Sì, io riderò a dispetto delle mie lacrime,
canterò canzoni ad alta voce nel mezzo delle mie sventure:
avrò speranza avendo contro tutte le probabilità.
Io vivrò! Andatevene, tristi pensieri!
(tratto da: “Contra Spem Spero” di Lesya Ukrainka, pseudonimo della poeta e drammaturga Larysa Petrivna Kosach-Kvitka, 1871 – 1913.)
In Ucraina è possibile vedere l’immagine di Lesya su cartamoneta e francobolli, resa in statue e dipinti e vi sono film e libri che narrano la sua vita. Lo pseudonimo – Lesya l’Ucraina – glielo diede sua madre, femminista e scrittrice, ed era in se stesso un atto radicale giacché identificarsi in tal maniera nella Russia imperiale e usare l’ucraino per poesie e pezzi teatrali bastava per essere condannati per tradimento e spediti in Siberia.
Lesya impara a scrivere a quattro anni. Crea a otto la prima poesia, “Speranza” per sua zia Olena che è stata appena arrestata per attività antizariste. Impara durante l’infanzia il russo, il tedesco, il polacco, il greco, il latino e l’inglese. Studia per diventare pianista professionista ma a dodici anni contrae la tubercolosi delle ossa che le impedisce di esercitarsi per lunghi periodi: ma scrivere può – ed è quello che fa. A diciassette anni, assieme al fratello, traduce in ucraino Shakespeare, Dickens e altri classici e ne dà letture private: altro atto “sovversivo” e proibito. L’anno successivo rischia la vita per contrabbandare a Kiev il suo primo libro di poesie, stampato nell’Impero austro-ungarico.
I genitori di Lesya cercarono in ogni modo di curare la sua malattia, portandola diverse volte in paesi esteri dove la giovane osservò con acutezza le differenti culture e specialmente come le donne erano trattate in esse. Tutto si riversò nei suoi lavori: femminismo, alienazione sociale, liberazione nazionale, solitudine. Nel 1903 tradusse in ucraino il “Manifesto del Partito Comunista”, il che condusse al suo arresto e a un periodo di prigionia. Nel tentativo di preservare la propria lingua proibita, Lesya raccolse per tutta la vita leggende e fiabe e canzoni popolari ucraine.
Sperò contro la speranza, come dice la sua poesia citata all’inizio. Nulla avrebbe potuto costringere alla resa un tale spirito. Maria G. Di Rienzo