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Femministe online

6 aprile 2015 di lunanuvola

(tratto da: “If you want to write about feminism online, be ready to take on the haters”, un più ampio articolo di Lucy-Anne Holmes per The Guardian, 1° aprile 2015. Lucy-Anne Holmes ha fatto campagna per anni, assieme a molte altre femministe britanniche, contro la “pagina tre” del quotidiano The Sun, quella che aveva l’alto ed irrinunciabile compito di mostrare un paio di tette ricreative ai suoi stanchi lettori.)

online feminism

Chiunque abbia detto qualcosa di solo vagamente femminista online sa di poter annegare in un vischioso stagno di abuso. Ci sono alte probabilità che una schiera di completi sconosciuti prendano tempo dalle loro indaffarate giornate per offrirvi punti di vista e suggerimenti. Qui ci sono alcuni di essi che io incontro regolarmente…

MUORI! LOL! ACK!

Per un sorprendente numero di persone, qualcuno che non conoscono e che discute le istanze dell’oggettificazione femminile o della rappresentazione delle donne nei media, li infuria al punto che vogliono tu muoia. A volte si offrono persino di aiutarti a morire.

Ovviamente non dovete rispondere a tutti. Se la minaccia è violenta, considerate la possibilità di rivolgervi alla polizia. Ma ci sono altri modi di maneggiare queste squadre della morte da poltrona. Potreste offrire loro il vostro aiuto, spiegando che il loro responso è un po’ estremo e che forse dovrebbero parlarne con qualcuno. O forse potreste tentare un approccio Zen: “Tutti noi moriamo e rinasciamo in ogni momento.”

SEI GELOSA

Questa l’ho sentita di frequente durante i miei anni di lavoro sulla campagna “Basta Pagina 3” e mi è piaciuto combatterla suggerendo realtà alternative. Ho chiesto alle persone di immaginare che, invece dei seni che sono stati sulla Pagina 3 per gli scorsi 45 anni, la casa editrice decidesse che giovani, grossi, depilati scroti erano ciò che i suoi lettori volevano vedere.

Forse gli uomini avrebbero detto qualcosa e chiesto che la piantassero con le foto di scroti. Che desideravano che i loro figli potessero fare qualsiasi cosa nel mondo, ma come costoro andavano per strada a comprare un giornale erano palpeggiati e molestati e investiti da urla di gente che voleva vedere un altro po’ di scroto.

In questo universo parallelo, gli uomini erano diventati così preoccupati della taglia delle loro palle che usavano la chirurgia plastica per averne di più grosse, e insistevano a dire che la ragione per cui le avevano piccole era il freddo, o il fatto che non avevano ancora finito di crescere. E le donne e qualche altro uomo rispondevano sarcasticamente loro che erano gelosi e amareggiati. Visto?

SEI UNA STITICA TAVOLA PIATTA

Ti verrà detto che non sei attraente in una varietà di modi vergognosamente non creativi, online. Per esempio, io ho avuto anni di “Hai tette di merda”, il che non è proprio vero. La cosa ironica è che io ho passato decenni a vergognarmi delle mie normalissime tette: il che, in parte, era dovuto all’essere cresciuta con la Pagina 3. Quando hai 11 anni e gli uomini attorno a te parlano dei seni sul quotidiano ogni giorno, ciò dà forma a come vedi i tuoi. Sono riuscita a smontare questa dannosa sciocchezza sui trent’anni quando sono stata finalmente in grado di dire: “I miei seni mi piacciono!”.

In effetti ho dato inizio alla campagna, in parte, per quella ragione, e subito un bel po’ di estranei mi hanno ricordato che i miei seni erano ancora “di merda”. Si può rispondere in modo diretto dicendo cose egualmente volgari sul loro corpo, la loro faccia, il loro minuscolo pene – ma c’è qualcosa di intrisecamente insoddisfacente nel farlo. Diventate criptiche, piuttosto, rispondendo “Tutti siamo Uno”, oppure diventate surreali nominando la prima città che vi viene in mente. “Swindon”.

CI SONO COSE PIU’ IMPORTANTI DI CUI PREOCCUPARSI

Qualsiasi sia il soggetto del vostro attivismo, ad un certo punto vi sarà detto che c’è un’altra questione, grandemente più importante, su cui dovreste concentrarvi. Può essere il sessismo nei magazine per donne, le mutilazioni genitali femminili (MGF) o la pace nel mondo.

In maggioranza le persone seguono campagne su un vasto raggio di istanze e riconoscono che la preoccupazione per una di esse non preclude il curarsi delle altre. Se però incontrate questa modalità, potete semplicemente dire di passaggio: “Oggi è il sessismo nei media, le MGF domani e sabato ci occupiamo dei photoshop su The Star.” Un metodo più efficace è chiedere del lavoro umanitario degli sconosciuti in questione. Chiedete loro come organizzano il proprio attivismo, o su che questioni sono concentrati o come voi potreste essere coinvolte in esse.

Come ultima risorsa, osservate che una volta liberato e potenziato metà della popolazione mondiale con il femminismo, si può solo immaginare cosa potremo raggiungere globalmente: aggiungete l’icona della faccina sorridente.

E GLI UOMINI?

Ad un certo punto, udirete una voce querula lagnarsi: “E gli uomini?”. Potranno aggiungere che gli uomini soffrono di violenza domestica e che anche gli uomini sono oggettificati. Una buona domanda da fare qui è: “Sei coinvolto in qualche progetto che lavora per aiutare ragazzi e uomini?”

Il femminismo, per quanto ho testimoniato io sino ad ora, è un bel mucchio di donne (e alcuni uomini) che tentano di rendere la vita un po’ migliore, un po’ più sicura e gentile per le future generazioni di bambine e donne, con l’effetto aggiuntivo del rendere con questo la vita migliore anche per gli uomini.

Sì, ragazzi e uomini hanno istanze che sono specificatamente loro, ma un movimento pro ragazzi e uomini sarebbe assai più efficace se lavorasse a fianco del femminismo, sostenendolo e traendo forza da esso, non posizionandosi come oppositore.

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Pubblicato su La femme-nist fatale, Umorismo | Contrassegnato da tag attivismo, bullismo, donne, femminismo, gran bretagna, humor, immagine del corpo, molestie online, sessismo |

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