La nostra cultura, in generale, non ci insegna a vedere gli altri come individui complessi (che hanno più caratteristiche) ne’ come titolari degli stessi nostri diritti umani (uno dei quali è il diritto a non subire violenza, fisica – verbale – psicologica ecc., in assoluto e meno che mai in relazione a una o più d’una delle nostre caratteristiche).
Invece, ci insegna a guardare le persone attraverso la lente di ciò che è normativo per la nostra epoca: attribuiamo valore agli altri esseri umani basandoci sulla loro capacità di conformarsi a determinati standard fissati socialmente e sulla loro capacità di fornirci oggetti / comportamenti per noi vantaggiosi – denaro, beni di consumo, relazioni sociali, sesso, legittimazione fanno tutti parte del quadro.
Per le donne gli standard da raggiungere passano per vie strettissime come le taglie che devono indossare. Poiché non sono viste come completamente umane, meritano di base ancor meno considerazione e rispetto.
Perciò l’episodio in cui il presidente della Regione Campania definisce una consigliera regionale “chiattona” “che disturba anche quando sta a centro metri di distanza”, appare in cronaca il 24 marzo scorso solo in virtù dello scenario, che è quello della politica istituzionale. Nella vita quotidiana uomini insultano donne in questo modo di prassi, ovunque, con la piena validazione sociale che conferisce loro il superiore status di “giudici” di ogni essere umano di sesso femminile. Il presidente De Luca fa in aula quel che i suoi simili fanno in casa, in ufficio, per strada, al bar e su internet; “bambolina” (Virginia Raggi) o “chiattona” (Valeria Ciarambino) esprimono la consuetudine – rinforzata dagli ossessivi messaggi passati tramite media – con cui si ricorda alle donne che hanno solo due caselle a disposizione: “belle e stupide” o “brutte e stupide”.
Gran parte delle rimostranze mosse a De Luca per l’episodio da altri politici di sesso maschile hanno mero carattere strumentale: alcuni di essi hanno addirittura all’attivo comunicazioni pubbliche che grondano lo stesso identico sessismo rilevato nell’atteggiamento del presidente della Regione. Per cui non preoccupatevi, nessuna minaccia allo status quo: oggi difendiamo la “nostra” Valeria e domani ricominciamo a insultare Laura Boldrini con identiche modalità.
Infine, la decisione di De Luca, comunicata via Twitter, di mandare “a Valeria un mazzo di fiori sperando che la prossima volta lasci parlare chi fa un’intervista senza coprirci con le sue grida” dice con chiarezza che il signore continua a iscriverla nella medesima cornice stereotipata. A un eventuale Valerio, il signor De Luca avrebbe indirizzato delle scuse formali. Ma si sa: per placare una donna dopo averle tirato in faccia escrementi basta seppellire questi ultimi in un cesto di rose e gladioli. Siamo creature semplici e dolci, dopotutto, belle o brutte ma sempre, sempre, sempre indegne di rispetto. Maria G. Di Rienzo