(Il cartello dice: Questo 8 marzo vogliamo diritti, non fiori)
In Spagna la protesta femminista è andata particolarmente bene, quest’anno: 5 milioni di donne (e uomini) sono scese nelle strade in più di 200 città. La metropolitana di Madrid è stata bloccata, così come 300 treni.
La Commissione 8 Marzo, che ha organizzato l’evento, secondo i sondaggi ha raccolto il consenso di 4 spagnoli su 5 in generale e del 90% delle donne fra essi: “Oggi chiediamo una società libera dall’oppressione sessista, dallo sfruttamento e dalla violenza. – diceva il loro manifesto – Chiamiamo alla ribellione e alla lotta contro l’alleanza di patriarcato e capitalismo che ci vuole obbedienti, sottomesse e zitte. Non accettiamo condizioni peggiori sul lavoro, ne’ di essere pagate meno degli uomini per lo stesso lavoro. Questo è il motivo per cui chiamiamo allo sciopero.”
Il divario di genere sulle paghe, in Spagna, resta al 13% nel settore pubblico e al 19% nel settore privato (statistiche Eurostat 2017).
Manuela Carmena, sindaca di Madrid e Ada Colau, sindaca di Barcellona, hanno apertamente sostenuto la protesta. Carmena ha scritto in un tweet l’8 marzo: “La cosa non riguarda solo il richiedere vera eguaglianza, ma anche affrontare la necessità del cambiamento del modo in cui il mondo tratta le donne.” e Colau le ha fatto eco: “Abbiamo alzato le nostre voci e non ci fermeremo. Basta violenza, discriminazione e diseguaglianza sui salari!”
Maria G. Di Rienzo