(tratto da: “Being a female scientist: marine biologist and computer scientist Laura Uusitalo”, una più lunga intervista di Vvaitkeviciene alla Dott. Uusitalo per Ocean Blogs, 23 ottobre 2017, trad. e adattamento Maria G. Di Rienzo. Laura Uusitalo, in immagine, lavora all’Istituto per l’Ambiente Finlandese come direttrice e capo-ricercatrice.)
Cosa ti ha ispirata a perseguire una carriera nelle scienze e nelle tecnologie marine?
Quando ero adolescente ho desiderato, per un po’, diventare una sociologa. Più tardi, mi sono interessata sempre di più alle scienze naturali e ho scelto di studiare limnologia (ndt. settore dell’idrologia relativo alle acque continentali) all’università a causa del suo ampio scopo che include tutto: dall’idrologia e dalla fisica acquatica, passando per la chimica e l’ecologia, sino ad arrivare agli aspetti sociali dell’uso delle acque naturali. Ho trovato tale diversità altamente ispirante e non mi sono mai pentita di aver scelto questa carriera.
Quali sono le cose che ti piacciono di più dell’essere una scienziata/ingegnera marina?
Moltissime cose mi piacciono del mio lavoro: poter fare scienza; la varietà del campo che va dall’ecologia d’avanguardia alle questioni sociali; poter lavorare con colleghe/i brillanti sia nel mio Istituto sia a livello internazionale; avere un alto grado di libertà nel definire il mio proprio lavoro e sapere che sto facendo la mia parte per la protezione dei mari.
Pensi ci sia necessità di sostenere in modo speciale le ragazze affinché studino scienze/tecnologie marine?
Io penso ci sia la generale necessità di liberarci dai ruoli di genere nella società e lasciar scegliere a chiunque la carriera e lo stile di vita che meglio si confà a costei o costui. Uno dei passi per arrivarci è incoraggiare le persone a far scelte relative alla carriera che non sarebbero tipiche per il loro genere; ciò può includere il sostenere le donne nella scelta delle scienze marine. In Finlandia, tuttavia, la mia impressione è fra gli studenti di scienze marine tutti i generi siano rappresentati in modo bilanciato. Le scienze tecnologiche sono ancora però un dominio maschile e incoraggiare le ragazze a entrare in tali campi è un compito che gli insegnanti di scuole e università dovrebbero prendere seriamente.
Pensi ci sia bisogno di un sostegno speciale per trattenere le donne nella scienza?
Ci sono ricerche che mostrano come le donne “abbandonino” la scienza più degli uomini in particolar modo nello stadio post-dottorato, perciò sarebbe importante capire quali sono le cause e come possono essere evitate. Probabilmente le ragioni sono molteplici, incluse le possibilità di ottenere fondi per continuare il lavoro, l’attitudine dei colleghi e della comunità scientifica in generale, e il fatto che lo stadio post-dottorato è spesso anche l’età in cui hai bambini, e combinare carriera e famiglia può essere difficile.
Come possiamo superare le istanze che spingono le donne fuori dalle carriere scientifiche?
Alcune misure che sarebbero d’aiuto consistono nel migliorare la sensibilità al genere nei processi di selezione e valutazione (per evitare i pregiudizi culturali profondamente radicati e largamente subconsci contro le donne), nel migliorare le possibilità di combinare lavoro e famiglia (inclusi buoni servizi per l’infanzia, congedi familiari, il tornare al lavoro in modo agevole dopo i congedi) e dar sostegno a una cultura che permetta ad ambo i genitori in una famiglia di lavorare (servizi per l’infanzia accessibili e di alta qualità, politica delle tasse che preveda benefici ecc.).
Che consigli daresti a una donna che sta considerando l’idea di intraprendere una carriera nella scienza?
Vai! La scienza è fantastica! Ricordati che non devi compiacere nessuno: è sufficiente fare un buon lavoro. E controlla la bilancia vita/lavoro, non lavorare tutte le notti e nei fine settimana, non solo perché non è buono per il tuo benessere: non è neppure buono per la tua creatività. Avrai bisogno di permettere alla tua mente di rinfrescarsi e ricaricarsi per poter avere buone idee e lavorare in maniera efficiente.
Qual è il modo più efficace, per te, di mantenere il bilanciamento fra la vita professionale e quella personale?
Non ho mai fatto molti straordinari. A volte mi è risultato difficile, ma è valsa anche la pena di provare a me stessa che quel che potevo fare in 40 ore settimanali era abbastanza.
Mi piace ballare – ho fatto tip tap, danza irlandese, balletto, danze orientali, tribal fusioni, danze folk e swing, tra l’altro; per me è un gran modo per scollegarmi dal lavoro e concentrarmi su qualcosa che è sia fisico sia mentale, intellettuale e intuitivo allo stesso tempo.
Anche i miei figli mi rendono necessario lasciare l’ufficio di buon ora; a volte, quando il flusso delle idee mi trascina, mi piacerebbe restare semplicemente in ufficio e lavorare sino a notte.
Quali sono i tuoi sogni professionali e personali?
Mi piace proprio fare ricerca e amerei avere l’opportunità di continuare. Mi piacerebbe che tale ricerca facesse la differenza su come capiamo e maneggiamo i mari. Mi piacerebbe anche essere in grado di ispirare le giovani scienziate e i giovani scienziati a trovare il meglio in se stesse/i e a raggiungere i loro sogni.