L’organizzazione di beneficenza inglese “Presidents Club”, i cui membri sono solo uomini – affaristi miliardari, celebrità di vario tipo e politici – ha annunciato in questi giorni la propria chiusura. I beneficiari delle donazioni stanno tornando loro il danaro ricevuto, perché non vogliono essere associati in alcun modo all’organizzazione stessa. La causa sta nel fatto che il Financial Times ha raccontato cos’è successo all’ultima festa per la raccolta fondi tenuta dai caritatevoli membri del club al Dorchester Hotel di Londra (in immagine), il 18 gennaio scorso:
1) Hanno assunto 130 hostess per l’evento, scelte in base alle caratteristiche “alte, magre e carine”;
2) Hanno fatto firmare loro un contratto in cui le donne si impegnavano a non riportare notizie sulla serata;
3) Le hanno informate che dovevano indossare biancheria intima nera per fare il paio con le minigonne fornite loro quale uniforme;
4) Hanno sequestrato loro i cellulari, ovvero (pardon!) li hanno “messi sotto lucchetto per sicurezza”;
5) Le hanno costrette a bere vino in gran quantità e se una di loro si rifugiava in bagno per quel che era giudicato dai compassionevoli festaioli “troppo tempo”, era forzata a tornare nel salone;
6) Per tutto il tempo, fra una portata di salmone affumicato e un calice di Dom Pérignon, le hanno molestate, palpate ecc. e uno dei presenti si è spinto sino a mostrare il suo prezioso pene a una delle fortunate hostess: altre prescelte sono state invitate a seguire questo o quel benefattore in una delle camere del Dorchester.
L’asta per raccogliere fondi si è accordata perfettamente allo scenario. I “lotti” andavano da una notte al locale per spogliarelli Windmill di Soho a un bonus per chirurgia plastica accompagnato dallo slogan “Metti un po’ di pepe a tua moglie”. A farsi quattro risate attorno al tavolo, purtroppo, c’era anche il Ministro per l’Istruzione britannico, sig. Nadhim Zahawi. Dev’essere un vero piacere, per le scolare e le studenti del suo paese, sapere chi è il responsabile delle scuole che frequentano. Maria G. Di Rienzo