della loro storia d’amore e così ha deciso di vendicarsi, accoltellandola.” L’ha fatto in pubblico, fermando l’automobile in cui la donna si trovava con un altro e aprendo la portiera per colpirla, e se un carabiniere che si trovava in zona per caso non fosse intervenuto a bloccarlo avrebbe continuato a infilzarla.
Alla parola “amore”, il dizionario Treccani dà come definizione primaria “sentimento di viva affezione verso una persona che si manifesta come desiderio di procurare il suo bene e di ricercarne la compagnia”. Salta all’occhio che infilare lame nel corpo di un’altra persona, tentando di ucciderla, non corrisponde al “desiderio di procurare il suo bene”, vero? Inoltre, ammazzare qualcuno significa proprio “perderlo”, senza occasioni ulteriori, per sempre. Presentare un uomo violento che tenta un omicidio come un poveraccio “non rassegnato” a una chiusura sentimentale e quindi ancora innamorato sarebbe solo una patetica stupidaggine, se non contribuisse a mantenere in essere il clima culturale per cui la violenza di genere è accettabile e scusabile e perciò, signore e signori della stampa, dovete smettere di farlo. Ieri era già troppo tardi.
Maria G. Di Rienzo