La notizia la sapete già. E’ l’assassinio a coltellate di Rosi Bonanno da parte del suo ex compagno, padre del suo bimbo di due anni. Lo aveva lasciato perché era violento anche quando vivevano insieme, lo aveva lasciato perché si sentiva in pericolo di vita, ma sappiamo che le donne non vanno prese sul serio. Sei denunce per stalking, una per violenza sessuale. Cos’altro doveva fare per salvare se stessa? Macchina bruciata, vetri rotti, bottiglie di benzina contro la casa, aggressioni telefoniche. Cos’altro doveva accadere perché la situazione sembrasse seria a chi, all’esterno, era tenuto ad occuparsene? Pare che i servizi sociali stessero valutando se trasferire Rosi e il bimbo in una comunità protetta. Ma, come dice giustamente sua madre, “Se dovevano proteggerli dovevano rinchiudere lui, non mia figlia.”
“Ora che mia figlia è morta – ha detto anche – siete venuti tutti. Ma per due anni no, per due anni di denunce no. E ora mia figlia è morta. L’avete tutti sulla coscienza. Adesso che mia figlia è morta sono tutti qua. Dov’erano prima?” Signora, nessun articolo riporta il suo nome e non so come chiamarla. Quel che ho nel cuore per lei, quello che sento, non servirà a lenire il suo dolore e io lo so. Se penso di tenerla stretta a me, come sto pensando, lo faccio probabilmente per attutire la mia, di sofferenza. Ma ho qualcosa da darle, oltre al mio rispetto e al mio affetto. Delle risposte alla sua domanda.
Dov’erano prima?
A tenere convegni in cui spiegavano come alla fase orale e alla fase anale seguano, nei veri uomini, la fase stuprale e quella omicidale.
A presentare i loro libri inutili ma tanto redditizi sul femminicidio italiano, in cui si interrogano sull’oscurità dei corpi, sul perché lei non lo lascia e sulle colpe delle madri e del femminismo, ma non sulle responsabilità del sistema di dominio maschile.
A spartire le cariche relative agli istituti che dovrebbero difendere e tutelare le donne (pari opportunità, consultori, ecc.) e che non esisterebbero senza il femminismo a tante brave compagne di partito assolutamente incompetenti e antifemministe: in quanto donne.
A dimostrare a favore dei papà separati, con tanto di prelati al seguito che spiegano come sia impossibile crescere bene la figliolanza se non c’è il papà depositario di valori morali e saggezza infinita e dispensatore di giusta disciplina. Si pensi, per esempio, a quanto bene sono cresciute le due piccole sorelle fiorentine – 4 e 8 anni – a cui il papà non separato faceva guardare film porno chiedendo loro di imitare quanto avveniva sullo schermo (28 giugno u.s.). Se lo avessero detto alla mamma, ammoniva il buon papà, avrebbero preso una battuta: così, dispensando disciplina e saggezza, ha potuto insegnare loro valori morali per cinque anni.
A cercare pornografia su internet, a fischiare dietro alle ragazze per strada, a toccare il didietro alle compagne di scuola, a molestare le colleghe in ufficio, a fare un puttan-tour in occasione della promozione o della raggiunta maggiore età o dell’addio al celibato.
A far piazzate per difendere un pluri-pregiudicato e le sue intelligentissime, liberate e desideranti lap dancers.
A fermare il Parlamento per farci capire che il pluri-pregiudicato di cui sopra è il vero padrone dell’Italia.
A minacciare il Presidente della Repubblica con lo spauracchio di una sollevazione armata, per cambiare padrone all’Italia. Quanto a cambiare sistema, e a far funzionare una democrazia parlamentare, e a non avere padroni mettiamocela via: in Italia non ne siamo capaci.
Dove sono ora?
A scrivere articoli idioti sull’assassinio di sua figlia, in cui non riescono neppure a decidere come si chiamava (Rosi, Giusi? Nello stesso pezzo, quotidiano a tiratura nazionale), ne’ quanti anni aveva (25, 26? Due pezzi su un altro quotidiano, sempre a tiratura nazionale).
A spiegare in questi articoli idioti come il povero omicida volesse solo “riconciliarsi” perché “non accettava la fine del rapporto”, e poi “la discussione è degenerata”. No, degenerati sono i cervelli di chi continua a scrivere questa roba.
A postare commenti idioti e insulti sotto ogni articolo che riporti la notizia dell’assassinio di sua figlia, definita persino da un possessore di cervello degenerato “iena urlante”.
Tutti costoro stanno continuando ad uccidere simbolicamente Rosi e non solo Rosi. Stanno ammazzando lei, me, e innumerevoli altre donne con il loro odio, la loro libidine di servilismo, la loro avidità, la loro ignoranza, la loro superficialità, la loro meschinità, la loro osannata – scusata – razionalizzata – ammirata VIOLENZA. “Cos’è un vero uomo? – scriveva Marilyn French in “Donne” – Tutto quel che vedo intorno a me dice che un vero uomo è colui che scopa e uccide.” Tutto quel che io vedo attorno a me trent’anni dopo, in Italia, non mi dice nulla di diverso. Sono stanca di indignarmi. Sono stanca di abbracciare il mio dolore e quello delle altre donne. Voglio che questo finisca. Voglio giustizia. Maria G. Di Rienzo