Solo due su ventisei hanno un nome: Osato Osaro, identificata dal fratello e Marian Shaka, identificata dal marito. Venivano dalla Nigeria e le hanno seppellite tutte a Salerno ieri. La loro età andava dai 14 ai 18 anni. Osato e Marian erano incinte.
(particolare di una foto di Alessandra Tarantino/AP)
Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, solo quest’anno sono morte o risultano disperse nel Mediterraneo 2.715 persone che tentavano di raggiungere l’Italia.
I risultati delle autopsie dicono che le ventisei ragazze sono decedute per annegamento e non presentavano segni di stupro o abuso fisico. Tuttavia, è possibile che molte di esse fossero vittime di traffico, giacché la maggioranza delle donne nigeriane in Italia è trafficata per lo sfruttamento sessuale o lavorativo e la Libia, paese da cui sono partite, è diventata uno dei fulcri del traffico internazionale di esseri umani.
Questo il nostro mondo ha offerto a giovanissime donne coraggiose e disperate: essere usate e consumate come oggetti o morire aggrappate a un gommone.
Viste o non viste, conosciute o innominate, ogni ferita inferta a loro sanguina in ognuna di noi; ogni loro morte strappa via da noi un brandello di vita. Maria G. Di Rienzo