… le balle che ti raccontano!
(tratto da: “Pop This: how the dance industry caters to paedophilic fantasies with underage girls”, di Jemma Nicoll per Feminist Current, 27.4.2015. Trad. Maria G. Di Rienzo. Jemma, australiana, è giornalista e scrittrice ma è anche la direttrice di “Inspire Creative Arts”, una scuola di danza a Sidney, ed è coinvolta in programmi sullo sviluppo dell’autostima di bambine e ragazze.)
“La ragazza alla vostra sinistra ha 16 anni. Quella nel mezzo ne ha 14. Quella alla vostra destra ha 12 anni.
E la ditta produttrice di costumi da ballo per cui fanno le modelle pensa vada bene sfruttarle per le fantasie pedofile maschili.
“Pop that”, “Falla scoppiare”: per chi non lo sapesse questa è una frase ispirata dalla pornografia che si riferisce allo “scoppio della sua ciliegia”, cioè al prendere la sua verginità. E’ un genere porno popolare.
E’ anche la frase sovrimpressa all’immagine delle 3 ragazzine modelle sulla homepage di California Kisses (CK), una nota ditta di abbigliamento per la danza.
(…) In una recente pubblicità per il marchio, CK propone una bimba apparentemente fra i 5 e 7 anni d’età, vestita in un succinto costume da Cameriera Francese.
CK ha un seguito globale di oltre 278.000 persone su Instagram. Leggendo i commenti che inondano il loro account giornalmente, l’audience può essere divisa in due settori: ballerine, alcune non più che decenni, e uomini più anziani che tranquillamente esprimono la loro gratificazione al vedere le ragazzine in posa per CK. Questo è un estratto esemplificativo dai commenti che la compagnia permette sulla sua pagina e che migliaia di ragazze e bambine possono vedere.
“Fammi un pompino”
“Scoparla dritto nella passera”
“Bel corpo da fottere”
“Buona posizione per fottere”
“Darci dentro”
“Mi godo la foto”
“Mmmh”
“Tette piccole come particelle”
“Troppo piatta. Cosa vuoi indossare se non c’è niente?”
“Questa puttana è anoressica”
“Calda”
“Ragazza sexy”
“Voglio sposarla” (…)
In mezzo ai commenti pedofili ci sono quelli di migliaia di ragazzine che disprezzano i propri corpi e svergognano pubblicamente i volti, le pance, i seni e le cosce di altre ragazze. “Sono così grassa che non ho nessuna possibilità”, dice uno di essi affiancato dall’emoticon della faccina piangente e da una pistola puntata contro di essa.”
Ecco. Magari c’è ancora qualche idiota o qualche connivente pronto a sostenere che roba simile non fa alcun danno alle ragazzine. E poi cosa voglio saperne io che sono decrepita. Quindi ho chiesto. Ho chiesto ad una manciata di amiche, italiane e non, che hanno figlie/sorelle adolescenti di domandare alle ragazze cosa pensano della loro rappresentazione (e in genere della rappresentazione delle donne) sui media. Ho sistemato le risposte in ordine crescente di età e ho celato – ovviamente – i nomi.
“Chi propone le immagini delle ragazze della mia età sui giornali, su internet e in televisione pensa siano quello che noi tutte vogliamo arrivare ad essere. Ma nessuna di queste immagini somiglia a me o alle mie amiche, così quando le vedo nelle pubblicità o nei programmi, mi sembra che dicano: “Dovresti essere come me”. La ragazza tipo, per loro, piace ai ragazzi ed è vestita alla moda. E questo pensano noi si voglia essere. Moltissime ragazze, però, non vogliono essere un’altra persona, hanno le loro personalità, il loro stile e sarebbero contente di vedere un po’ più di diversità in televisione. Davvero: noi non siamo tutte uguali e non vogliamo esserlo.” (12 anni)
“A volte sembra che le ragazze debbano atteggiarsi e apparire in un certo modo perché è quel che ci si aspetta da loro, è quello che vedi dappertutto, e se tu non ti atteggi o non appari in quel modo sei giudicata male e presa in giro. Anche i personaggi femminili dei miei libri preferiti, che di solito sono forti e capaci, sono spesso ritratti come insoddisfatti della loro apparenza.” (12 anni)
“Penso che il modo in cui i media ritraggono le donne costruisca l’idea che il solo modo di essere “bella” sia essere magra e di preferenza bionda e bianca. Personalmente, essendo bassa, bruna e con la pelle più scura sono insicura rispetto alla mia immagine, perché è raro io veda nei media donne e ragazze che mi somigliano. Gli standard attuali della bellezza mi fanno sentire inadeguata. Non andrò mai abbastanza bene, qualsiasi cosa faccia, questo dicono a me.” (14 anni)
“Le persone vengono indotte a pensare che ci sia un unico standard di bellezza. Anche bambine molto piccole sanno già che ci si aspetta da loro un certo tipo di apparenza, che devono “piacere”. I media creano immagini che influenzano le aspettative delle persone, che danno forma alle loro opinioni. La società pone aspettative altissime sull’apparenza delle donne e non dà loro un minimo di rispetto. E tutti quegli articoli e programmi che parlano di “come star bene nel tuo corpo” o di fare cose per “sentirti meglio rispetto al tuo corpo” partono dall’assunto che le donne odino il modo in cui appaiono. Diventa una profezia che si auto-avvera.” (15 anni)
“Alle medie, quando le mie compagne di scuola – che pensavano di essere più belle di me – hanno cominciato a indicare i loro “difetti”, io ho cominciato a cercare i miei. Loro dicevano di avere le “cosce grosse”, be’, allora le mie erano enormi, giusto? Dicevano di avere queste grandi pance e io guardavo la mia e non riuscivo a capire cosa stavano vedendo. Che tipo di occhiali faceva vedere loro cose inesistenti? Avevano le top model stampate sulle pupille.” (16 anni)
“Non esiste un corpo “perfetto“ o un corpo “normale“ o un corpo “nella media”. Ogni persona ha un tipo di corpo individuale, differente, e ha idee diverse e bisogni diversi su quel che serve a farla essere in salute e felice e con energie da spendere. Io l’ho capito da poco e vorrei me lo avessero spiegato quando ero più piccola.” (17 anni)
Sì, per favore e per amore: spiegatelo alle vostre figlie e sorelle e amiche e compagne, spiegatelo e continuate a spiegarlo qualsiasi sia la loro età. Maria G. Di Rienzo