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Il blog di Maria G. Di Rienzo

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1 novembre 2016 di lunanuvola

Quando fu intervistata dall’Huffington Post l’anno scorso, la diciassettenne inglese Rhea (pseudonimo) aveva tentato il suicidio già due volte. “La pornografia era ovunque nella mia scuola. – ha raccontato – E il mio ragazzo Andy è diventato ossessionato da questa cosa. Io ero stata molto chiara con lui: non ero pronta a fare sesso.” Ma una sera Andy la aggredì e violentò in un parco e dopo di allora i suoi assalti sessuali nei confronti della ragazza divennero routine. Rhea non fece nulla.

“Il costante sentir parlare di pornografia mi aveva fatto sentire come se quello che accadeva fosse normale. Mi sentivo in trappola, come se tutti pensassero che era normale e che io dovevo adattarmici se volevo essere accettata. Mi sembrava che non ci fosse via d’uscita.” La pressione sull’essere magra e sexy era pure costante: i ragazzi della scuola, dice ancora Rhea, facevano continui paragoni fra i corpi che vedevano nei film porno e quelli delle loro compagne – e ovviamente queste ultime erano classificate in modo negativo. La pressione più forte, però, Rhea l’ha percepita venire dai media online: “Kim Kardashian, per esempio, e tutta la storia sul training per avere una vita stretta (e relativi corsetti strizzanti che sembrano usciti dall’800, ndt.). Un sacco di ragazze nel mio istituto ne parlano e sono infelici, perché le cosa le fa sentire insicure di loro stesse e come se dovessero per forza tentare di apparire in quel modo.” Quando la somma di tutto questo è diventata intollerabile, Rhea ha cercato di uccidersi.

La sua testimonianza era inserita in un articolo che commentava un rapporto rilasciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (maggio 2015) sulle cause di morte delle ragazze fra i 15 e 19 anni sull’intero pianeta: Africa a parte, dove la mortalità materna e l’Hiv-Aids la fanno ancora da padroni, è risultato che il suicidio ha sorpassato o sta sorpassando, nel resto del mondo, tutte le altre cause. In Europa, è la prima causa di morte nel segmento di età femminile considerato (i ragazzi della stessa età muoiono principalmente di incidenti stradali).

Sempre nel 2015, in agosto, la rivista scientifica “Psychology of Women Quarterly” presentò i risultati di diverse ricerche che aveva effettuato sull’oggettificazione sessuale femminile: “In uno degli studi, presentammo ai partecipanti immagini di donne e di ragazze prepubescenti, sia in abiti normali sia in bikini. Scoprimmo che le ragazzine erano oggettificate – viste come meno capaci mentalmente e meno degne di considerazione etica – quando indossavano bikini. Erano oggettificate esattamente alla stessa maniera delle donne adulte. In un secondo studio, ai partecipanti era mostrata la foto di una ragazzina che indossava o bikini nero o un vestito estivo sempre nero. L’immagine era presentata con un breve scenario di riferimento in cui la ragazzina era descritta come bersaglio di bullismo a scuola. Di nuovo, scoprimmo che quando la giovanissima era ritratta in bikini veniva percepita come mancante di capacità mentale e meno degna di un trattamento etico. I partecipanti alla ricerca hanno biasimato la ragazzina in bikini per il bullismo da lei ricevuto molto più di quanto abbiamo fatto per la stessa ragazzina nell’abito estivo, ed erano molto meno preoccupati per quel che subiva. E’ interessante notare che i partecipanti non pensavano che una soffrisse del bullismo meno dell’altra: semplicemente importava loro meno del benessere di una ragazzina quando questa era ritratta in modo oggettificato.”

Pubblicità, giornali, televisione, cinema, internet, riviste, libri prodotti da e per una società patriarcale: un immaginario sessualizzato applicato a donne e bambine, “consumato” giornalmente da milioni di persone; una narrativa stereotipata redatta in base a norme sociali sessiste che determina il valore dei corpi femminili – ormai, di qualsiasi età. Le bamboline create per la soddisfazione maschile sono infantilizzate se adulte, adultificate se bambine. Ma, come oggetti, valgono sempre meno di niente.

Bergamo 21 ottobre 2016: “Arrestati due ragazzi di 15 e 16 anni con l’accusa di aver compiuto atti sessuali nei confronti di una 12enne disabile.”

Modena, 21 ottobre 2016: “16enne diffonde i video di sesso con l’ex fidanzatina coetanea sulla chat di gruppo della scuola.” Dall’articolo: “Il giudice, su richiesta del pm, ha archiviato il caso. Una scelta ‘didattica’, un insegnamento di vita. Infatti il tribunale, pur ritenendo il 16enne colpevole, ha preso atto della sua successiva condotta e del pentimento mostrato, tanto da valutare più ‘educativo’ un percorso di sostegno scuola-famiglia, piuttosto che l’inflizione della pena.” (Le virgolette per didattica e educativo ci stanno tutte. Presumibilmente si pentiranno anche i due ragazzi di Bergamo. Non dobbiamo rovinare la vita di creature così giovani e promettenti mostrando loro che le azioni hanno conseguenze – se sono di sesso maschile. Tanto, quelle di sesso femminile che tali azioni hanno subito sono state sepolte in un ammasso di escrementi sessisti e misogini da coetanei e sedicenti giornalisti. Un’esperienza didattica e educativa che ha insegnato loro, una volta e per sempre, che posto hanno le donne nella società.)

Frosinone, 21 ottobre 2016: “Insegnante di scuola media interdetto per otto mesi dall’insegnamento per molestie sessuali nei confronti delle alunne minorenni.” (Le palpava, le baciava e faceva apprezzamenti sui loro corpi… sapete, come il ragazzo di Rhea menzionato all’inizio, anche se il docente di anni ne ha 58.)

Castel San Giorgio, 24 ottobre 2016: “Faceva prostituire la figlia di soli 13 anni e lei stessa si prostituiva. I carabinieri hanno arrestato due persone, la mamma della ragazzina e l’uomo che abusava della giovane, un 62enne del luogo.” (Poi è stato arrestato anche un altro violentatore, di 39 anni, mentre la narrazione giornalistica si scatenava sulla “baby prostituta per soldi e sigarette”. A proposito: grazie alle amiche giornaliste di GIULIA per aver ricordato a chi di dovere che questa è un’ulteriore violazione di minore.)

Rimini, 28 ottobre 2016: “Incinta a 13 anni, lui ne ha 35. Indagato per atti sessuali con minorenne. L’uomo avrebbe avuto una breve relazione “consensuale” con la ragazzina, interrotta però non appena scoperta la gravidanza di lei.” (La ragazzina ha meno di 14 anni, quindi il “consenso” per la legge non esiste.)

Cosenza, 29 ottobre 2016: “42enne arrestato dai carabinieri per violenza sessuale continuata ai danni di una ragazzina di 14 anni.” (L’ha fatta salire in macchina e se l’è portata in un posto tranquillo: un complimento, la trovava davvero scopabile, ma la ragazzina – chissà perché – gli ha opposto resistenza! Ma allora cosa raccontano tutte le storie porno che il tizio si era visto prima? O è questa ragazza che è strana?)

Roma, 29 ottobre 2016: “Bimbe di quattro e cinque anni molestate alla scuola materna: arrestato il bidello, 57enne, incastrato dalle telecamere.” (Chissà, potrebbe essere uno dei visitatori di questo blog. Queste sono le ricerche in tema più gettonate degli ultimi tre mesi: bambina col tanga, le belle gambe delle bambine, ragazze 12 anni lesbo, bambine baci carezze mutandine, ragazzine calde, bambine tette piccole, ragazze di 14 anni che fanno l’amore video, porno bambine, porno ragazzine.)

Gente, è veramente tutto troppo liberatorio e sano e trasgressivo e ironico per me. Ma non è perché sono vecchia: è perché il mio cervello funziona ancora. Maria G. Di Rienzo

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Pubblicato su La femme-nist fatale | Contrassegnato da tag adolescenti, bambini, diritti umani, donne, femminismo, giornalismo, immagine del corpo, italia, media, misoginia, oggettificazione, pornografia, sessismo, social media, stupro, suicidio, violenza |

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