(“A letter to Santa from all women” di Laura Bates per “The Independent”, 19.12.2012, trad. e adattamento Maria G. Di Rienzo)
Caro Babbo Natale, quest’anno noi donne non vogliamo doni materiali: solo eguaglianza e rispetto. Una piccola lista di desideri per quest’anno:
Basta con le molestie in strada
Così, la donna che ci ha scritto questa settimana descrivendo le sue esperienze quotidiane possa, almeno una volta, andare al lavoro quest’anno senza sentire commenti a sfondo sessuale o essere assalita verbalmente dai passanti. Capisci, Babbo Natale, almeno una volta senza “sentirmi dire Saresti così carina se solo sorridessi e Oh, fa la smorfiosa, non si scopa con questa cagna e Dai, ti amo, vieni a casa con me e Vieni qua, dolcezza, voglio solo parlare… puttana, e gli innumerevoli altri commenti che piovono su di me mentre sto semplicemente camminando alle otto del mattino.”
Basta con la normalizzazione delle molestie e delle aggressioni sessuali.
Così, nessuna ci scriverà mai più lettere che finiscono in questo modo: “Al liceo mi hanno sollevato la gonna moltissime volte, due volte un uomo mi ha mostrato i suoi genitali per strada, un terzo si è masturbato davanti a me dicendo che voleva succhiarmi le tette, in mezzo alla strada e in pieno giorno. Non mi metto a contare tutti i commenti che mi sono stati urlati, durante gli anni, su quanto ero attraente o schifosa. E mi considero relativamente fortunata.”
Sostegno da parte dei testimoni.
Così, nessuna si sentirà più tradita da quelli che se ne stanno a guardare:
“Molteplici volte, gli uomini fermano le auto accanto a me mentre cammino per strada (di giorno, con un mucchio di altra gente intorno) per chiedermi Quanto vuoi? Quando rispondo di no, e persino gentilmente perché sono troppo spaventata per dirlo con forza, molti continuano a seguirmi a passo lento, o persistendo a chiedere sesso o sputando insulti e minacce. Nessuno è mai intervenuto per aiutarmi.”
“Ero sul treno, di ritorno da un appuntamento con il dermatologo. Avevo cisti dolorose sul viso. Un nutrito gruppo di ragazzi si è messo a discutere ad alta voce di quanto brutta ero, e di come loro sarebbero stati costretti a “zomparmi” da dietro. E’ stato davvero frustrante che in un vagone strapieno nessuno abbia avuto nulla da dire.”
Semplice e umano rispetto.
Così, magari, non ogni settimana passerà in questo modo: “Durante gli ultimi sette giorni ho dovuto sentire commenti sul mio aspetto quotidianamente. Tre diversi uomini hanno tentato di convincermi ad andare a casa loro, incluso quello che ha detto: “Ti scopo, e dopo puoi andare alla tua cazzo di casa.” Altri due mi hanno dato schiaffi sul didietro per strada, uno mi ha preso per i capelli e mi ha sbattuta contro il muro in un locale pubblico.”
E una donna di soli 26 anni non dovrà descrivere se stessa così: “Tutto questo mi fa sentire usata. Sono stanca. Spesso mi odio intensamente per qualcosa di cui non ho colpa.”
Un ambiente di lavoro sereno.
Così le donne potranno concentrarsi sulle loro mansioni, e non sul come tenere una distanza di sicurezza dal loro capo: “Il direttore, maschio, di frequente palpeggia i membri di sesso femminile dello staff, e dice cose inappropriate a sfondo sessuale. Tutte facciamo finta di niente per paura di perdere il lavoro. Bisogna stare in guardia quando lui è presente, mantenere una buona distanza e non invitare per nessuna ragione un contatto.”
E altre vedranno che le molestie sul lavoro sono prese sul serio: “Mi sono lamentata con la direzione del sessismo e delle molestie dei consiglieri d’amministrazione. Mi hanno risposto di mettermela via: Sei giovane e carina, e loro sono uomini, cosa ti aspetti?
E un percorso sereno per andare a scuola.
Per la decenne che ci ha scritto di aver cambiato strada perché i ragazzi le urlano insulti sulle sue “tette”, e per la quindicenne che si è trovata davanti un uomo che voleva “far prendere aria” al suo seno, e per la sedicenne a cui per due volte uomini hanno mostrato i genitali, e per la bambina di otto anni la cui gonna viene sollevata ogni giorno, e per la sua coetanea la cui uniforme scolastica e il cui zainetto non hanno funto da deterrenti per l’uomo che le ha afferrato il didietro e poi ha messo la mano in mezzo alle sue gambe attraverso i vestiti “e ha dato una stretta”.
E’ solo una piccola, piccola lista, Babbo Natale.