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Il vaso è traboccato

13 novembre 2015 di lunanuvola

I giornali italiani di oggi, fra le vezzose rubriche “E’ venerdì 13: quanto sei superstizioso?”, le baruffe online di patetici personaggi pubblici e la solita quintalata di scollature e tanga, riportavano tutti questa notizia:

Picchia la moglie per 24 anni. Il giudice: “Non c’è colpa” – “La donna di fatto ha tollerato la condotta del marito”

E’ l’anno 2015 e siamo arrivati a questo punto. Il Tribunale di Genova dice che 24 anni di abusi con conseguenti e documentati ricoveri al pronto soccorso, la sottrazione della figlia (traumatizzata dalla violenza paterna) da parte dei servizi sociali, il figlio finito in galera sulle orme del padre pregiudicato, sono scusabili perché la vittima ha sopportato troppo a lungo. Vedete, “avendo essa stessa ammesso che tali condotte sono iniziate nell’anno 1991, subito dopo la celebrazione del matrimonio” dicono i giudici, “la signora ha dunque di fatto tollerato tali condotte”. Perciò, spiegano, anche se è vero che “è stata costretta a lasciare la casa coniugale per le continue percosse e minacce subite dal marito” la separazione non può essere considerata colpa di quest’ultimo e la donna non ha diritto a nulla: ne’ risarcimenti, ne’ giustizia. “La sua colpa è non aver denunciato.” chiosano i giornalisti, soddisfatti.

Sempre oggi, su alcuni quotidiani italiani c’era anche questa notizia:

Andria. Picchia la moglie e la costringe a 7 aborti, allontanato da casa.

“Dalle indagini della procura di Trani è emerso che la donna, quasi 10 anni fa, aveva provato a denunciare le violenze subite. Il marito, però, l’aveva costretta a ritirare la denuncia, con la minaccia di darle fuoco, insieme alle figlie e all’abitazione. (…) Nelle scorse settimane la donna, dopo l’ennesima aggressione da parte del marito, ha riportato fratture e gravi ferite, tali da costringerla a ricorrere alle cure dei medici del pronto soccorso. Per questi fatti l’uomo è indagato per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate.”… ma può stare relativamente tranquillo, perché ora ha il precedente fornitogli dal Tribunale di Genova. Dieci anni sono un bel po’ di tempo, dopotutto. Se a questa tizia è bastata la minaccia del suo picchiatore abituale per ritirare la denuncia significa che la cosa le va bene, no?

Giuro su tutto quel che ho di sacro: non avrei mai creduto di dovermi mettere a spiegare a membri della magistratura che un reato non cessa di essere tale per la percezione che essi hanno della condotta o della personalità della vittima del reato stesso. Picchiare un altro essere umano e procurargli lesioni è sbagliato ed è un crimine, che la vittima piaccia loro o no, che abbia urlato o no, che abbia denunciato o no. E’ vergognoso e assurdo che io sia costretta a ribadirlo.

Di nuovo 13 novembre 2015: la stampa estera riporta una notizia simile e diversa. In Canada, il giudice Robin Camp ha promesso di seguire un programma per sensibilizzarsi al genere.

Questo perché sta rischiando il suo posto di lavoro. Quattro docenti di legge, codici alla mano, lo hanno denunciato. Durante un processo per stupro nel settembre dell’anno scorso, il giudice Camp ha trattato la vittima, una ragazza di 19 anni, esattamente come i giudici di Genova hanno trattato la donna di cui sopra.

Quando la ragazza ha parlato della sua sofferenza, Camp le ha risposto così: “Sesso e dolore a volte vanno insieme. Un po’ di dolore vaginale è del tutto naturale. Non è necessariamente una brutta cosa.” E poiché la ragazza si trovava a una festa “Era suo dovere stare più attenta”, e “Forse l’accusato è stato un po’ rude e si è comportato male, ma il sesso è spesso una sfida”, e “Perché non ha gridato?”, e “Perché non ha tenuto le ginocchia strette?”, e “Non c’è la possibilità che sia accaduta una cosa molto spiacevole, qui? Due giovani fanno l’amore e dopo qualcuno arriva e avvelena la mente della ragazza?”

Al termine del processo, lo stupratore è stato lasciato libero, senza nessuna condanna, con l’avviso di Camp di “Essere gentile e non infastidire le donne.” Per il momento, la denuncia contro questo giudice ha fatto sì che fosse escluso da tutte le cause che riguardano la violenza sessuale, ma potrebbe in seguito essere costretto a lasciare la professione (di solito, in Canada, gli dicono “Dai le dimissioni prima che ti buttiamo fuori”). Di fronte a tale prospettiva, Camp si è scusato pubblicamente e poi, come dicevo, ha assicurato che si informerà meglio sulla violenza di genere.

Vi sento benissimo: è sincero come un Pinocchio con il naso lungo 5 metri, ma non è questo il punto. Il punto è ciò che una reazione decisa al costante biasimo delle vittime di violenza può ottenere. Abbiamo giuriste con un briciolo di etica e di passione civile, in Italia? Io credo di sì. Non occorre che si dichiarino femministe, mi basta che abbiano sufficiente conoscenza delle leggi e un po’ di fegato per denunciare i 3 giudici del Tribunale di Genova. Poi, come femministe, a riempire le piazze a loro sostegno ci pensiamo noi. A proposito, sulla sentenza di Genova potremmo cominciare ad occupare le strade anche prima. Subito. Io sono arrivata all’orlo e il mio vaso sta traboccando. Maria G. Di Rienzo.

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