(o del rispetto)
Io non vi appartengo. Voi non mi appartenete.
Il mio corpo è mio. Il vostro corpo è vostro.
Il mio valore come donna non dipende dal gradimento (sessuale, intellettuale, politico) che posso suscitare o non suscitare in voi; il vostro valore come uomini o donne non dipende da quanto vi gradisco io.
Non ho il dovere di accettare abusi, condiscendenza, insulti, esami, sfide e consigli non richiesti da nessuno, e voi anche.
Gli spazi fisici, concettuali e virtuali che io costruisco sono miei, quelli che voi costruite sono vostri (è possibile, naturalmente, costruire spazi in comune, che in quel caso appartengono collettivamente a tutti coloro che li hanno costruiti).
Io non vi devo spiegazioni per le mie scelte che non hanno a che fare direttamente con voi; voi non mi dovete spiegazioni per le vostre scelte che non hanno a che fare direttamente con me.
Non vi devo una presentazione di me stessa, riflessioni su chi sono e quel che faccio, conformità a norme ed archetipi, responso emotivo, prove di quel che dico o prove di quel che sono; voi non mi dovete nessuna di queste cose.
La mia agenda ha delle priorità: contrastare la violenza di genere, promuovere dignità, diritti e benessere di tutte le creature viventi contro il pregiudizio e lo sfruttamento, raccontare l’attivismo femminista relativo a tutto questo; la vostra agenda ha le priorità che voi preferite.
Un proverbio cinese dice che “Non si possono avere arcobaleni senza pioggia”: per avere una relazione con me è necessario offrirmi un minimo di rispetto. Come, l’ho spiegato in questo testo. Se non potete/sapete/volete farlo è un vostro problema, non mio. Maria G. Di Rienzo
Donna Arcobaleno, spirito libero, tu non hai vergogna del tuo corpo, della tua voce o della tua sofferenza. Libera dal giudizio altrui danzi e canti. (Parole e dipinto di Rita Loyd, 2004)