Sembra che numerosi italiani siano convinti di amare le donne. Fintanto che vogliono bene alla loro mamma, sbavano su un bikini e dicono di non essere maschilisti/sessisti è tutto a posto: per loro. Se poi comprano prostitute e vivono di pornografia si ritengono il non plus ultra degli “amatori” di donne.
Costoro non riescono a capire che: “Belle tette – gran culo – va’ che coscia – slurp slurp super sexy” non significa “Amo le donne”; non significa nemmeno “Amo quella donna particolare”. Significa solo: “Sto prestando particolare attenzione all’interno delle mie mutande”.
Parimenti, “Viva la foca… Fammi entrare cocca, aha ha… Questa è da piombare…” (e similia) non significano “Mi piacciono le donne”; non significano nemmeno “Mi piace quella donna particolare”. Significano invece che nella mente di scrive/dice tali cose non esistono donne, ma vagine ambulanti create per essere usate dagli uomini.
Il disprezzo per la donna “intera” che risulta dal renderla perennemente un oggetto sessuale smembrato non è ancora, necessariamente, odio militante – ma ci va assai vicino. Il passo successivo è così facile e breve che molti uomini non si rendono neppure conto di averlo compiuto. Ma c’è un modo semplicissimo per saperlo: possono osservare in modo critico come rispondono alla violenza sulle donne.
Se alla notizia dell’ennesimo stupro, omicidio, pestaggio ai danni di una donna sentite il bisogno di commentare a voce oppure online:
“Non sappiamo veramente com’è andata, cosa c’è dietro, cosa lei aveva fatto.”
“Brutta storia, però lei non avrebbe dovuto…”
“Cosa si aspettava, vestita così, a quell’ora, in tal posto, con un tizio del genere?”
“Perché non lo ha lasciato? Vuol dire che le piaceva.”
“Avete voluto l’eguaglianza e questi sono i risultati.”
eccetera, e cioè quando siete concentrati sul comportamento della vittima e non del perpetratore, è ora che affrontiate la verità. Sì, voi odiate le donne.
Solo odiando qualcuno si può biasimarlo perché ha subito violenza. Non ci sono giustificazioni, razionalizzazioni, spiegazioni che tengano: la violenza è intollerabile e sbagliata. E la violenza è stata usata storicamente e lo è tuttora per tenere le donne in una posizione subordinata – pugni, stupri e armi e minacce di morte servono a negare alle donne autonomia decisionale in casa e fuori – perciò, di che “eguaglianza” andate cianciando?
Se alla notizia di ricerche e studi che sottolineano i tassi abominevoli di violenza contro le donne, i costi enormi della violenza domestica, il fatto che al mondo una bambina/ragazza su 10 – circa 120 milioni in totale – è stata forzata al coito o a prender parte ad atti sessuali (Unicef, settembre 2014), sentite il bisogno di commentare a voce oppure online: “Emergenza gonfiata” – “Bolla mediatica” – “Dati falsi”…
senza aver MAI, e ripeto MAI, neppure aver letto gli studi e le ricerche in questione, è ora che affrontiate la verità. Sì, voi odiate le donne.
Solo odiando qualcuno si può desiderare di cancellarne l’esistenza dichiarando che è “finto” a priori e che la sua sofferenza non esiste e quindi non conta.
Guardate sino a che punti di odiosa idiozia si spinge l’odio militante. In questi giorni è uscita una notizia riguardante i tre figli di una vittima di femminicidio, Marianna Manduca, uccisa a coltellate nel 2007 dal marito. Marianna, 32enne, aveva denunciato 12 volte alla Procura le intenzioni omicide del marito nei suoi confronti. Numerose aggressioni precedenti quella mortale erano tutte avvenute in pubblico. Ma poiché le donne non vanno prese sul serio (sono solo tette culo ecc.) nessuno condusse indagini o prese provvedimenti a tutela di Marianna. E l’omicida non accoltellò solo lei ma ne ferì gravemente anche il padre, che aveva tentato di farle scudo.
Dopo anni di travagli legali, i figli (ancora minorenni) di questa donna potranno chiedere risarcimento allo Stato per aver fallito nel proteggere la loro madre. Nessun ammontare di denaro gliela restituirà e il danno patito da questi bambini resterà con loro per sempre, però è importante che possano andare in giudizio: potrebbe segnare un precedente e spingere lo Stato italiano a fare quanto organismi internazionali di ogni sorta gli chiedono di fare da anni, e cioè addestrare in modo adeguato personale sanitario, forze dell’ordine e magistratura a rispondere alla violenza di genere.
Ma se si odiano le donne come si risponde ad una notizia del genere? Così:
“L’80% delle accuse di maltrattamenti contro ex mariti sono false. Se la magistratura non persegue le calunniatrici, è inevitabile che poi le accuse vere si perdano nella marea di calunnie.”
A differenza di questo signore, io leggo con pazienza certosina (e incerottandomi mentalmente la bocca per non urlare) una valanga di rapporti, statistiche, studi, dati di ministeri – forze dell’ordine – tribunali e così via sulla violenza contro le donne. Faccio il giro del pianeta scorrendo documenti ufficiali, corredati da evidenza probatoria, dal 1996. La percentuale di “accuse false”, ovunque, è SEMPRE uno zero virgola qualcosa. Però nessuno ha chiesto al signore da dove avesse tratto i suoi dati, nessuno ha parlato di percentuali gonfiate e bolle mediatiche, nessuno ha chiesto testi – link – testimonianze. Perché non c’era nessuno a commentare la notizia che non disprezzasse le donne, e molti le odiavano proprio.
Sì, voi odiate le donne. Cominciate a chiedervi perché e cosa potete fare per cambiare. E se non volete farlo, e se continuate a spergiurare che a voi le donne piacciono, che voi amate le donne, non mi resta che mandarvi un grazioso saluto con l’involontaria complicità di Hello Kitty. Maria G. Di Rienzo