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Smettetela

9 agosto 2016 di lunanuvola

Poche consuetudini linguistiche attuali sono così irritanti come l’iniziare un periodo qualsiasi con “inutile essere ipocriti”. Implica che chiunque non si senta affatto come chi parla/scrive o non condivida per nulla le sue tesi stia mentendo.

Commentando la caduta di stile, di professionalità e di educazione che ha permesso a “Il Resto del Carlino” di titolare il quarto posto della squadra femminile di tiro con l’arco “Il trio delle cicciottelle sfiora il miracolo olimpico”, il Corriere della Sera crede di fare di meglio – ma non ci riesce.

le arciere

“Inutile essere ipocriti, le Olimpiadi le guardiamo anche per la prestanza dei corpi: l’entusiasmo generale per il judo, oltre che dall’oro di Fabio Basile, passa dalla tartaruga dei suoi addominali. E l’interesse per gli schemi del beach volley scemerebbe molto se gli spettatori non li analizzassero sui culi delle giocatrici.”

Verrebbe da rispondere: “Per cortesia, parli per sé.” A me dei muscoli di Basile e delle natiche delle giocatrici di beach volley non frega una beata mazza. Non trovo godimento estetico nel sessualizzare i corpi altrui, perché fondamentalmente rispetto le persone che sono quei corpi e, se del caso, stigmatizzo le loro azioni e non come sono fatte.

Il Corriere della Sera ha molta strada da percorrere in questo senso, perché l’articolo in questione è letteralmente circondato dall’attitudine opposta: atlete definite “icone di stile” (ma “con ironia”, un’altra locuzione francamente idiota di cui si abusa in questi anni), le olimpiadi narrate come un assemblaggio di bikini e culi e cosce e tette, l’ossessione sul grasso corporeo trattato a guisa di Nemico Pubblico n. 1.

Se “Con le donne (…) il ricorso all’attributo fisico è immediato, perché vengono misurate sempre e comunque anche su uno standard molto stretto (o meglio molto magro) di bellezza.”, il giornale per cui l’articolista scrive non può “chiamarsi fuori” quanto a responsabilità: non passa giorno in cui non si unisca al coro mediatico che sul peso corporeo – soprattutto femminile – diffonde ingiustificato terrore. Il Corriere ha pubblicato e pubblica qualsiasi stupidaggine al proposito senza verificare scientificamente NULLA. Parla di “epidemia di obesità” (una scorrettezza in ogni senso, principalmente medico giacché la medicina è scienza e non estetica e il grasso corporeo non è contagioso); misura i girovita delle donne politiche, delle artiste, delle attrici; fornisce i “consigli” più assurdi – e spesso pericolosi – per dimagrire; dice alle persone grasse che non importa se le loro analisi le dichiarano in salute perché “fra dieci anni” saranno comunque delle ciofeche; attribuisce al grasso corporeo le caratteristiche di un Satanasso che coadiuva o dà l’innesco a qualsiasi tipo di disagio fisico o malattia: dal mal di schiena al cancro tutto va ben madama la marchesa. L’ultima stronzata galattica, un paio di giorni fa, assicura le persone grasse che il loro cervello “invecchia prima” dei cervelli di quelli/e affetti/e da anoressia che sfilano in passerella per D&G e compagnia…

No, non ditemi che vi preoccupate della “salute” delle persone di cui abusate in questo modo. La fobia del grasso permette al primo idiota che passa di fornire commenti e opinioni sui corpi delle donne e di sentirsi legittimato e superiore. Lasciate allora che vi dia qualche informazione:

1) Gli ospedali sono pieni di persone magre. Il grasso corporeo è in effetti una protezione per diverse malattie gravi, migliora le probabilità di sopravvivenza ed è IMPOSSIBILE valutare la salute di un corpo basandosi esclusivamente sul suo peso.

2) E’ un po’ problematico che i sostenitori della cosiddetta “epidemia” in campo medico abbiano interessi economici nell’industria dei prodotti dietetici (un’industria fiorente che fa dai 40 ai 100 miliardi di dollari l’anno) e le loro fondazioni e ricerche siano finanziate da quest’ultima, perché basta abbassare artificialmente i parametri – non solo per l’obesità – e l’epidemia si crea nello spazio di un giorno. Attivate dal martellamento continuo sulla minaccia dell’epidemia un bel po’ di persone si sentono costrette a sottoporsi a diete che danneggiano la loro salute, prendono medicine di cui non hanno bisogno e persino vanno sotto i ferri del chirurgo a farsi amputare o legare lo stomaco: aumentando di 4 volte, in quest’ultimo caso, la loro probabilità di morire poco dopo.

3) Le diete misurate su un periodo di mantenimento di cinque anni falliscono in oltre il 93% dei casi per le persone che tentano di perdere un ammontare significativo di peso (oltre i 15 chili): ed ecco perché l’industria dietetica cita solo studi basati sul periodo di due anni. La perdita forzata di peso ha inoltre l’effetto a lungo termine di rallentare il metabolismo: perciò molte donne, dopo essere state costrette a stare a dieta sin da bambine, finiscono per essere grasse lo stesso – anche se continuano ad affamarsi.

4) La fobia del grasso include la convinzione – non basata su evidenza scientifica – che le persone grasse siano disgustose, pigre, immorali, stupide ecc. Quando ad essere convinti di ciò sono medici, paramedici, dietologi i risultati per le persone grasse sono: vedersi negate cure mediche, ricevere diagnosi sbagliate, mancanza di prescrizione di analisi approfondite e il sentirsi sbattere in faccia che tutto si risolverà dimagrendo (dal mal di schiena al cancro, come già detto), il che è palesemente FALSO. Vi sembra che questo sia “preoccuparsi della salute” altrui?

5) Sarebbe dimostrazione di etica professionale per i responsabili al Corriere della Sera – e in ogni altro media – se prima di pubblicare ancora notizie allarmistiche e campate in aria, si informassero un poco. Potrebbero per esempio leggere “Obesity Epidemic: Science, Morality and Ideology” e “Body if Truth” che analizzano la questione basandosi su analisi scientifiche approfondite.

Per finire, tornando all’articolo, vorrei chiedere spiegazioni su queste parole: “se lo sport ci insegna una cosa è che i corpi atletici sono spesso fuori norma”. L’Autrice sa qual è la “norma”? Il mio corpo e il suo sono “normali” o no? Cosa li rende tali, il corrispondere a quali caratteristiche, quelle del BMI (uno strumento ideato da un matematico belga per il suo governo, atto a misurare il fabbisogno corporeo di un uomo belga adulto) o quelle reiterate da sedicenti esperte/i di moda, stile, glamour e pacchianate varie sul suo giornale?

Mi serve a poco che il periodo continui dicendo che i corpi “fuori norma” “vanno bene così” e “Anzi, sono belli così. Le donne dell’arco oltretutto – ricordiamone i nomi: Guendalina Sartori, Claudia Mandia, e Lucilla Boari – con i loro corpi cicciottelli fanno qualcosa che riesce solo a una manciata di persone al mondo e sono delle atlete dalle capacità fisiche fuori dall’ordinario.”

Le tre atlete sembrano autorizzate ad avere corpi non “normali” perché hanno abilità particolari: questo taglia fuori dalla normalità – e quindi dal rispetto di dignità e diritti – tutte le persone “fuori norma” che non hanno capacità straordinarie o delle cui capacità specifiche non interessa a nessuno.

Il cumulo di variabili che interessano un corpo umano (dalla genetica alle consuetudini sociali/culturali su come trattarlo) impediscono l’esistenza stessa della “norma”. Perciò sarebbe utile smettere di usare il concetto sia per umiliare sia per esaltare determinati corpi umani. Non vogliamo i nostri corpi gratificati per gentile concessione dell’aggettivo “belli”, vogliamo che la finiate di aggredirli.

Maria G. Di Rienzo

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