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Bevi qualcosa, Pedro

20 febbraio 2014 di lunanuvola

E' solo lassativo, Pedro, stai tranquillo

E’ solo lassativo, Pedro, stai tranquillo

Pedro si ritiene un brav’uomo, tutto sommato. Le sue “merci” (o il suo “mobilio” – questa è la terminologia che lui usa) le trattava bene. Anche se non dava loro un centesimo dei soldi che guadagnavano per lui, ogni tanto portava le “merci” a cena o al cinema. E riservava i pestaggi solo a casi estremi, come un tentativo di fuga. “Conosco un mucchio di tipi che le loro donne le drogano e le picchiano di continuo, o le fanno quasi morire di fame e tengono in ostaggio i loro figli, ma io non sono di quella scuola.”

Anche un magnaccia può avere stile, sembra dire Pedro. Lui viene dalla “scuola” di Tlaxcala, i cui papponi controllano il mercato della schiavitù sessuale in numerose città messicane. Pedro è diventato uno di loro 15 anni fa, quando ne aveva 19 e il nobile sogno della sua vita era fare tanti, tanti soldi. Ha cominciato con il lavaggio di denaro sporco, infatti, per conto dei magnaccia anziani, che in cambio gli hanno insegnato il mestiere: doveva mettersi alle calcagna di donne povere e sole, meglio se provenienti da famiglie con grossi problemi, e farne delle prostitute. Furono molto onesti, con lui: “Mi dissero che non era uno scherzo, che ci sarebbero stati un sacco di problemi con la polizia e le ragazze e altri protettori che potevano volermi uccidere, o io potevo voler uccidere qualcuno di loro.” Ma i problemi del primo tipo sono relativi, perché spesso in Messico forze dell’ordine e autorità civili sono implicate nello sfruttamento della prostituzione e chiudono volentieri tutti e due gli occhi.

Riconoscendo la stoffa di Pedro, i magnaccia anziani gli diedero una mano a mettersi in affari. Fingendo di essere i suoi zii, convinsero la famiglia in miseria della sua prima vittima che Pedro era un giovane lavoratore dalle serie e buone intenzioni. “Una volta che l’hai fatta sorridere, sai di avere una possibilità. Poi le assicuri che tirerai giù dal cielo il sole, la luna e le stelle, per lei. E’ sempre stato facile per me.”, aggiunge con un sorriso. Quando la ragazza fu certa di essere la promessa sposa dell’immacolato giovanotto, lui le raccontò una pietosa storia su debiti inesistenti che doveva pagare, altrimenti chissà cosa gli avrebbero fatto, e la mise sulla strada in cerca di clienti. “La mercanzia era stata attivata.”, ricorda Pedro. Nove anni più tardi, la donna stava ancora ricevendo dozzine di clienti ogni giorno, interamente per il suo profitto. Ma per allora, Pedro aveva intrappolato in modo simile circa altre 30 donne, e ne ha sempre avute almeno 6 a lavorare contemporaneamente per lui: “Non ho mai avuto problemi ad attivare le mie ragazze.”, si vanta, neppure le nuove arrivate, che lui chiama “la carne fresca per i leoni”.

L’intervista Pedro l’ha rilasciata in galera, in cui si trova dal 2009 perché il bordello che aveva organizzato in un albergo a Città del Messico non è stato visto come una libera scelta imprenditoriale sua, ne’ come una straordinaria opportunità per le donne in miseria da lui prese per i fondelli e spremute come limoni, peccato. “Da dove vengo io,” si rammarica, “il mio è visto come un lavoro normale.” Parecchie città dello stato di Tlaxcala sono in effetti famose per la produzione di papponi come altre sono famose per i loro artigiani. E tali papponi non sono neanche particolarmente schizzinosi su questioni di territorialità, dopo tutto l’approvvigionamento di giovani donne povere, in Messico, sembra inesauribile: “E’ un libero mercato.”, spiega Pedro, “Fino a che non rubi la ragazza di un altro magnaccia non ci sono problemi.”

Il buon Pedro assicura di essere cambiato e di non voler rimettersi al lavoro quando, fra poco, tornerà in libertà. Gli dispiace di aver picchiato quelle donne, ogni tanto. Gli dispiace di aver fatto a pezzi i loro sogni. Il fatto è, insiste con nostalgia, che era proprio dotato in quella professione. Povero Pedro, vien voglia di consolarlo, di regalargli un’altra delle macchinone splendide che comprava con il sangue delle “sue” donne e di dirgli che sì, per quelle donne essere povere, disperate e vulnerabili era una “libera scelta”. Meno male che ci sono persone come lui, disposte a battersi (e a battere, e a far battere) per la libertà. Maria G. Di Rienzo

(Fonti: Ginsc Net, The Guardian)

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