“Le nuove tecnologie riproduttive sono usate per “fare a pezzi” letteralmente donne reali e viventi nei nostri ovuli e uteri, per somministrarci cocktail ormonali invasivi e pericolosi e, nella maternità surrogata, per manipolarci psicologicamente a credere nel mito che essere gravide di un bambino con cui non si ha relazione genetica farà sì che noi non si sviluppi alcun senso d’affetto e perciò questi figli “surrogati” non sono i nostri “veri” figli.
Questa ideologia della divisione in compartimenti fatta dall’uomo crea le Donne Provetta. L’idea è quella di “giocare a essere Dio” (come i critici delle tecnologie riproduttive erano soliti dire negli anni ’80) e proroga i 6.000 anni di dominio patriarcale delle donne in cui due punti erano, e sono, centrali:
uno, gli uomini non possono entrare in gestazione della vita e dare alla luce bambini (necessari per la continuazione della specie Homo Sapiens); due, gli uomini come gruppo sociale aborrono le donne per i nostri corpi e per questo potere. Al contrario, quando le donne “falliscono” nel riprodursi, lo sdegno espresso nei loro confronti è severo.”
Tratto dal libro: “Surrogacy: A Human Rights Violation” di Renate Klein, di recente pubblicato. Renate Klein è ricercatrice e insegnante esperta di biologia, salute e sociologia, nonché editrice e attivista femminista. (Trad. Maria G. Di Rienzo)