“Ti hanno rasato i capelli, Sumaya Hundosa, ma tu hai sul capo la corona dell’onore. Abbasso gli apparati della disumanità.” Con questo ed altri commenti di solidarietà, moltissimi sudanesi hanno reagito online al rapimento ed alla tortura della giornalista Sumaya Ismail Hundosa.
Sumaya, 34enne, vive e lavora in Egitto dal 2003 ma era tornata in ottobre nel suo paese natale, il Sudan, per passare con la famiglia la festività detta Eid Al-Adha. Il 29 ottobre scorso, è stata portata via dalla casa dei suoi genitori dagli agenti del “Servizio nazionale di controspionaggio e sicurezza”, e ritrovata il 2 novembre in una buca fangosa di una zona periferica di Khartoum.
La sua “colpa” è aver scritto articoli in cui critica il Presidente sudanese Omar Al-Bashir. Per questo, per cinque giorni è stata presa a pugni, frustata, i suoi capelli sono stati tagliati a zero e i custodi della sicurezza nazionale si sono divertiti a “stirarla” con un ferro bollente. L’immagine che vedete qui sotto mostra il suo braccio, ma il ferro è passato anche sul suo stomaco e la sua schiena.
Com’è ovvio è anche stata informata di essere una prostituta (è femmina) e una schiava (originaria del Darfur e non arabizzata-islamista): un altro commento di solidarietà diceva più o meno, ironicamente, che Sumaya non è stata torturata perché “scrive dell’alternativa” ma perché è “gharbawiya”, un termine che in origine indicava solo la provenienza dal Sudan occidentale, ma che oggi è usato come insulto razziale.
Sumaya non ha aspettato neppure di riprendersi per tornare immediatamente in Egitto, da dove ha scritto una lettera al Presidente sudanese chiedendo ragione del trattamento subito e che nessuno commetta mai più atti così orrendi restando impunito. Il sindacato egiziano dei giornalisti ha girato un video di 27 minuti, in cui la reporter narra nei dettagli la terribile esperienza vissuta.
Potete vedere il video (non tradotto) a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=JXrmdQssi2U
Meditiamo, italiani, sui bavagli ai giornalisti. Sono ovunque l’anticamera delle dittature. Come ha detto un sostenitore di Sumaya: “Ormai questo può capitare a chiunque. Quando a tuo fratello rasano i capelli, comincia a bagnare i tuoi.” Maria G. Di Rienzo
(Fonti: Usamah Mohamed per Global Voices Online, The Guardian, Alkaroba Net)