ActionAid, un’organizzazione umanitaria britannica, ha menzionato in un rapporto recente che il 90% delle prostitute in Bangladesh sono assuefatte all’Oradexon, uno steroide usato per il bestiame.
“La sostanza è intesa per ingrassare le mucche, ma è diventata la droga preferita nei bordelli del paese. Le tenutarie dei bordelli la danno alle ragazzine minorenni per mascherare la loro vera età, di modo che appaiano più vecchie, ma la danno anche alle prostitute “stagionate” per farle apparire paffute e voluttuose.”, ha spiegato Anushay Hossain, attivista del Bangladesh.
Il magnaccia di Lisa, nella foto, l’ha marchiata con un tatuaggio all’interno delle labbra. La cosa è accaduta a San Diego, Usa. Naturalmente Lisa non è la sola ad aver fatto questa esperienza (il suo sfruttatore impone il marchio a tutte le prostitute che controlla) e detto magnaccia non è un’eccezione: nei tribunali statunitensi stanno passando in questi giorni le fotografie del gruppo di donne controllato da un altro farabutto che le ha tatuate tutte – su guance, seni, cosce, natiche – con l’acronimo C.R.E.A.M (Crema) = Cash Rules Everything Around Me = Il contante governa ogni cosa attorno a me, ma anche il simbolo del dollaro è popolare come marchio di possesso.
“Si fanno chiamare imprenditori. – dice il Ten. Andre Dawson del Dipartimento traffico di esseri umani della polizia di Los Angeles – Fra loro parlano di come fare 300.000 dollari l’anno a ragazza. Il marchio fa parte del processo di indottrinamento: non importa quel che dici o quel che vuoi, addosso hai il mio nome.” “Le ragazze sono riusabili ogni giorno. – aggiunge la procuratrice Sanders Gordon – Per questi tizi sono solo dei prodotti ed è più facile vendere una donna che vendere droga: quando la droga l’hai venduta devi procurartene ancora, ma quando hai una ragazza la puoi usare di continuo.”
Questa ragazza di 19 anni era una delle schiave di una gang di magnaccia in Spagna, donne bastonate e minacciate affinché si prostituissero. Come le altre, è stata marchiata sul polso con una sorta di codice a barre e con la somma che doveva consegnare per essere liberata, nel suo caso 2.000 euro.
“In maggioranza i clienti non sanno o non gli importa sapere se stanno comprando sesso da una che si è messa in affari in modo indipendente o da una che è stata forzata a vendere il proprio corpo. Le donne nella prostituzione devono fingere di essere felici, che si tratti di compiacere il compratore – di modo che diventi un cliente abituale – o che si tratti di compiacere il magnaccia, di modo che non le picchi. Qualsiasi sia la piattaforma tramite cui i corpi delle donne sono comprati e venduti, la prostituzione perpetua una forma di violenza estrema contro le donne. Il tasso di omicidi “sul posto di lavoro” è 50 volte più alto di quello delle donne che lavorano in rivendite di liquori. E’ un mestiere in cui dal 60 all’80% delle “lavoratrici” fa regolarmente esperienza di abusi fisici e sessuali. Il tasso di infezione da Hiv è 14 volte più alto fra le prostitute rispetto alle altre donne. Il fatto è che la stragrande maggioranza delle donne che “scelgono” la prostituzione lo fanno solo perché altre opportunità economiche sono loro inaccessibili. In una società dove le donne continuano a dover affrontare discriminazione, povertà e violenza, ogni occasione di guadagnare denaro può sembrare una scelta.” Helen Rubenstein, legale di Advocates for Human Rights, 7.9.2014.
Due notizie sui quotidiani italiani del 25 settembre (oggi) – la prima è data con titoli di questo tipo: Arrestato per pedofilia allenatore di calcio giovanile di Roma, Arrestato allenatore giovanile di calcio: “Abusi sessuali su ragazzini dai 13 ai 15 anni” e gli articoli relativi sono (giustamente) zeppi di “tutelare i minori”, rilevano “la spregiudicatezza e l’elevata capacità manipolatoria dell’adulto”, “un soggetto pericoloso socialmente, che reitera le proprie azioni, senza mai desistere dai propri comportamenti, ormai divenuti abituali e non manifesta alcun ravvedimento né pentimento”. Il mister “comprava” i ragazzini con “somme di denaro, ricariche telefoniche e regali di ogni sorta, che costringevano le facili prede a ricambiarlo, assecondando le sue richieste sessuali.”
La seconda notizia riguarda un giro di prostituzione minorile femminile, a Milano. I titoli parlano di “tre nuove inchieste”, di “via vai di clienti da un appartamento”, di “vastissimo giro” e sparano negli occhielli frasi del tipo: “Sul litorale, una gang ne gestiva dieci” – di cosa? Be’, di quelle che TUTTI i titoli definiscono “baby prostitute” o “baby squillo”. Qua la tutela dei/delle minori non appare, le facili prede neppure, la spregiudicatezza e l’elevata capacità manipolatoria di magnaccia e clienti neanche. Anzi, ci si stupisce che le quindicenni femmine si lasciassero comprare per così poco: “Il compenso? Poche decine di euro, a volte qualche grammo di cocaina, un ingresso in discoteca, un drink pagato al bar.”, anche se l’equivalenza con le “regalie” dell’allenatore ai giovanissimi calciatori è evidente.
No, non mi sto chiedendo perché. Mi sto chiedendo se in Italia possiamo smettere di prenderci in giro con “il libero scambio sessuale a pagamento fra adulti consenzienti”, e “la felice prostituta liberata” e il “civilissimo puttaniere liberato” e il “buon intermediario liberato che fa soldi sulla prostituta liberata”, perché non si tratta più di essere solo ridicoli: soprattutto nei confronti delle minori questo atteggiamento è infame. Maria G. Di Rienzo