“Guardando con occhi che sono consapevoli del genere, le donne tendono a far luce sulle connessioni fra l’oppressione che è la verosimile causa del conflitto (oppressione etnica o nazionale) e un’altra che è trasversale: quella del regime di genere. Il lavoro femminista è incline a rappresentare la guerra come continuum della violenza che va dalla camera da letto al campo di battaglia, attraversando i nostri corpi e la nostra percezione del sé.
Noi lo intravediamo più prontamente perché, come donne, abbiamo visto che la “casa” stessa non è il paradiso per cui è spacciata. Perché, se essa è un rifugio, così tante donne devono fuggirla per andare nei “rifugi”? E riconosciamo, con Virginia Woolf, che “i mondi pubblico e privato sono inseparabilmente connessi: che le tirannie e i servilismi dell’uno sono le tirannie e i servilismi dell’altro.”, Cynthia Cockburn, in “Negotiating Gender and National Identities”, trad. Maria G. Di Rienzo.
Cynthia Cockburn è una femminista, attivista pacifista e antimilitarista e docente universitaria inglese nata nel 1934.