Lasciate che me ne tolga uno dalla scarpa – di sassolini fastidiosi, intendo.
Il 9 settembre scorso, in relazione alla denuncia per stupro di due giovani americane a Firenze, scrivevo:
“(… ) non si può neppure dimenticare che tutte le studentesse americane in Italia sono assicurate per lo stupro e a Firenze su 150-200 denunce all’anno, il 90 per cento risulta falso.” (vari quotidiani, 9 settembre 2017, stessa vicenda)
Quest’ultimo dato presenta un certo grado di problematicità. Mi state dicendo che circa 135-180 denunce per stupro a Firenze, ogni anno, arrivano in tribunale e gli accusati sono giudicati non colpevoli? E tutte le denunce sono provate come inventate di sana pianta? Quindi, 135-180 donne (tutte americane?) ogni anno, a Firenze, sono controdenunciate e condannate per falsa testimonianza? Vorrei qualche verifica, su questo.
Naturalmente non sono stata la sola a pormi queste domande. Un/a giornalista, per deontologia professionale, dovrebbe farsele PRIMA di me o di voi, ma a quanto pare non è accaduto. A La Stampa sono arrivate parecchie richieste di verifica, che il giornale ha dapprima liquidato con giustificazioni fantasiose tipo “i dati sono veri ma non sono ancora confluiti nelle statistiche ufficiali”. Poiché ciò non è servito ad arrestare il flusso di coloro che chiedevano spiegazioni, alla fine il controllo lo hanno dovuto eseguire sul serio e il 12 settembre 2017, in una rubrica, il direttore Molinari così “chiude” la questione: “(…) la notizia in questione è stata pubblicata da La Stampa e da altri tre quotidiani il 9 settembre. La fonte che ce l’ha fornita l’ha più volte avvalorata, su richiesta dei lettori abbiamo svolto ulteriori verifiche senza trovarne le dovute conferme. Dunque l’abbiamo tolta dalla versione online dell’articolo in questione. Come è evidente tale processo di verifica delle fonti ha preso tempo, e di questo ci scusiamo con i lettori, ma ci ha portato a rispondere in maniera corretta alle richieste di delucidazione ricevute. Confermando il rispetto che questo giornale ha per le notizie ed i lettori.”
La fonte che ce l’ha fornita l’ha più volte avvalorata: come, se le ulteriori verifiche non la confermano? Con “Tutti sanno che le donne sono bugiarde”? Con “L’ho trovato su internet, lo giuro, per cui dev’essere vero.”? Con “Me l’ha detto mio cugino, un suo amico conosce un tipo che lavora in Tribunale.”? Comunque ok, grazie per il dichiarato (tardivo) rispetto “per le notizie ed i lettori”, ma che ne facciamo del danno che quella balla galattica ha provocato restando online per tre giorni?
Parlo delle vittime di violenza, direttore. Di quelle a cui il trafiletto sarà comunque sbattuto in faccia e non saranno credute, di quelle che da esso saranno umiliate, di quelle che subiranno violenza ulteriore perché avranno appreso – una volta di più – che denunciare stupri e aggressioni fa di loro delle colpevoli a priori. A ricevere le sue scuse, assieme all’impegno di non trattare mai più la violenza di genere con tale scervellata superficialità, dovrebbero essere loro. Resto in fiduciosa attesa.
Maria G. Di Rienzo