“Per gli uomini specialmente, ma anche per alcune donne, vedere una donna in posizione di potere nello spazio pubblico non sembra “giusto”. Si sentono regredire all’infanzia, perché quella è l’ultima volta in cui hanno visto una donna con del potere. Questo è l’unico modo in cui riesco a spiegare le reazioni interamente irrazionali e folli verso le donne in posizioni di potere.” Gloria Steinem, 6 luglio 2016
Laura Boldrini è stata eletta Presidente della Camera il 16 marzo 2013.
I suoi compiti in quanto tale sono presiedere l’Assemblea, sovrintendere all’applicazione del regolamento, curare l’organizzazione dei lavori (programma e calendario), assicurare il buon andamento dell’amministrazione interna.
Il suo ruolo è super partes. Vota come ogni altro deputato, ma non ha speciali privilegi per cui il suo voto conta più di un altro, ne’ è la responsabile finale / l’ideatrice diretta delle politiche del governo.
Ha una laurea in giurisprudenza e ha lavorato per molti anni per le Nazioni Unite: FAO, World Food Program, Alto Commissariato per i Rifugiati (portavoce per l’Europa meridionale si occupava principalmente dei flussi migratori nel Mediterraneo).
L’ultimo dato specificato tra parentesi è l’unico che sembra collegarsi in modo diretto all’avversione personale di Salvini nei suoi confronti. Non si tratta di lotta politica: il leader della Lega la nomina nei suoi “tweet” in pratica una volta al giorno, associandola letteralmente a qualsiasi cosa. “La Boldrini” – motivo conduttore, mai “la Presidente della Camera”, mai “Laura Boldrini” – “è razzista con gli italiani”; se il nostro non vede “la Boldrini” riuscirà a smettere di fumare, se un immigrato commette un reato bisogna fornirgli un “biglietto di sola andata (magari a spese della Boldrini)” oppure è una “risorsa boldriniana da castrare chimicamente”, se “la Boldrini” scende in piazza il 25 aprile è “un’ipocrita”, delle politiche europee/internazionali o di quant’altro accada e non piaccia a Salvini è “complice e serva” e inoltre dovrebbe essere indagata perché “con la sua ipocrita retorica buonista insulta ogni giorno milioni di italiani”.
La prodezza più recente, quella della bambola gonfiabile paragonata a Laura Boldrini, sta semplicemente nel “trend” e ha generato il solito flusso di commenti violenti e odiosi (la Presidente della Camera è da tre anni uno dei bersagli prediletti dei molestatori online).
C’è però un aspetto disgustoso della faccenda che non ho ancora visto prendere in considerazione dagli articoli sui giornali o dagli esperti / intellettuali / opinionisti da tastiera… ed è che, in fondo in fondo, la “colpa” delle esternazioni di Matteo Salvini è delle donne. Cosa ci facevano le donne (leghiste) là, perché delle donne votano Lega, “Ecco, la cosa che più mi fa rivoltare lo stomaco sono queste donne minus habens che sghignazzano davanti a qualcosa che dovrebbe far accapponare loro la pelle.”, “La Boldrini fa la vittima come fanno sempre le donne”, “Per fortuna non tutte le donne…” eccetera, eccetera. Ah, e un profilo falso creato apposta per bombardare Laura Boldrini di insulti (osceni, che non riporto) su altre pagine FB recita tra l’altro: “Non tutte le donne sono gallinelle isteriche che si agitano per insulti non rivolti a loro nel 2016. E per il resto… la tua ragazza non dev’essere granché, segaiolo.” Ovvero, il sessismo quotidiano che spunta allegro da ogni parte, espresso ugualmente da sostenitori ed esecratori della pagliacciata con la bambola gonfiabile.
La Palma d’Oro per l’approfondimento – scritto in simil-italiano, le citazioni sono integrali compreso l’uso bizzarro delle maiuscole – la conferisco però a Il Secolo XIX, che tramite una delle sue ospiti ci fa sapere che abbiamo a disposizione solo due scelte: identificarci con Salvini o identificarci con la bambola gonfiabile.
“Fate una scelta tra un uomo – comunque lo è – che sale su un palco e paragona una donna a un pupazzo creato per godere di una plastica che dovrebbe sostituire la carne e quel manichino pacchiano portato a braccia e urla “C’è solo un capitanoooo…” dal branco che applaude festante il suo “leader”. – rilegga questo periodo, insigne scrittrice, perché a livello di sintassi non sta in piedi – Scegliete. Coraggio. L’uno o l’altra, tanto, sono esattamente lo specchio di ciò che siamo. Nessuno escluso e Nessuna esclusa. (…) Perché in realtà il mondo ha già scelto. – Cosa? – E lo ha fatto da tempo e continua a farlo anche guardando quel video. (…) Ecco, in quella superficiale indulgenza c’è il nostro essere sessisti, misogini. E sessiste e misogene – no, si scrive misogine, egregia – siamo pure noi donne quando questa Rete la usiamo per andare a vedere le scarpe nuove della collega, il fidanzato della cugina e il look del matrimonio della “cara amica” per poi ricommentarlo con finta discrezione ben lontano dai profili Social.” Per farvela breve, l’autrice sostiene nel finale che siamo tutti/e bambole gonfiabili e che in fondo Salvini non fa altro che “mettere in scena” questa profonda (?) verità (???).
In una società sessista e misogina come quella italiana è assurdo pretendere o aspettarsi che le donne escano intoccate dalle migliaia di messaggi che ricevono sul loro ruolo nella società stessa. Sottrarsi alla perenne recita patriarcale non è automatico, non è semplice, non è privo di ritorsioni. L’usuale scappatoia, la più facile e la più inefficace, è il dichiarare di non essere “come le altre”, di essere “uno dei ragazzi”, di schifare le femministe; è il farneticare sulle “parti maschili e femminili” della propria persona (odiando in molti casi il proprio corpo come da istruzioni ricevute) e ripetere a pappagallo quello che sessisti e misogini maschi dicono, sopportare i loro insulti e le loro molestie, ridere alle loro barzellette sulle brutte sulle femministe sulle bisognose-di-stupro e infine inneggiare al paragone Boldrini/bambola gonfiabile. Ecco perché alcune donne “sono là”. Sperano di essere singolarizzate dal loro genere e perciò accettate e apprezzate: la strategia, come ho già detto, non funziona perché al minimo “sgarro” (una manifestazione di autonomia, un pensiero critico, il palesare del fastidio o un desiderio disturbante per gli uomini) ripiomberanno nell’inferno simbolico – e purtroppo spesso reale – che tocca a tutte le altre loro simili.
E’ parimenti assurdo spalmare a tappeto su ogni singolo essere umano le scelte che Salvini fa e di cui è responsabile in prima persona, così come paragonarle allo sbirciare le scarpe nuove della collega: può essere fastidioso e persino stupido, soprattutto se la collega si chiama Theresa May e di mestiere al momento fa il Primo Ministro della Gran Bretagna e non la promoter di “animalier shoes” (di fatto tutti i giornali hanno scritto articoli sulle sue scarpe e non sulla sua carriera o su che politiche aspettarsi da una liberal-conservatrice)… ma non ha gli stessi effetti dell’oggettivazione sessuale e della continua denigrazione delle donne ridotte a beni di consumo per uomini. Il “siamo tutti/e colpevoli” è una lagna bugiarda che com’è noto ha l’effetto di esaltare piuttosto che di stigmatizzare determinati comportamenti. Dove tutti sono ladri, nessuno è ladro, dice l’adagio. Io invece dico che ladro è solo chi ruba, sessista e misogino è solo chi ritiene un sesso superiore all’altro e odia le donne, e dico anche che NESSUNA donna è una bambola gonfiabile, nessuna, e nessuna donna dev’essere trattata da tale. Come sapete, il femminismo è la nozione radicale per cui le donne sono esseri umani. – Robin Morgan.
Maria G. Di Rienzo