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Leyla, coscienza di una nazione

11 agosto 2014 di lunanuvola

(tratto da: “Azerbaijan gets tough to silence woman leader, defender of rights & justice”, un più ampio articolo di Robert Coalson and Ilkin Mammadov per RFE/RL, 31 luglio 2014. Trad. e adattamento Maria G. Di Rienzo.)

leyla

Leyla Yunus dell’Azerbaijan non è una che se ne sta zitta. In un video postato in aprile su Youtube, l’attivista 58enne sta davanti ad una stazione di polizia a Baku urlando a voce più alta possibile di essere stata detenuta per ore e ore senza che le fosse permesso mangiare e di aver ricevuto il permesso di andare al gabinetto solo in compagnia di un agente di polizia maschio. “Così è come mi avete trattato – cinque uomini che non riuscivano ad avere a che fare con me, una sola donna.”, grida con un misto di rabbia e disperazione che si va intensificando., “Cinque ufficiali di polizia? Doveva proteggermi, quello che è rimasto a guardarmi nel bagno? E’ rimasto a guardarmi! Mi stava proteggendo? Non è una persona decente!”

Yunus grida la verità al potere in Azerbaijan da anni, e si è guadagnata una reputazione come coscienza del proprio paese. Ma il 30 luglio u.s., dopo sei ore di interrogatorio, le autorità di Baku l’hanno arrestata per tradimento, evasione fiscale e frode. Suo marito, Arif Yunus, è pure stato arrestato per tradimento e frode. I due saranno in custodia cautelare pre-processo per 90 giorni. Gli attivisti internazionali per i diritti umani sono preoccupati per la salute di entrambi, se verranno trattati male durante la detenzione. Leyla Yunus è diabetica e Arif è stato ricoverato in ospedale per ipertensione dopo che la coppia aveva sopportato 24 ore di interrogatori e perquisizioni in aprile.

Parlando del processo all’ufficio per l’Azerbaijan di RFE/RL, in maggio, Leyla Yunus disse che stante il record (Ndt: negativo) del Presidente Ilham Aliyev sui diritti, “non mi sono neppure sorpresa quando un funzionario nell’ufficio del pubblico ministero ha minacciato me, una donna anziana, dicendo che avrebbe stuprato mio marito con una bottiglia davanti ai miei occhi e poi avrebbe stuprato me di fronte a mio marito. Altre persone mi hanno riportato storie come questa per più di 30 anni. Ora sta accadendo a me.”

Le autorità sembrano decise ad usare il pugno di ferro in questo caso. Una lunga dichiarazione dell’ufficio del pubblico ministero tenta di collegare gli Yunus ai servizi segreti armeni e li accusa di aver fornito dettagliate informazioni militari relative alla ribollente disputa sulla separazione dall’Azerbaijan della regione etnica armena, il Nagorno-Karabakh. Inoltre uno scandaloso sito web pornografico, legato al partito di governo e noto per le campagne di molestie senza scrupoli contro giornalisti e attivisti del paese, ha montato quella contro Leyla Yunus. Un fumetto sul sito la mostra seminuda mentre parla al telefono con l’ambasciatore americano in Azerbaijan Richard Morningstar, chiedendogli di mandarle “un altro membro negro del Congresso”, perché quello che ha già è impotente.

Per gli attivisti per i diritti umani e i giornalisti indipendenti del paese l’arresto di Leyla non è stato affatto inaspettato. Leyla Yunus è la direttrice dell’Istituto per la Pace e la Democrazia, con sede a Baku, che difende i prigionieri politici ed espone corruzione ed altri crimini. E’ stato particolarmente attivo nel promuovere la diplomazia dei cittadini rispetto al Karabakh, favorendo scambi fra intellettuali e leader locali di Azerbaijan e Armenia. Le accuse di spionaggio sono apparentemente connesse a questa vicenda. Le accuse di frode sorgono invece dal rifiuto del governo del paese di registrare l’Istituto come ong legale. Nel 2011, le autorità distrussero persino l’edificio che ospitava l’Istituto, presentando la demolizione come parte di un piano di sviluppo. Infine, le accuse di evasione fiscale si riferiscono ai fondi ricevuti dall’Istituto da organizzazioni come Impegno Nazionale per la Democrazia, il Fondo tedesco Marshall e l’Open Society Institute.

L’arresto di Leyla segue di un solo giorno la pubblicazione di una sua severa lettera aperta al Presidente Aliyev, in cui lo critica per gli arresti di blogger e attivisti: “Perché lei è così spaventato?”, gli chiede direttamente, invitandolo poi a non passare alla Storia come “un tiranno e un dittatore”. I primi giorni di questo mese (Ndt: luglio 2014) segnano il 45° anniversario della dinastia Aliyev in Azerbaijan. Il padre di Ilham Aliyev, Heydar, fu nominato capo della repubblica sovietica dell’Azerbaijan dal leader dell’URSS Leonid Brezhnev nel 1969. Parlando a RFE/RL in giugno, Leyla Yunus ha lasciato un messaggio privo di ambiguità alla gente del proprio paese: “Non dovrebbero arrendersi, ne’ accettare questa situazione. Devono lottare. Devono chiedere i loro diritti.”

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